Ecco il nuovo numero di Periodico italiano magazine. Questo mese la storia di copertina è Sport: resistere per non morire. Le palestre chiudono nuovamente: è l’ennesima stangata per il mondo sportivo, mentre i Giochi olimpici sono stati spostati all’estate 2021. La diffusione del virus è un problema mondiale e sta mettendo a repentaglio anche la qualificazione di molti atleti, mentre l’Italia rischia addirittura di esserne esclusa per una riforma intorno alla quale Coni e ministero non riescono a trovare un accordo Buona lettura a tutti!
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STORIA DI COPERTINA
Avanti tutta, anzi stop!
Tre mesi di chiusura, poi la lenta ripresa con una moltitudine di regole e precauzioni, con altrettante ricadute economiche sul settore. Le chiamano genericamente “palestre”, ma gran parte degli impianti nei quali i cittadini praticano il fitness sono gestiti da associazioni sportive dilettantistiche. Specificarlo è importante, perché stiamo parlando di un settore che non pratica attività commerciale e, nella stragrande maggioranza dei casi, non ha Partita iva e non gode, di conseguenza, delle agevolazioni che incidono sullo sconto fiscale. Un comparto dove i lavoratori godono, è vero, di defiscalizzazioni particolari, ma nella sostanza non hanno contratti di lavoro che li tutelino con una cassa di malattia, ferie, maternità e disoccupazione. Un mondo ‘sommerso’, con il quale il ministero dello Sport e Salute ha dovuto fare i conti nel momento in cui ha erogato ‘bonus’ per i mesi di marzo, aprile, maggio e (quasi a sorpresa, anche se in ritardo) giugno. È sul gran numero di queste figure professionali che il ministro Spadafora sta lavorando, per creare nuove norme contrattuali. Si è fatto e discusso molto, in questi mesi, per i collaboratori e le Asd (Associazioni sportive dilettantistiche – ndr). Ma così come in altri settori, il tanto non è abbastanza. Oggi, arriva l’ennesima ‘sberla’, malgrado il rispetto delle norme di sicurezza e nessun focolaio accertato nelle strutture sportive (ma questo vale anche per cinema e teatri). Fare meglio era possibile? Forse. Ma sul dire che non si potrebbe fare peggio, non ce la sentiamo di sfidare la sorte. Non sappiamo, ancora, se le soluzioni anticipate arriveranno nei tempi previsti e quali saranno i criteri di attribuzione. Li chiamano ‘ristori’, termine che agli sportivi ricorda quelle oasi di accoglienza con acqua e succo di frutta per chi affronta una gara. Ma questo non è un gioco, perché la gara è diventata una sfida di resistenza, in cui il traguardo viene spostato continuamente in avanti. Possono non arrivare risposte, ma le false promesse sono una beffa. «Aprite in sicurezza e andrà tutto bene», era stato detto. Igienizzanti, sanificazioni, ingressi contingentati sono stati sufficienti, a malapena, per illudersi di sopravvivere (quando non hanno creato altri debiti). Affermare a posteriori: «È stato un errore fare promesse» – qui facciamo riferimento alla dichiarazione del ministro Spadafora rilasciata durante la trasmissione ‘Che tempo che fa’ di domenica 25 ottobre 2020 – non è un modo accettabile di chiedere scusa. È vero che la situazione è difficile e va affrontata con senso di sacrificio, da parte di tutti. Allora, per piacere, cerchiamo di dare un valore ai termini ‘senso’ e ‘tutti’. Nessuno escluso: cittadini, governo e opposizioni. Perché di confusione ne abbiamo vista fin troppa. E, se si deve fare appello alla nostra intelligenza, almeno fateci capire qual è la strategia.
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