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4 Maggio 2024

Marilù Oliva: "L'epica al femminile"

di Giovanna Albi
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Marilù Oliva: "L'epica al femminile"

La saggista e scrittrice bolognese ci parla della grande operazione intellettuale che ha ideato e deciso di portare avanti, con grande successo, attraverso la rielaborazione dei miti greco-romani

Presentiamo ai lettori la saggista, scrittrice e docente di lettere, Marilu Oliva: un’autrice bolognese di successo, che produce prolificamente opere di rielaborazione dei miti greco-latini, rivolgendosi sia agli adulti, sia ai ragazzi, in quest’ultimo caso scrivendo a quattro mani con il figlio. Le sue opere sono balzate da tempo agli onori della cronaca letteraria, fino a diventare dei 'best sellers' tradotti in molte lingue. Su di lei scrivono importanti critici letterari sulle più accreditate testate nazionali, riviste e blog. Noi di Periodico italiano magazine, l’avevamo già incontrata alla presentazione della sua 'Eneide di Didone' (Solferino, 2022) presso Giulianova (Te). Oggi, in occasione del grandissimo successo de 'L’Iliade cantata dalle dee' (Solferino, 2024), le abbiamo rivolto alcune domande che possano rendere edotti i nostri lettori circa la grande operazione intellettuale che questa autrice ha ideato e deciso di portare avanti, attraverso la rielaborazione dei miti greco-romani.
 
Gentile Marilù Oliva, da quanti anni ha iniziato la sua carriera di scrittrice? E da cosa nasce questo suo bisogno culturale di rivisitazione del mito in 'chiave' femminile?
“Leggo da sempre, scrivo da quando ero ragazza e, ancora prima, disegno da quando ero bambina. Amo il mito da sempre e ho cominciato a tuffarmici dentro al ginnasio quando, di mia iniziativa, lessi in versione integrale i poemi omerici. Poi seguirono altri libri, altri saggi, altri poemi. Il mito, però, presentava un bel problema: alcune ‘saghe’, come quella troiana, erano molto maschili. Venivano raccontate da uomini che trattavano vicende gestite da ‘maschi’, dove spiccavano gli eroi e le donne, esclusione fatta per le dee, restavano più ai margini. Nell’Odissea, la situazione cambia leggermente, ma tutte le meravigliose ‘spalle’ che s’incontrano ruotano attorno all’epicentro di Ulisse. Così ho pensato che una narrazione al femminile potesse dare un contributo per far capire che, nel mito, sono esistite grandi donne”.

La cosa stupefacente delle sue opere è che contempla uno stile alto e, al contempo, molto leggibile, attraverso il quale lei riesce ad arrivare a tutti, senza snaturare il ritmo e la musica degli antichi poemi: in quale scuola si è formata? E quando le è balenata in testa quest’idea? Affonda le sue radici fin nell'adolescenza?
“Mi sono formata al liceo classico, ma credo che la passione del mito prescinda dalla formazione. Aveva ragione Fausto Codino a sostenere la "struttura aperta" del mito: una struttura che ne ha consentito la trasmissione orale e che giustifica le diverse varianti di quasi tutte le vicende, che spesso presentano più di un finale. Pensiamo, per esempio, al ritorno di Ulisse: diversamente dalla versione omerica, secondo alcuni Penelope non lo aspettò affatto”.

Lei è esperta di un mondo, quale quello greco-romano, dove il patriarcato la faceva da padrone e in cui la virtù appartiene al 'maschio-guerriero' e a lui vanno tributati tutti gli onori: quale operazione culturale e ideologica sta portando avanti? E quali ne sono gli intenti?
“Mi piacerebbe che gli intenti li scopriste voi. Posso solo dirvi che molto si trova nelle dediche. Quella dell’Iliade, per esempio, è un invito al coraggio rivolto soprattutto alle ragazze: se loro conoscessero le sofferenze, le umiliazioni e le offese - per usare un eufemismo - subite in passato dalle donne ribelli, si sentirebbero meno sole, quando inseguono la libertà e il rispetto dei loro diritti”.

QualeIliade_dee.jpg è la sua dea preferita ne 'L'Iliade cantata dalle dee'? Perchè e come?
“Forse Atena, perché ha molto spazio d’azione ed è una guerriera che si occupa della parte strategica. E ho rivalutato anche Eris, la dea della discordia, che in realtà nasce dall’incapacità degli uomini di vivere in civiltà e serenità. Ma le mie preferite sono le umane, Cassandra ed Elena: molto più complesse, meno prevedibili, eroine tragiche, piene di sfumature”.

Nell’antica diatriba sulla condanna o assoluzione di Elena, tra cui anche la famosa 'Palinodia' di Elena, come vede Priamo, che la assolve da ogni colpa nel terzo libro dell'Iliade? Si tratta di un uomo sapiente o di rivoluzionario in pectore?
“Priamo era, prima di tutto, un grande sovrano: sapeva che i nemici si erano già mobilitati, quando Paride giunse a Troia portando con sé la bella Elena. Anche perché, come scrivo nel romanzo, i motivi delle guerre sono tutt’altro che romantici, ma sottostanno a interessi di genere economico e di potere”.

Vista la rivoluzione 'saffica' del femmile nel VII secolo a. C. ha mai pensato di dedicare un posto anche alla prima grande poetessa greca?
“No: non ci ho mai pensato, anche se Saffo mi appassiona. Inoltre, ne hanno già scritto in tanti e molto bene. Per esempio, consiglio la lettura di ‘Io sono la mela’ di Beatrice Masini. Oppure anche: ‘Saffo, la ragazza di Lesbo’ di Silvia Romani. Piuttosto, preferisco restare in un ambito più antico, ma per scaramanzia non aggiungo altro”.
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NELLA FOTO QUI SOPRA: MARILU' OLIVA CON UNA DELLE SUE OPERE

AL CENTRO: LA COPERTINA DE 'L'ILIADE CANTATA DALLE DEE' (SOLFERINO, 2024)

IN APERTURA: LO SGUARDO DELLE DONNE PUO' RISCRIVERE LA STORIA


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