Un grande impegno comune per la pace mondiale, intesa nello spirito della 'Populorum progressio' di Paolo VI e dell’ultima enciclica di Papa Francesco, ‘Evangeli Gaudium’, in quanto creazione di un nuovo assetto solidale ed ecosostenibile, attraverso un continuo dialogo fra religioni e culture diverse, da portare avanti anche con periodici momenti d'incontro e verifica. Questo l'impegno preso dai rappresentanti delle principali religioni mondiali riunitisi ad Assisi - città di quel San Francesco che del dialogo interreligioso fece una costante regola di vita - esattamente trent'anni dopo lo storico incontro internazionale col quale Giovanni Paolo II avviò la sua coraggiosa politica ecumenica e di definizione d'un vero e proprio ‘esperanto religioso’. Riunitisi al centro convegni del Convento di San Francesco, per iniziativa del Comitato ‘Civiltà dell'amore’ - organismo di collegamento tra varie realtà cattoliche impegnate nella comunicazione interreligiosa, la cooperazione allo sviluppo, la difesa ambientale - della diocesi di Assisi e dello stesso Convento francescano, rappresentanti di varie fedi, dell'associazionismo sociale e del volontariato hanno discusso della possibilità di un grande ‘piano europeo’ per lo sviluppo di Africa e Medio Oriente, basato soprattutto sulla promozione, in quelle aree, di una vera e propria rete di microimprese e sulla partecipazione del volontariato afferente alle 3 grandi religioni monoteistiche (cosa, quest’ultima, di cui da tempo si discute al nostro ministero degli Affari Esteri come scelta doverosa, da parte di un'Europa finalmente consapevole dei ‘guasti’ prodotti da secoli di colonialismo). La Co-mai, Comunità del mondo arabo in Italia, principale organizzatrice della recente iniziativa ‘Musulmani in chiesa’ e promotrice, insieme al movimento internazionale ‘Uniti per unire’, di ‘Cristiani in moschea’ (risposte religiose e civili all'ondata terroristico-integralistica che quest'estate ha percorso l'intera Europa), ha manifestato la propria disponibilità a collaborare con le comunità cristiane ed ebraiche italiane come già fatto, del resto, per varie esigenze sanitarie, per esempio con i ‘programmi di circoncisione’, al fine di avviare un programma volto a impedire altre guerre e a spezzare, nel Terzo mondo, il perverso legame tra miseria, sottosviluppo e immigrazione, gestita, il più delle volte, da una criminalità senza scrupoli. Foad Aodi, medico fisiatra, presidente di Co-mai, dell’associazione ‘Medici d'origine straniera in Italia (Amsi) e di ‘Uniti per unire’, movimento che propugna il dialogo tra culture e civiltà, esprimendo la vicinanza di queste associazioni alle popolazioni dell’Italia centrale colpite dall'ultimo sisma, si è detto d'accordo con la proposta della diocesi di Assisi, del Convento di San Francesco e di ‘Civiltà dell'amore’ per un momento periodico, il 27 di ogni mese, da dedicare alla preghiera e alla verifica del lavoro compiuto nell'attuazione del programma. "All’iniziativa ‘Cristiani in moschea’ - ha ricordato Aodi - hanno aderito 3.200 comunità, associazioni e federazioni, su base nazionale e internazionale. In pratica, il 95% delle comunità del mondo arabo in Italia e il 93% delle comunità straniere, dunque non solo arabe, in Italia. E' stato un potente messaggio di pace, la cui data non è stata scelta a caso: l’11 settembre, infatti, come sappiamo cadeva il 15esimo anniversario dell’attentato alle Torri gemelle di New York, mentre il giorno dopo era la festività musulmana di ‘Eid Al Adha’, celebrante i valori di fede e sottomissione a Dio, fondamentali nell’Islam. Posso anticipare, infine", ha aggiunto, "che stiamo costituendo un apposito comitato ‘Cristiani in moschea’ e che siamo stati ultimamente invitati dai giornalisti dell'emittente radiofonica ‘Radio Nazareth’, a organizzare proprio a Nazareth, nei prossimi mesi, una nuova edizione di ‘Musulmani in chiesa’ e ‘Cristiani in moschea’. In ‘Terra Santa’, dunque, per ribadire il dialogo costruttivo con i cristiani e le altre religioni, invitandoli a rimanere nei nostri Paesi arabi, che sono anche la loro patria". Il presidente ha poi ringraziato Giuseppe Rotunno, socio onorario di ‘Uniti per unire’ e del comitato ‘Civiltà dell'amore’, per il suo impegno costante a favore del dialogo e della pace. Nel pomeriggio, dopo il saluto a nome di Assisi da parte del sindaco, Stefania Proietti, esponenti cattolici, anglicani, protestanti, valdesi, ortodossi, musulmani ed ebrei riunitisi prima nel chiostro del museo Diocesano, poi presso l'Auditorium ‘Padre Nicolini’ e infine nella storica Basilica di Santa Chiara, hanno pregato per l'avvio di una vera pace mondiale e la fine delle sofferenze delle popolazioni colpite dal nuovo terremoto. Monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, ha dato la piena disponibilità a partecipare al piano per lo sviluppo di Africa e Medio Oriente, della cui opportunità ha concordato, con un dettagliato messaggio di solidarietà, anche Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea. Giuseppe Rotunno e Rocco Morelli del comitato ‘Civiltà dell'amore’, hanno evidenziato la necessità di pensare a interventi umanitari di nuovo tipo che, specie in Africa, puntino su agricoltura biologica e qualificata, nuovi impianti di raccolta e pompaggio dell'acqua, massimo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.