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21 Novembre 2024

Numero 4 - Maggio 2014

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Numero 4 - Maggio 2014

Cari amici, ecco il magazine mensile in formato digitale sfogliabile. Abbiamo intitolato la copertina 'Chi c'è c'è, chi non c'è non c'è', ricordando i versi dei Csi, perché oggi più che mai quella italiana è una società impaludata dove il lavoro ormai manca sia ai figli sia ai genitori, dove la classe media è scomparsa e il limite fra chi sta male e chi sta bene è invalicabile. 

Vi ricordiamo che abbiamo creato un indirizzo mail (posta@periodicoitalianomagazine.it) al quale potete indirizzare lettere, materiali e suggerimenti. 

STORIA DI COPERTINA
Chi più aveva più ha avuto

Sette anni di crisi economica, dal 2006 al 2013, sono bastati a riportarci indietro di trent’anni. I dati Censis ci dicono che rispetto a dodici anni fa, i redditi familiari annui degli operai sono diminuiti, in termini reali, del 17,9%, quelli degli impiegati del 12%, quelli degli imprenditori del 3,7%. I redditi dei dirigenti sono aumentati dell'1,5%. Ma le iniquità sociali non riguardano solo patrimoni e redditi. La questione è molto più profonda. Gli anni del dopoguerra, i sacrifici delle famiglie, la crescita sociale, il conseguimento di una laurea, l'acquisto della prima casa: sono tutti traguardi raggiunti da un ceto medio che oggi non esiste più. Così come non esiste più l’idea di status alla quale ci si era elevati e abituati. Perdere la casa, il lavoro o entrambe le cose, per molti è equivalso alla discesa agli inferi, in un mondo dove si perde il senso del sè e del proprio valore individuale. 
Si parla dei giovani, ma si omette di dire che anche alla vigilia dei cinquant’anni ormai si è considerati tali, in una società dove per due decenni si è affermato il concetto di una terza età che si raggiunge non prima dei 60 anni. Pertanto, chi aveva costruito le basi del proprio futuro e stava, all’arrivo della crisi, concretizzando i successi professionali e sociali, in molti casi ha subito ben più di una battuta di arresto. Tutto cancellato con un colpo di spugna. Un ritorno al passato, in cui tutto è ancora da conquistare; dove, se non sei la persona con le ‘giuste’ conoscenze, non approdi a nessun risultato tangibile che vada oltre la semplice sopravvivenza. Ne sono la prova quella manciata di ‘nuovi’ trent’enni rampanti che rottamano i ‘vecchi’ e ne prendono il posto senza alcun merito vero. Una rivoluzione ‘di facciata’, che nasconde la verità di circuiti privilegiati riservati a pochi. Non preoccupatevi di chi ‘più aveva più ha avuto’. Ma state attenti al fattore ‘chi c’è c’è, chi non c’è non c’è’. 

Sette anni di crisi economica, dal 2006 al 2013, sono bastati a riportarci indietro di trent’anni. I dati Censis ci dicono che rispetto a dodici anni fa, i redditi familiari annui degli operai sono diminuiti, in termini reali, del 17,9%, quelli degli impiegati del 12%, quelli degli imprenditori del 3,7%. I redditi dei dirigenti sono aumentati dell'1,5%. Ma le iniquità sociali non riguardano solo patrimoni e redditi. La questione è molto più profonda. Gli anni del dopoguerra, i sacrifici delle famiglie, la crescita sociale, il conseguimento di una laurea, l'acquisto della prima casa: sono tutti traguardi raggiunti da un ceto medio che oggi non esiste più. Così come non esiste più l’idea di status alla quale ci si era elevati e abituati. Perdere la casa, il lavoro o entrambe le cose, per molti è equivalso alla discesa agli inferi, in un mondo dove si perde il senso del sè e del proprio valore individuale. Si parla dei giovani, ma si omette di dire che anche alla vigilia dei cinquant’anni ormai si è considerati tali, in una società dove per due decenni si è affermato il concetto di una terza età che si raggiunge non prima dei 60 anni. Pertanto, chi aveva costruito le basi del proprio futuro e stava, all’arrivo della crisi, concretizzando i successi professionali e sociali, in molti casi ha subito ben più di una battuta di arresto. Tutto cancellato con un colpo di spugna. Un ritorno al passato, in cui tutto è ancora da conquistare; dove, se non sei la persona con le ‘giuste’ conoscenze, non approdi a nessun risultato tangibile che vada oltre la semplice sopravvivenza. Ne sono la prova quella manciata di ‘nuovi’ trent’enni rampanti che rottamano i ‘vecchi’ e ne prendono il posto senza alcun merito vero. Una rivoluzione ‘di facciata’, che nasconde la verità di circuiti privilegiati riservati a pochi. Non preoccupatevi di chi ‘più aveva più ha avuto’. Ma state attenti al fattore ‘chi c’è c’è, chi non c’è non c’è’. 

 

 

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