Il nipote del giuslavorista bolognese Marco Biagi è candidato nella lista civica di sostegno alla candidata presidente della Lega alle elezioni regionali dell’Emilia Romagna del prossimo 26 gennaio 2020
“L’Emilia Romagna non è mai stata tanto vicina a una svolta storica”. Questa la convinzione di Giulio Venturi, 36 anni, nato e cresciuto a Bologna e candidato per la lista civica a sostegno di Lucia Borgonzoni (Lega) alle consultazioni regionali del prossimo 26 gennaio 2020. In Emilia Romagna, in effetti, si respira aria di cambiamento. E la consueta tradizione amministrativa di sinistra sembra aver bisogno di un ricambio. Dopo un’intera giornata di campagna elettorale - l’ultimo incontro in tarda serata con alcuni esponenti della comunità romena - questo simpatico candidato civico ci accoglie nel suo signorile appartamento in pieno centro storico: da una delle finestre dell’ampio salone, oltre i tetti rossi delle case e le fila di portici s’intravede la cima della Garisenda. Export manager di professione, Venturi è anche Consigliere comunale e presidente della Commissione Bilancio di Bologna. Nipote di Marco Biagi, la cui tragica fine per mano delle Brigate Rosse costituisce una pagina nera della storia di Bologna e dell'intero Paese, Venturi frequenta il mondo della politica già da diversi anni. Risale al 2016 la sua candidatura con l’ex leghista Manes Bernardini, all’epoca candidato sindaco contro Virginio Merola. In quell’occasione, il giovane Venturi, poco più che trentenne, ottenne 526 preferenze: un risultato niente male, per la sua prima esperienza politica. Quattro anni dopo, eccolo a calcare nuovamente la scena politica a fianco di Lucia Borgonzoni e un programma che punta su sgravi fiscali, sburocratizzazione e incentivi alle piccole realtà associative della regione.
Giulio Venturi, su che basi ritiene che la Lega possa sconfiggere il Partito democratico proprio qui, in Emilia Romagna, storica roccaforte della sinistra italiana?
“Sulla base del fatto che, malgrado la campagna elettorale martellante della sinistra, l’Emilia Romagna ha ancora grossi problemi in termini di amministrazione sanitaria, inquinamento e fiscalità, per citarne solo alcuni. Siamo fra le regioni che pagano più tasse in Italia, con servizi pubblici che non sempre sono all’altezza: a Bologna, l’inefficienza del sistema di smaltimento rifiuti fa sì che la città sia sporca, oltre che insicura.”
Se sarà eletto in Consiglio regionale, quale sarà la sua prima proposta?
“Sgravi fiscali a botteghe storiche e mercati rionali, fiscalità di vantaggio per tutta l’area appenninica, per evitarne l’abbandono e riduzione dell’iter burocratico per commercianti e imprenditori. L’Emilia Romagna vanta aziende prestigiose, conosciute in tutto il mondo, ma è madre anche - e soprattutto - di tante piccole aziende, spesso familiari, che generano lavoro di specializzato e qualità, a differenza dei manufatti esteri. Queste aziende sono sempre più in difficoltà, ‘strozzate’ da troppa burocrazia e da tasse locali esose. E proprio su questo, voglio garantire il mio impegno. Un aiuto concreto contro la burocrazia e la revisione del modello fiscale e locale: la Regione non dev’essere un esattore, ma un ‘socio’ delle imprese locali. Infine, la politica delle grandi opere nella nostra regione è dissennata”.
A cosa si riferisce?
“Per esempio, al progetto del ‘Passante di Mezzo’, che se realizzato sarà una catastrofe per la nostra Regione, ma anche per l’intero Paese. Il Passante di Mezzo è un allargamento in sede dell’autostrada di Bologna: un nodo strategico che passa proprio a ridosso delle case. In caso di incidente, per esempio lo scoppio di un’autocisterna, provocherebbe un disastro incalcolabile. Per non parlare del livello di inquinamento che provocherebbe per chi vive a ridosso dell’autostrada. L’alternativa che propongo è di costruire un ‘Passante sud’: vale a dire, un passaggio in galleria che colleghi San Lazzaro e Casalecchio, in modo da snellire gli imbuti di traffico che si creano sistematicamente in quella zona. Si tratta di una questione cruciale, perché quella parte di autostrada collega il nord e il sud dell’Europa ed è, quindi, strategica a livello internazionale. La soluzione proposta dalla sinistra è la peggiore possibile, perché porta il traffico a ridosso delle case senza tener conto dei livelli di inquinamento a cui sono sottoposti gli abitanti della zona. Non dobbiamo dimenticare che la Pianura Padana è fra le aree più inquinate al mondo a causa dell’alta produzione industriale, unita al fatto che gli Appennini che ci circondano tengono imprigionate le polveri dannose in uno spazio ridotto”.
E allora cosa propone per ridurre il livello di inquinamento dell’aria in Emilia Romagna?
“Si tratta di una questione molto delicata. E, anche in questo caso, trovo che le politiche della sinistra siano state scellerate. Non si può complicare la vita agli automobilisti senza offrir loro soluzioni alternative valide e, al tempo stesso, mettere in piedi opere pubbliche come il ‘Passante di mezzo’, che - quelle sì - risultano dannose per l’ambiente. Io punto sullo sviluppo dell’elettrico. A Bologna, per esempio, invece del tram, che infliggerebbe un durissimo colpo alle attività dei commercianti, cantierizzando il centro storico, propongo l’istituzione di navette e bus elettrici. Bisogna, inoltre, semplificare la vita di chi sceglie di comprare un’auto elettrica, costruendo più colonnine per ricaricare. Sono contrario alla criminalizzazione degli automobilisti, perché per la gente che lavora avere un veicolo privato è spesso una necessità. Per disincentivare l’uso dell’auto privata non bisogna tassare, ma offrire valide e convenienti alternative”.
Durante i suoi interventi, la si sente spesso denunciare il livello d’insicurezza in cui versa l’Emilia Romagna: insicurezza in che termini?
“In termini di criminalità. In Emilia Romagna, si denuncia molto e questo è un bene. Ma se fossi eletto consigliere, mi batterei per dare più potere alla Polizia municipale e per accrescere i sistemi di videosorveglianza nelle strade, negli asili e nei centri per anziani”.
Lei, quindi, approva il dl sicurezza bis varato da Matteo Salvini?
“Pienamente. Chi accusa Salvini di fascismo e razzismo non comprende che lavorare per gli italiani non significa odiare gli stranieri. La sinistra, oggi, è in crisi proprio perché non sa più ascoltare l’Italia reale. Un tempo, la classe operaia votava il Partito comunista italiano. Oggi, non è più così: gli operai votano Lega, non il Pd”.
Tuttavia, l’Emilia Romagna è una regione con un Pil in crescita, un florido livello di industrializzazione e il suo sistema sanitario è fra i migliori in Italia…
“E’ vero: in Emilia Romagna si sta globalmente bene. Ma ciò non vuol dire che non si potrebbe star molto meglio, attuando politiche più performanti. Le faccio l’esempio del sistema sanitario: non metto in dubbio che in Emilia Romagna sia ottimo, ma ciò è dovuto alla professionalità dei nostri medici molto più che dall’amministrazione della sinistra, la cui ‘malagestione’ ha fatto sì che si creassero liste d’attesa lunghissime negli ospedali pubblici. Inoltre, l’abbandono delle zone montane obbliga gli anziani a fare chilometri per raggiungere i centri ospedalieri, in condizioni di salute spesso precarie”.
Molte ‘frange’ della sinistra rimproverano alla Lega di puntare su Salvini per questa campagna elettorale, sostituendosi alla vera candidata in Emilia Romagna, Lucia Borgonzoni: che portata hanno per lei queste elezioni?
“Di certo, è un momento cruciale, non solo per l’Emilia Romagna, ma per l’intero Paese. Vincere in questa regione ci permetterebbe di dare una spallata - forse definitiva - a un governo antidemocratico e non voluto dal popolo. Quindi sì, penso che il 26 gennaio in Emilia Romagna si giocherà una partita con risvolti a livello nazionale. Invece, a chi dice che Salvini oscura la Borgonzoni rispondo che, per noi, dire ‘Salvini’ è come dire ‘Borgonzoni’. A differenza di Bonaccini, che sembra quasi vergognarsi di un rappresentante come Zingaretti, Lucia Borgonzoni è fiera di avere il capo del Carroccio a sostenerla. Inoltre, conosco Lucia personalmente, abbiamo lavorato insieme per tre anni e mezzo in Consiglio comunale: è una donna piena di idee, in gamba, con una buona conoscenza della sua regione. E’ chiaro che, a livello amministrativo, non ha la stessa esperienza di Bonaccini, che ha anche molti più anni lei. Tuttavia, quello che gli elettori devono capire è che qui si vota per due idee di regione completamente diverse. Bisogna considerare in quale direzione vogliamo andare: se cioè vogliamo restare ancorati a un sistema in cui le tasse aumentano e la montagna è trascurata, se non abbandonata, o se vogliamo dare una ‘svolta’ in favore delle agevolazioni fiscali, di una maggior sicurezza e di un sistema di incentivi per le piccole realtà associative e per le Onlus, che oggi sono costrette ad autofinanziarsi perché non ricevono aiuti, benché li meritino”.