Cari amici lettori, eccoci al nostro appuntamento con la rivista sfogliabile. Come sempre, interviste e news dal mondo della cultura da leggere, commentare e condividere. La nostra copertina è dedicata ail'Europa: quella della Brexit e delle tante opportunità che ci sarebbero da cogliere per non far fallire miseramente un progetto che ha impegnato così tante risorse e che potrebbe fare da fulcro a una nuova fase di crescita democratica nella storia dell'Occidente. Buona lettura.
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STORIA DI COPERTINA
L’Europa che non ti aspetti
Così l’Inghilterra se ne va, in una maniera stupida mossa da pochi principi populisti e tanta, tantissima, ignoranza. Che poi è il male vero dell’Unione europea. Perché i cittadini europei non hanno mai fatto realmente la reciproca conoscenza. Il matrimonio è stato ‘combinato’, ma gli sposi (gli Stati membri) non si erano visti neanche in fotografia. E il reale valore di ogni raltà territoriale, che sommata alle altre poteva realmente fare la differenza, si è arroccata nell’individualismo. Ma c’è un’altra Europa che è rimasta in gran parte nascosta, occultata dagli egoismi economici che hanno trasformato il valore della moneta unica (che poteva abbattere i confini territoriali consentendoci di viaggiare e acquistare per tutto il continente) in mera speculazione ‘locale’. Una moneta unica con decine di poteri di acquisto differenti. Tante normative ‘imposte’, ma di quelle che ‘idealmente’ ci si aspettava neanche l’ombra. Essere europei avrebbe dovuto significare equiparazione dei titoli universitari, contratti di lavoro comunitari, introduzione nelle scuole di una materia dedicata a una conoscenza degli Stati membri (perché la geografia non è la stessa cosa). Poteva essere una visione allargata di tutte le opportunità offerteci dalla ricerca, dalla tecnologia, dalle culture. L’occasione mancata di essere grandi poiché più completi, arricchiti dal valore di ciascuno. Invece no: tanti piccoli stupidi staterelli, dove l’intolleranza prospera come la gramigna e il termine futuro è inteso come sinonimo di “purché tutto resti com’è” e a star bene sono sempre e solo gli stessi.
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