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STORIA DI COPERTINA
Cosa vuoi fare da grande?
È la domanda che, più o meno tutti, ci siamo sentiti porre da piccoli e abbiamo a nostra volta rivolto, da grandi, a nipotini e figli di amici. Le risposte, in tenerissima età, sono sempre molto fantasiose: la ballerina, il supereroe, l’astronauta (e anche se Samantha Cristoforetti l’ha detto e l’ha fatto, noi possiamo annoverarla fra le ipotesi bislacche). Poi, crescendo, si cambia: si formano i caratteri, si affinano le predisposizioni, si incontra il professore che ‘fa la differenza’, c’è lo studio professionale di papà da portare avanti (dove per dire «Ma anche no!» si fa una deviazione di rotta che rompe gli schemi familiari). Insomma, sono fasi che conosciamo e che, un tempo, portavano alla scelta del tipo di liceo e della facoltà universitaria. Più studi e migliori opportunità avrai in futuro. Così abbiamo spinto anche i più ‘testoni’ a guadagnarsi una laurea, fino a far scoppiare le università, che hanno creato il ‘numero chiuso’. Ma non è stato un gran problema, perché nel frattempo si profilavano all’orizzonte le ‘nuove professioni’: un’enormità di qualifiche legate al green, alla tecnologia, all’alimentare. Un’infinità di ‘inglesismi’ di cui si capiva poco, ma che faceva tanto ‘figo’ immaginarlo su curriculum e biglietto da visita. Poi, la crisi. No soldi, no lavoro e una serie di dati e informazioni messe lì alla rinfusa: il lavoro c’è, ma solo per gli operai specializzati che non si trovano più (ma non c’erano gli istituti professionali per quello?); i laureati costano troppo, ma non sono sufficientemente formati e questi ‘arroganti’ pretendono lo stipendio alto (ma come? La laurea non doveva essere un’opportunità in più?). Intanto, gli artigiani di una volta sono scomparsi. Non importa: le scarpe non le ripari, le butti direttamente e ne ricompri un paio nuovo. Idem, per elettrodomestici, piccoli e grandi, mobili, accessori. Non esiste più chi ripara, ma tanto tutto costa meno (peccato che vale anche meno). Il lavoro non c’è, te lo devi creare. Sì, ma con quali competenze? Tutta colpa della scuola che è scollata dalla realtà? In parte, sì. Ma la colpa non può stare sempre fuori dalla porta, perché tutti si sentono fieri di raccontare agli amici che hanno il figlio avvocato o dottore, ma in pochi lo vorrebbero calzolaio o stagnino. Il tipo di lavoro che svolgi è uno status symbol, una forma di riscatto sociale. Per ironia della sorte, oggi, avere un qualsiasi lavoro è ciò che fa la differenza. La scuola c’entra, ma scollati dalla realtà lo siamo stati tutti. I bambini vedono il mondo attraverso i nostri occhi e il nostro modo di vivere. Ciò che sognano viene di conseguenza.
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