Il mensile di informazione e approfondimento che
intende riunire culturalmente il nostro Paese nel pieno rispetto
di tutte le sue tradizioni, vocazioni e ispirazioni ideologiche e politiche.
I contenuti del sito
di Periodico italiano magazine
sono aggiornati settimanalmente.
Il magazine, pubblicato
con periodicità mensile è disponibile on-line
in versione pdf sfogliabile.
Per ricevere informazioni sulle nostre pubblicazioni:
Una città e un sito in rete i cui cittadini reali, attraverso la loro iscrizione all’Anagrafe di Partenope, contribuiscono alla diffusione del senso civico e diventano testimoni attivi del fatto che i napoletani non sono quelli descritti in tv con immagini di degrado o malaffare. Un progetto che sta facendo il giro del mondo grazie al suo fondatore: Claudio Agrelli
Città di Partenope è nata nel 2008 e in pochi anni è riuscita a organizzare moltissimi eventi per diffondere nel mondo un'immagine al positivo di Napoli. Artefice del progetto è il pubblicitario Claudio Agrelli, voce e volto di una napoletanità che diffonde il rispetto delle regole e l’aborro della camorra, della criminalitàe del malcostume. Un'associazione che oggi conta circa 8000 iscritti: cittadini che iscrivendosi al sito ufficiale si sono registrati all'anagrafe comunale di Partenope ottenendo non una tessera bensì una carta di identità, come ci racconta in questa intervista Claudio Agrelli.
Claudio Agrelli, lei è il direttore creativo della Agrelli&Basta e fondatore di Città di Partenope. Come è nata questa idea? “Ho visto devastata l’immagine di Napoli e l‘identità dei napoletani, a seguito dell’emergenza rifiuti del 2008. Facendo il pubblicitario, e occupandomi di comunicazione, ho pensato di rivalutare l’identità dei cittadini e di mettere a disposizione della mia città, le mie capacità professionali impegnandomi in un progetto sociale. Così mi è venuta l’idea di creare Partenope, ovvero una Napoli virtuale, abitata solo da quei cittadini che rispettano il senso civico e le regole del saper vivere. Un codice etico che accomuna tutti coloro che non vogliono avere niente a che fare con la criminalità, il mal costume, la camorra (tutto quello che viene imputato generalmente ai napoletani). Insomma, un’immagine nuova di Napoli da diffondere nel mondo. Sembrava un'utopia e invece in 5 anni il nostro sito è stato visitato da utenti di oltre 146 paesi diversi. Ne hanno parlato giornali, emittenti e televisioni straniere (persino la Bbc). È stato un modo di far parlare di Napoli in maniera positiva, mettendo in evidenza virtù che troppo spesso vengono nascoste dalle notizie di cronaca”.
Che valore ha la carta d’identità partenopea e cosa permette di fare? “Innanzitutto rappresenta un simbolo e, in quanto tale, ha un'utilità precisa di risvegliare un certo senso di appartenenza, infondere lo stimolo a essere rispettosi delle regole e modificare comportamenti errati (per esempio, molti mettono la macchina in seconda fila con la scusa che tanto lo fanno tutti). In secondo luogo la card contiene al suo interno un dispositivo di radiofrequenza che la 'collega' a un circuito di negozi convenzionati, ovvero commercianti che 'rispettano le regole' seguendo anch'essi il nostro codice etico. Questo è un progetto sul quale stiamo ancora lavorando (purtroppo resta sempre in secondo piano rispetto alla organizzazione degli eventi, abbiamo 150 idee e 8000 iscritti). Creare tale circuito non è semplice. Per renderlo operativo dobbiamo coinvolgere 1000 imprese e raggiungere la quota di 10000 cittadini iscritti”.
Città di Partenope e il rilancio dell’immagine di Napoli: quali risultati avete ottenuto finora? "Oltre al sito, abbiamo creato 5 eventi a livello internazionale. Eventi nelle quali delle nostre delegazioni si sono recate nelle università e nelle associazioni (a New York , Bilbao, Montevideo, Tokyo, Buenos Aires, Sidney) a rappresentare la Napoli della brava gente, quella delle eccellenze. Siamo stati intervistati dai media del posto per diffondere questo progetto, abbiamo parlato davanti a platee di migliaia di studenti. Ad ampliare la diffusione del progetto è servita anche la creazione di ‘Radio Partenope’, una emittente web che attraverso la musica napoletana rappresenta uno straordinario e potentissimo mezzo per diffondere la nostra cultura. È l’unica radio al mondo che trasmette 24 ore su 24 musica napoletana con un repertorio che spazia dal 1200 ad oggi, eccetto il genere neomelodico. Oltre alla musica, nella nostra emittente si trasmettono anche messaggi sul senso civico. Basta andare nella chat di Radio Partenope per leggere che ci sono cittadini di tutto il mondo che ascoltano ed apprezzano questa musica e tante persone (amanti di Napoli, ma anche napoletani trasferitisi) che attraverso questa musica si sentono vicini a casa. E poi tanti commenti dei cittadini di Partenope, registrati, che parlano di questa Napoli, per diffondere i valori del nostro progetto. Abbiamo anche creato campagne pubblicitarie, schermi all’aereoporto di Napoli Capodichino, il Natale di Partenope, l’evento di Scampia del mese scorso: tutti tesi a sollecitare il senso del dovere nei cittadini. Insomma la nostra associazione è un movimento di persone che a Napoli ha fatto di più.”
Cosa pensa dell’idea che di Napoli forniscono i mass media, è sempre corretta? “Assolutamente no. I mass media spesso speculano su tutto ciò che fa notizia, poiché Napoli ha milioni di abitanti ed è conosciuta in tutto il mondo. Inoltre i giornalisti prendono come esempio Napoli per le cose che non vanno, un po’ perché piace parlar male della città in generale, un po’ perché il capoluogo campano è la punta dell’iceberg di tutto ciò che in Italia non funziona. Lo slogan ricorrente è ‘benvenuti nel girone infernale dove tutto è male e tutto non funziona’, così sembra che la denuncia possa essere risolutiva.”
Lei crede che sia possibile combattere davvero il malcostume e la camorra diffondendo una cultura della civilità e della legalità? “Il demone della camorra nasce dal degrado di tanti quartieri e di agazzi che non hanno futuro e non possiedono alternative. Purtroppo non è solo una questione di senso civico. Alla base di una buona società dovrebbe esserci la cultura, lo studio, la conoscenza di realtà migliori (che questi ragazzi non conoscono). Molti di loro non sono mai usciti dal loro quartiere, non sanno parlare italiano, ma solo dialetto. Purtroppo ci troviamo di fronte a una situazione agghiacciante: siamo in Italia ma ci sono dei quartieri che sembrano avere una raltà tutta loro, in cui il governo non è presente. Città di Partenope non può combattere da sola la camorra, e neppure la criminalità organizzata, però può contribuire alla diffusione del senso civico e insieme ad altre persone sottolineare i valori del senso della comunità. Per esempio, il Vomero funziona. È un quartiere di Napoli che possiede il senso della comunità, c’è il rispetto e la voglia di tener pulito, in ordine, e di rispettare la convivenza. Questo senso della comunità in molti quartieri della città quasi sempre manca perché il napoletano di solito è per natura un individualista (senza volere generalizzare, non pensiamo mai che siamo noi a creare i nostri problemi). Il lavoro della nostra associazione sottolinea il senso della comunità, comunica il fatto di dare una carta d’identità a chi ne rispetta le regole, per far sentire che questo insieme di persone desidera far parte di qualcosa. Napoli dovrebbe essere una capitale d’Europa, ma è talmente volta al degrado che qualcuno non è capace di sentirsi napoletano, ma partenopeo”.
Ha mai avuto oppositori oppure incontrato ostacoli nella diffusione sul territorio di questo progetto? “Pochi, perché non abbiamo pestato i piedi a coloro che hanno il potere. Appena lo faremo stia certa che ci saranno addosso. Questa classe dirigente non ha nessuna intenzione di migliorare la vivibilità di questi territori. Ciascuno pensa alla propria poltrona e alla carriera politica.”
Che ruolo svolgono le imprese nella sua associazione? “Vi sono quelle oneste che si riconoscono sul nostro sito: Si iscrivono in maniera gratuita e si autocertificando di rispettare il codice partenopeo (non lavorano a nero per esempio) altre imprese invece danno realmente forza economica al progetto.”