I ventenni non accettano più di essere confinati in alcuni spazi e descritti dagli adulti come “generazione senza idee” e per esprimersi vivendo il loro nocciolo di esperienze e fantasie esaltano un ‘new thing’ raccontato dalla musica 'Indie' a Roma
‘Indie’ vuol dire musica indipendente. E i dischi, spesso sono autoprodotti o prodotti da etichette indipendenti. La sperimentazione ‘Indie’ è una vera e propria ‘esplosione musicale e culturale’ fatta di tatuaggi, acconciature, vestiti, accessori, bere, mangiare e rapportarsi in modalità differenti, per evidenziare un dissenso sentito nell’intimo nei confronti della politica decadente, amministrativo-burocratica, di questi tempi, che tende a fossilizzare e a spegnere gli entusiasmi. Indie è un fenomeno partito dai palazzetti e dai locali come Marmo al Verano, Monk, ex-Dogana e altri sparsi per la capitale. Si sono voluti distinguere dalle altre possibili interpretazioni ‘Indie’, mutandosi in un movimento culturale e artistico vero e proprio. Il suo ascolto ha coinvolto un pubblico sempre più vasto. E adesso, comprende altre generazioni, passando dal centro alla periferia. Lo stile musicale funziona ampliamente e, in radio, la proposta di Sanremo 2021 presentata da Colapesce e Dimartino, ‘Musica leggerissima’, continua a essere uno dei 'riff' più amati, anche se non sono stati premiati al festival. Pgreco fa parte di questo rinnovamento stilistico capitolino come fosse un ‘nuovo Rinascimento’, raccontando quello che intimamente le altre musiche non riescono a comunicare della vita: “Ricordo la via, ricordo io e te. I passi tuoi lenti lungo questo parquet. E’ un mondo distratto, che tutti ci ha illusi. Che pioggia su sguardi stanchi e discorsi muti...”. Questi sono versi tratti dall'ultimo singolo di Pgreco, intitolato ‘Anche stanotte andrà’. L'artista nasce poco prima di questo brutto periodo, segnato tragicamente dal Covid 19, esattamente nell’inverno dell’anno scorso, di cui ha raccontato tutto al telefono, con chiarezza e maniere brillanti.
Pgreco, come nasce il tuo interesse per la musica?
“Ho sempre fatto musica a livello amatoriale. E scrivo canzoni da quando avevo 14 anni. In casa ho sempre respirato aria musicale in quanto mia madre, insieme ai suoi fratelli, ha partecipato al Festival di Sanremo 1994, vincendo il Premio della critica in un quartetto vocale: i Baraonna. Dopo un lungo periodo trascorso tra band e duetti ho deciso di cantare le mie canzoni da solo, dando coraggio alla mia stessa voce ed evolvendo il mio stile musicale”.
Ricordi un momento particolare di svolta nel tuo percorso musicale?
“Nel 2019 ho incontrato Riccardo Marini di Grm Management, il quale mi ha proposto un percorso di crescita musicale con la fantasia e il desiderio che ogni artista vorrebbe ricevere. Per ora, ho all’attivo tre singoli su tutte le piattaforme di streaming musicale: ‘L’impiegato’; ‘Cento mostri’; ‘Anche stanotte andrà’. Il disco non aspetterà a uscire e arriverà presto”.
L’ultimo singolo, ‘Anche Stanotte Andrà’, è il brano più conosciuto: cosa lo ha reso più sentito rispetto agli altri?
“È nato in un periodo abbastanza triste della mia vita: stavo affrontando e manifestando la mia tristezza in modo crudo, vero. L’originalità paga sempre e chi vive un momento come il mio si può riconoscere in esso”.
Come hai formulato il tuo progetto musicale?
“Pgreco nasce con la piccola pretesa di prendere quello che è un pensiero o un ricordo personale e scovarne la parte universale, di tutti. Uscirà un quarto singolo e, in un futuro abbastanza prossimo, un Ep che includerà diversi inediti e qualche brano già uscito. Il mio produttore musicale è Giovanni Zaralli, in arte Zafa, produttore di gran parte della scena musicale romana (Pretty Solero, Gianni Bismark..). Con lui è scaturita un’intesa al primo secondo, sin da quando ci siamo conosciuti. Di conseguenza, da quando abbiamo cominciato a produrre musica insieme abbiamo stabilito e nutrito un’amicizia che supera i confini lavorativi, apportando un valore aggiunto notevole per me, riguardo i prodotti musicali. L’apporto di Zafa con le sue idee è fondamentale per sviluppare i miei brani nel migliore dei modi: è una vera sinergia. Se, infine, mi definisco un artista molto elastico ai cambiamenti e alle diverse proposte di arrangiamento, Giovanni ha un modo esemplare di proporre idee musicali. D’altronde, le soluzioni di Zafa si rivelano sempre ottime per dare qualcosa in più alla mia musica”.
Che tipo di musica proponi per il tuo pubblico?
“Il mio stile è senza dubbio ‘Indie-Pop’ ed è permeato dalle influenze del Rock/Brit-Pop inglese, che ho ascoltato per tanti anni della mia vita. Nella composizione dei miei brani, sento di definirmi molto selettivo: parto sempre dalla stesura del ritornello. Se il ritornello che ho in mente non è rappresentato da una linea melodica che ti martella nella testa per tutta la giornata, butto il brano. Sono della convinzione che il ritornello sia il cuore di una canzone, la parte più importante e, a questo punto, direi pulsante. Musicalmente, ricerco la semplicità come chiave della lettura universale di un brano, a mio parere. I testi delle mie canzoni prendono un mio ricordo o una mia sensazione interiore, individuale, personale. Questo pensiero viene poi sviscerato fino a trovarne la parte universale, vicina a tutti. I miei testi sono delle parole che diciamo tutti: non ho pretese di grandi testi o di virtuosismi tecnici. Sono le parole che urleresti a qualcuno che odi o che ami, che sussurreresti alla persona che è stesa vicino a te nel letto. Anche qui la semplicità è alla base della mia scrittura”.
Che senso ha avuto a livello artistico il ‘lockdown’ per te?
“Il lockdown, per l’esattezza il primo lockdown, quello di marzo-luglio 2020, ha avuto un bruttissimo impatto su di me: alle porte dell’uscita del mio primo brano, ‘L’impiegato’, il 6 marzo 2020 mi sono ritrovato chiuso in casa con un blocco compositivo: la paura più grande di ogni artista. Ho sentito di molti musicisti che hanno scritto più di cento canzoni nel lockdown. Vivendo, invece, ogni mio ricordo nei miei testi, mi sono ritrovato bloccato nella composizione. È stato davvero tremendo, non lo nego. Ne sono uscito colpito, ma vivo. Con il secondo brano: ‘Cento mostri’, il 25 settembre 2020. Lavoro con uno splendido team che non ho mai cambiato: Grm Management. Riccardo Marini, mio editore e manager, è una persona splendida, quella che ogni artista vorrebbe avere al suo fianco: dire che si fa in quattro per me e per gli altri artisti della label (etichetta discografica, ndr) è davvero riduttivo. Federico Ambra è il grafico della label: oltre a essere uno tra i miei migliori amici, un fratello ormai, è una persona che ha un concetto del lavoro esemplare: a lui basta sentire qualunque mio pezzo per trovarne il centro, il cuore e metterlo in una copertina splendida”.
Hai mai partecipato come musicista a eventi dedicati a qualche causa sociale?
“Proprio in questi giorni, ho partecipato a una iniziativa targata Grm per la rinascita della musica dal vivo: il ‘GRMeets Rising Summer x Charity’, tenutasi il 21 giugno scorso. L’evento si è tenuto in una delle più belle piazze di Roma, in piazza di Pasquino ed è stato sviluppato nell’ottica della beneficienza con il patrocinio dell’associazione culturale ‘Tota Pulchra’ e dalla Comunità congolese di Roma. Ho partecipato felice a questa iniziativa benefica dedicata alla Festa europea della musica a Roma, per avvicinarmi alle associazioni di volontariato. Anche se non sono iscritto e me ne vergogno”.
Cosa pensi dei generi musicali?
“Pur restando sempre molto vicino all’Indie-pop, ho sempre ammirato la grande varietà di stile che permea la musica italiana. Nelle mie composizioni sento molto l’influenza del rap, dell’hip-hop. Apprezzo tutto quello che concerne la sonorità delle parole legate a delle suggestioni e cerco di tradurre il tutto mettendo in un fluire, una dopo l’altra, tutte le mie esperienze musicali. Per la parte delle tematiche affrontate, mi sento molto vicino allo stile dei cantautori italiani di un tempo, mentre per alcune progressioni armoniche che adoro, mi sento vicino allo stile Rock/Brit Pop inglese, che come dicevo prima, ho ascoltato per tanto tempo”.
QUI SOPRA: PGRECO IN UN SERVIZIO FOTOGRAFICO
AL CENTRO: LA COPERTINA DEL SUO ULTIMO SINGOLO
IN APERTURA: UNO SCATTO A ROMA NORD