Intervista a un giovane talento della poesia, che si è già fatto notare nel panorama letterario italiano con il suo stile esistenziale, mistico ma generatore di aspettative, che respinge quel materialismo nichilista che sta dominando, senza alcun merito, la nostra società
Facendo un giro per la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia alla ricerca di nuovi talenti, incontriamo un giovane poeta che con il suo 'taglio' esistenziale si è già fatto notare nel panorama letterario italiano giovanile. Si chiama Lorenzo Andrea Velardi, un ragazzo che si era già messo in evidenza frequentando il Liceo classico della città. Lorenzo si è poi laureato in Filosofia etica e, oggi, è trentenne. Il nostro intuito ci ha indotto a intervistarlo, dopo aver letto alcune sue silloge molto nitide e schiette, che affondano il coltello nella piaga del dolore di vivere in questa realtà contraddittoria. Sono poesie musicali, dal ritmo ora lento ora incalzante, che ben delineano il male di vivere di molti giovani contemporanei. La sua ultima raccolta si chiama ‘Verso Universo’ (Morlacchi Editore): un titolo assonantico, che ci fa intuire che il giovane ci sa fare con i versi.
Lorenzo Velardi, analizzando la sua poetica ci siamo accorti che il percorso di maturazione da lei intrapreso era già evidente nell’opera ‘Il Fragile e il Vuoto’, dove lei già esprimeva il concetto di vuoto/pieno della filosofia orientale: è cosi? O piuttosto si tratta di un vuoto generale, che si richiama a una critica del nichilismo strisciante di molti giovani contemporanei?
“Il Fragile e il Vuoto era sicuramente volto a una ricerca di senso che, nella nostra realtà occidentale, molto contraddittoria, è divenuta difficile, se non impossibile, da trovare. E' sia nichilista, sia tendente a quel vuoto purificante che libera dall'eccesso di informazioni della tecnologia di oggi. Era il mio secondo libro di poesie: una raccolta sicuramente pessimista, più che nichilista. Un lavoro che voleva essere un riflesso di una condizione di dicotomia, tra libero arbitrio e determinismo”.
Ma ne 'L'attesa del vento' (Aletti Editore), la sua prima raccolta, ci aveva fatto credere che qualcosa di positivo potesse giungere, poiché esprimeva anche un’aspettativa del nuovo che prima o poi arriva: oppure era solo un ‘vento leopardiano’ che arriva come uno schiaffo a risvegliarci dal sogno e catapultarci nella realtà?
“L'attesa del vento era un'opera sperimentale: in quel volume sono raccolte le mie prime poesie. Sono ancora acerbe e non hanno quella consapevolezza che, invece, hanno dimostrato le due opere successive. E' un libro basato sulla speranza di un miglioramento, di un cambiamento che possa apportare nuova luce nel cammino interiore di ciascuno di noi. Non è uno scritto ingenuamente ottimista, ma rappresenta una fase giovanile in cui si cerca di suscitare una buona disposizione d'animo”.
'Verso Universo', la sua ultima raccolta, ci sembra che abbia un 'taglio' ancora esistenziale, ma più maturo: lei indaga il mistero dell'universo in una dimensione quasi mistica, alla ricerca di un senso in cui si muove l'individuo: è forse giunto a una concezione meno agra della vita o continua a sentirsi 'sballottato' tra gli opposti sentire?
“Sicuramente, ‘Verso Universo’ è l'opera più matura, rispetto alle altre due. In questo libro ho seguito un mio vero e proprio percorso terapeutico di conoscenza di me stesso, provando a ricercare sempre l'autenticità, la mia e nelle cose attorno. E' una raccolta di poesie molto filosofiche. Ed è sicuramente quello di cui vado più orgoglioso, perché è stato un percorso più curato e ricercato. Non ho una particolare concezione mistica dell'universo: credo solamente che il titolo di questo mio libro sia un modo per dare il giusto valore alla continua ricerca di senso e di verità, a una riflessione a 360 gradi. Cose che, al giorno d'oggi, vengono sempre meno, in favore di una spettacolarizzazione che strumentalizza ogni momento della vita”.
Ha qualche nuovo libro in cantiere? Perché ci sembra davvero che lei potrebbe dire molto ai giovani: a quale pubblico si rivolge? Pensa che la sua poesia sia universale o abbia un target più ristretto?
“Attualmente, non ho nuovi libri in cantiere, anche se sto continuando a scrivere. Io mi rivolgo a qualsiasi tipo di pubblico interessato alla poesia. Dunque, non voglio che quello che scrivo sia di ‘nicchia’, poiché mi piacerebbe che fosse accolto da diversi target proprio perché la vera poesia è universale e non un qualcosa di autoreferenziale. Spero che si riscopra il valore della poesia: in questo momento storico molto difficile, ne gioverebbero tutti”.