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23 Novembre 2024

Enrico Molinaro: "La pace nel Mediterraneo è una priorità"

di Michela Zanarella - mzanarella@periodicoitalianomagazine.it
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Secondo il segretario generale della Rete italiana per il dialogo Euro-mediterraneo (Ride-Aps) “risolvere le situazioni destabilizzanti costituisce una strategia fondamentale dell’Italia, in vista di un futuro intervento coordinato dell’Unione europea finalizzato a governare, gestire e selezionare i flussi migratori  

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Storia, posizione geografica e rapporti commerciali nei secoli hanno garantito al Mediterraneo un posto centrale nelle relazioni con il nostro Paese. Anche nel terzo millennio il ‘Mare nostrum’ mantiene un ruolo di rilievo e può essere considerato il mercato globale delle nuove potenze economiche. Negli ultimi decenni, l’intero bacino ha vissuto diverse metamorfosi: il concetto stesso di Mediterraneo si è allargato, in quanto il mare si è impadronito di una parte dell’entroterra, spingendosi oltre le due sponde. Se, da una parte, lo spazio è diventato fulcro di crisi e violenze, dall’altro si è trasformato in una piattaforma di connettività energetica ed economica. L’Italia rimane ai primi posti tra i Paesi europei per valore di interscambio commerciale con l’area Med, che comprende: Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Libia, Israele, Libano, Turchia, Croazia, Bosnia e Albania. Gli investimenti in quest’area hanno superato i 46 miliardi di dollari. A rivelarlo, il 7° Rapporto sulle relazioni economiche tra il nostro Paese e il Mediterraneo realizzato da Srm, il centro di ricerca sul Mezzogiorno del Banco di Napoli. Nel periodo che va dal 1995 al 2016, il Pil dell’intera regione è cresciuto del 4,4%: una media decisamente superiore rispetto ai Paesi europei. Le sfide per la crescita restano molte, a partire dalla risoluzione della crisi migratoria, che mette a dura prova la stabilità delle due sponde. La lotta al terrorismo, la libertà religiosa, il rafforzamento degli scambi commerciali sono solo alcune tra le priorità, per avvicinare il nord al sud del mondo. In un periodo storico come quello che stiamo attraversando, in cui l’Europa sta cambiando, questo mare diventa un simbolo, o meglio una sorta di laboratorio di idee e di opportunità in materia di sicurezza, stabilità e pace. Approfondiamo tali argomenti con questa breve intervista al Segretario generale della Rete italiana per il dialogo Euro-mediterraneo (Ride-Aps), Enrico Molinaro.

Enrico Molinaro, qual è, oggi, il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo?
“Il Mediterraneo, culla di una miriade di vivaci e peculiari identità collettive, è sempre stato un canale strategico di scambi per lo sviluppo del nostro Paese e dell’Europa. In quest’area passa il 20% del traffico via mare e il 30% del commercio mondiale di petrolio, con un mercato di 500 milioni di consumatori, un Pil in costante espansione e una crescita del 4,4 % annuo. Oggi, le acque del Mediterraneo vivono momenti di tensione dovuti a diversi fattori, a cominciare dall’attività dei trafficanti di esseri umani lungo le principali rotte migratorie. Un problema aggravato dall’instabilità sia dei Paesi di provenienza dei migranti (Africa Sub-sahariana e Medio Oriente), sia di quelli che si affacciano sulle coste meridionali, per la loro ancora scarsa cooperazione reciproca. Per il nostro Paese è fondamentale adottare strategie volte a risolvere le situazioni destabilizzanti: attivare tutti i canali della nostra politica estera, per favorire un’azione coordinata europea nei confronti di questi Paesi, è ormai una priorità assoluta. L’urgenza di tale intervento europeo coordinato è evidenziata da due fenomeni nuovi: 1) la maggiore interdipendenza con Golfo Persico, Medio Oriente e Balcani; 2) la penetrazione economica, politica e militare nell’area da parte dei 5 Paesi appartenenti all’organizzazione Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica)”.

Può fornirci una sua riflessione sulla complessa situazione in Libia?
“L’attuale situazione è la diretta conseguenza, speriamo non intenzionale, dell’intervento in Libia sollecitato nel 2011 dall’allora presidente francese, Nicolas Sarkozy. Da allora, nulla è più come prima, nonostante i tentativi di tregua promossi dall’Onu per stabilizDirettivo.jpgzare il Paese e il riconoscimento internazionale del Governo di al-Sarraj. L’ondata di violenza che si è riaccesa a fine agosto a Tripoli per il controllo del Paese ha tra gli obiettivi principali la richiesta di inclusione nelle trattative delle diverse milizie che controllano il territorio. L’obiettivo principale dichiarato dall’Italia, che ha un ruolo di primo piano nella gestione della crisi, è di sviluppare una partnership con Tripoli capace di contrastare il terrorismo e il traffico di esseri umani. In questo contesto, il risultato di una pacificazione nel territorio, anche in vista delle programmate elezioni, può essere raggiunto solo a due condizioni: che l’Unione europea riesca a 'parlare con una sola voce' e che siano rispettate le diverse identità collettive libiche”.

Dove sta andando l’Italia?
“L’incontro dei giorni scorsi a Bengasi tra il ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi e il maresciallo Kalifa Haftar sembra aver prodotto un’ampia convergenza per un’intensa cooperazione e un comune impegno per una Libia unita e stabile. Il viaggio del ministro degli Esteri italiano ha rappresentato una tappa decisiva in vista della ‘Conferenza per la Libia’, che l’Italia è disponibile a ospitare a novembre prossimo. Se questa strategia del ministro Moavero Milanesi sarà adeguatamente supportata dal Governo italiano e sarà sviluppata in modo coerente, in collaborazione con i partner e le istituzioni europee e gli altri principali attori internazionali, potrebbe produrre risultati positivi”.

Quale la mission della vostra rete?
“La mission della Rete italiana per il dialogo Euro-mediterraneo (Ride-Aps), capofila per l’Italia della Fondazione Anna Lindh, è di stimolare e promuovere, anche attraverso la collaborazione con i colleghi capofila delle altre 42 reti nazionali della fondazione, il rispetto reciproco e la valorizzazione delle diverse identità collettive presenti nell’area, che quanto più si sentiranno garantite e riconosciute, tanto più saranno aperte a un positivo e proficuo dialogo”.

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NELLA FOTO: LA RIDE-APS DURANTE UNA GIORNATA DI LAVORI


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