Gau Cinema, l’evento fra arte, sostenibilità e cinema, quest’anno ha deciso di occuparsi del quartiere Tuscolano-Cinecittà, unendo arte e funzionalità
'Gau – Galleria d’arte urbana' è tornata a Roma, il 5 maggio scorso, con un evento tutto dedicato al mondo del cinema. Protagoniste: le campane per la raccolta differenziata del vetro, trasformate quest’anno in opere d’arte dal lavoro del collettivo artistico 'Molecole', composto da Gaia Flamigni e Virginia Volpe. Ogni 'campana' collocata nel quartiere Cinecittà/Tuscolano è diventata un'opera dedicata a un film d'autore, entrato nella cultura popolare o nell'immaginario collettivo italiano. Da circa sette anni, 'Gau' è un 'format' incentrato sulla trasformazione di un oggetto di arredo urbano - la campana - in opera pittorica. In sette anni sono state rigenerate 150 campane, con l’impegno di circa 50 artisti e una partecipazione di oltre 1500 persone. Una serie di eventi, sempre gratuiti, che hanno interessato diverse zone della capitale, il cui scopo è sempre stato quello di trasformare il quartiere stesso in un museo urbano, producendo bellezza e funzionalità, nonché sensibilizzando su un tema attuale e cruciale come la differenziazione dei rifiuti. Abbiamo chiesto a Lorenzo Gardino, responsabile della comunicazione di 'Gau', di raccontarci qualcosa in più.
Lorenzo Gardino, qual è l’idea che sta dietro alla nascita del progetto Galleria Arte Urbana, 7 anni fa? Perché è stata scelta come oggetto rappresentativo proprio la campana del vetro?
“Gau nasce con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sull’importanza della differenziazione dei rifiuti, dimostrando come un oggetto considerato brutto, uno scarto, può rinascere a nuova vita semplicemente prendendosene cura. Abbiamo scelto le campane per la raccolta differenziata del vetro perché quest’ultimo è un materiale versatile, riciclabile al 100%, anche infinite volte. Il vetro non è un rifiuto: è una possibilità”.
Come scegliete i quartieri che fanno da sfondo al ‘museo a cielo aperto’ di Gau?
“Il progetto è nato a ‘casa nostra’, cioè nella periferia est di Roma, il territorio che da sempre ospita i nostri eventi che si svolgono in luoghi non convenzionali. Per esempio, negli anni della pandemia da Covid 19, abbiamo scelto di unire idealmente il centro e la periferia lavorando in contemporanea nel quartiere Aurelio, in particolare nelle zone più colpite dalla mancanza di vitalità portata dal turismo e a Montespaccato, dove abbiamo realizzato dei murales nelle scuole di via Cornelia”.
Gau è giunto alla 7° edizione e il tema scelto è il cinema: come mai?
“Perché quest’anno lavoriamo nel quartiere simbolo del grande cinema, il Tuscolano/Cinecittà, in particolare proprio nella cosiddetta via del Cinema. Ci piaceva l’idea di raccontare la storia del cinema italiano attraverso delle opere moderne”.
Unire bellezza e funzionalità è una vera e propria impresa, soprattutto a Roma con le sue criticità: è possibile o state pensando di esportare questo ‘format’ in altre metropoli italiane?
“Il primo obiettivo di Gau è quello di sensibilizzare i cittadini sull’importanza della differenziazione dei rifiuti, dimostrando come un oggetto considerato brutto, uno scarto o un rifiuto, possa rinascere a nuova vita semplicemente prendendosene cura. Il format è facilmente esportabile e replicabile non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli centri”.