Esiste la convinzione che la poesia sia di difficile comprensione, se non quando si è raggiunta l’età adulta, all’interno della quale sono davvero molte le cose che cambiano, anche se si ha la sensazione che tutto rimanga com’è.
Più di una settimana fa ho voluto portare in aula, durante il mio corso di Psicologia Generale alla Scuola Politecnica dell’Università di Genova, una mia carissima amica e intellettuale sopraffina, romana e fatale nella sua semplicità. Anche poetessa, Simonetta Bumbi.
Le sorprese non sono tardate a giungere, quando mi sono reso conto che la gran parte degli studenti stava provando forti emozioni nell’ascoltare la vita messa in poesia, tanto che cominciava a scorrere qualche lacrima, subito nascosta da veloci giravolte della testa…
Ecco che allora, la tristezza della solitudine, la ricerca della propria identità, la difficoltà a trovare l’amicizia che si sogna da sempre, la perdita di un amore, il desiderio di realizzare i propri sogni, insomma, tutto quello che è la vita di ognuno di noi, entravano con la poesia nella mente degli studenti. E questi si trovavano a loro agio, come se fossero quasi miracolosamente nati per essere lì, dentro il cuore della poesia, in quelle parole a volte sussurrate nella lettura e che rimangono nel ricordo per molto tempo.
Ho notato la loro attenzione, il loro silenzio in aula, nello scorrere di quasi tre ore di lavoro comune e ho capito, ancora una volta, che siamo noi, gli adulti ed arrivati, che abbiamo perso il contatto con la parte più significativa della nostra mente, ossia le emozioni. Non siamo in presenza di una gioventù rovinata, come spesso mi capita di sentir sentenziare in giro per il mondo, siamo invece in presenza di una gioventù che chiede avidamente di possedere qualche chiave di lettura che apra in loro la speranza, quella che noi abbiamo perso da molto tempo e che stiamo togliendo a loro.
Certo, avremo anche fra di loro coloro che parlano e scrivono in un italiano approssimativo ed improbabile, che possiedono un vocabolario assai limitato e non riescono a mettere insieme due pensieri che siano concordi fra loro… è vero. E allora? Non sono forse nelle condizioni di crescere, di migliorare e di cambiare, se facciamo loro notare, con accurata attenzione, che possono cambiare se lo vogliono, oltre ogni nostro definitivo giudizio?
La poesia cambia e lo fa profondamente, come del resto accade nella vita quotidiana, quando impariamo che possiamo anche apprendere qualcosa da coloro che crediamo siano rimasti solo ad ascoltarci, come i nostri studenti.Ecco perché invito tutti i miei colleghi e tutti i genitori a fermarsi, guardare meno attorno e di più dentro se stessi, fare silenzio ed ascoltare quello che i nostri giovani ci chiedono, anche sottovoce. (affariitaliani.it)