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A margine della cerimonia di premiazione organizzata presso l’Ambasciata di Francia in Italia dalla Fondazione ‘Gruppo Up’, il 5 aprile 2016, abbiamo incontrato il ministro plenipotenziario e incaricato di Affari dell’ambasciata dell’Argentina a Roma, Carlos Cherniak, in compagnia del presidente della controllata ‘Up Day’: Marc Buisson. Naturalmente, abbiamo voluto scambiare insieme a loro alcune idee in merito alla formula dell’economia sociale di mercato, al centro del dibattito della nostra giornata trascorsa a Palazzo Farnese. E questo è il resoconto del piccolo dibattito.
Ministro Cherniak e Marc Buisson, perché è importante ricordare la figura della modella franco-argentina Maria Anne Erize? Carlos Cherniak: “Innanzitutto, voglio ringraziare l’Ambasciata di Francia per aver voluto organizzare quest’incontro, dove si mette al centro la questione dei diritti umani e della solidarietà. E voglio ringraziare anche la Fondazione ‘Up’ che ha portato avanti quest’iniziativa, dando pieno riconoscimento ad alcune realtà italiane che lavorano concretamente in questo campo. Tornando concretamente alla domanda, Maria Anne Erize è stata una dei 30 mila scomparsi negli anni che rappresentano la storia più tragica e più buia dell’Argentina e della giunta militare che giunse al potere 40 anni fa: il 24 marzo 1976. Fare questo è sempre importante, perché la democrazia non la si perde in un solo giorno, ma si rischia di perderla ogni giorno. E ricordare la tragedia di una società significa costruire gli ‘anticorpi’ per evitare la ‘prossima’ tragedia. E purtroppo, nel mondo di oggi, di tragedie ne accadono ogni giorno. Quindi, ricordare Maria Anne significa ricordare sia tutti i ‘desaparecidos’ argentini, sia riflettere su cosa significhi perdere la democrazia”. Marc Buisson: “Si tratta di questioni che conosciamo bene anche noi della Fondazione ‘Up’: noi siamo un’azienda italiana, ma facciamo parte di un gruppo internazionale che cerca proprio di occuparsi di quanto accade sul territorio. Anche il criterio che ci ha portato a scegliere le due associazioni che abbiamo voluto premiare e sostenere, ‘Futura’ e il Centro antiviolenza ‘Maria Anne Erize’, sono due realtà che si impegnano a dare nuove opportunità, che lavorano alle fondamenta della loro rispettiva comunità. Queste due associazioni, inoltre, hanno presentato progetti di livello ampio, anche molto ambiziosi. Quindi, noi della Fondazione ‘Up’ abbiamo deciso di dar loro un sostegno forte e, adesso, possono cominciare il proprio percorso”.
Una società ‘inclusiva’ è il futuro dell’Europa? Carlos Cherniak: “L’inclusione sociale non è il futuro dell’Europa, ma il futuro del mondo. E’ la necessità di comprendere che tutte le persone hanno diritto di poter vivere, anche in un mondo difficile. E’ interessante questa vostra domanda, poiché sentirsi porre tale questione oggi significa molte cose: significa che siamo molto più ‘indietro’ in questo. Quando si cerca di immaginare una società più equa e più giusta, porsi il problema di una società d’inclusione non dovrebbe neanche essere sollevato. Purtroppo, spesso è così. E questa è la vera questione. Tuttavia, è chiaro che una società ‘inclusiva’ non può essere solo il futuro dell’Europa. Anche perché, a volte c’è chi vorrebbe parlare di questo e non delle guerre e di tutte le vittime che tante situazioni che accadono nel mondo stanno continuamente generando. Dunque, la vera domanda da porsi è se non vi sia un rapporto preciso tra la problematica delle strutture economico-sociali di ‘esclusione’ e tutti questi ‘scenari’ di guerra e di violenza, cioè di tutte le tragedie di cui, ogni giorno, siamo costretti a trattare. Si parla come se queste due cose viaggiassero su due binari diversi, o come fossero due cose diverse, che non hanno un collegamento tra loro, ma io non credo che le cose stiano così”. Marc Buisson: “Non posso che condividere quanto è stato appena detto. Noi possiamo solo aiutare meglio le persone su di un piano lavorativo. Ed è quello che abbiamo cercato di fare oggi, anche con l’altra associazione, ‘Futura’, che abbiamo voluto premiare. Noi possiamo far questo: aiutare le persone a crearsi un proprio ambito lavorativo, poiché il lavoro è senza dubbio un modo per creare nuova inclusione sociale”.
L’Europa è ancora in crisi economica, forse più degli Stati Uniti e forse anche più del sud America: la formula dell’economia ‘sociale’, secondo voi, è una soluzione praticabile? Carlos Cherniak: “Credo che questo tema si colleghi a quanto abbiamo già detto poc’anzi: la solidarietà sociale è un tema centrale, poiché è ciò che permette di ‘definire’ meglio cosa significhi far parte di una società. Ed essere parte di una società significa avere un approccio ‘societario’, avere cioè quel qualcosa che ti fa sentire parte di una realtà collettiva. Quando non c’è la sensazione che le tragedie che soffrono gli altri sono anche una nostra tragedia, bensì solamente ‘loro’, si comincia a perdere ogni presupposto sociale e, quindi, non c’è più la società. Quello di cui stiamo parlando e di cui dovremmo parlare maggiormente è che la solidarietà è l’elemento in grado di sottolineare questo aspetto ‘societario’, cioè il sentirsi parte tanto di una piccola comunità, quanto di una società, di un Paese, del mondo. Alla fine, questa formula a me piace definirla così: la vostra tragedia è la nostra tragedia e la nostra tragedia è la vostra tragedia. Se noi riusciamo ad avere questo livello di sensibilità, possiamo capire e avere la consapevolezza di poter costruire un nuovo mondo ‘societario’. E io credo che quanto la Fondazione ‘Up’ sta facendo non è affatto una piccola cosa, poiché ogni ‘gesto’ che si fa in questo senso genera, a sua volta, la costruzione di un qualcosa di più giusto”. Marc Buisson: “Posso solo aggiungere che per noi della Fondazione ‘Up’ l’economia sociale non è un’alternativa, non è un ‘di più’: riteniamo anzi che, nel nostro ‘piccolo’, dobbiamo tutti fare un passo in avanti in tal senso, per contribuire all’inclusione e alla nostra crescita collettiva”.