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23 Novembre 2024

Pupi Avati: “La cultura che mi appartiene è fatta di fiabe spaventose”

di Gaetano Massimo Macrì – gmacri@periodicoitalianomagazine.it - twitter @gaetanomassimom
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Pupi Avati: “La cultura che mi appartiene è fatta di fiabe spaventose”

Maestro del cinema italiano, Pupi Avati si è distinto per i suoi film corali, commedie di un’ Italia di provincia - specie quella emiliano romagnola, da dove proviene - in cui ha messo in scena i piccoli sentimenti. Un altro genere, però, ha segnato l’inizio della sua carriera e lo ha accompagnato per lunghi anni: il giallo-horror, con cui ha dato prova di essere grande maestro di suspense. Ancora oggi alcuni titoli (La casa dalle finestre che ridono, 1976; Zeder, 1983 che rientrano nel cosiddetto ‘Gotico Padano’) sono considerati dei veri cult dagli appassionati del cinema dell’orrore. Un regista prolifico, che ha spaziato in più generi, non può che essere dotato di una grande fantasia. “Sono orgoglioso di tenere in vita il bambino che è in me”, ha dichiarato un giorno. A un artista così vicino al suo lato fanciullesco, abbiamo chiesto che rapporto abbia con le fiabe. Lo abbiamo incontrato in occasione della presentazione del cortometraggio “Raccontami una favola” di Victor Daniel e Ettore Farrauto, presso la sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma. Una storia che il ‘maestro’ ha trovato “piena di una sfrontatezza lontana al cinema italiano. Mi rallegro di questo coraggio. C’è addirittura un lieto fine. Non bisogna vergognarsi di voler bene agli altri. Il nostro prossimo vale quanto noi. Questo insegnamento vale tanto per i credenti quanto per i laici”.

Pupi Avati, che rapporto ha con le fiabe?
“Con quelle dell’orrore, direi ottimo. La cultura contadina a cui sono legato è fatta di quel genere lì”.

L’hanno ispirata per qualche film?
“Beh, ho fatto un film, ‘Le strelle nel fosso’, tutto sulle favole contadine, quindi è un film proprio incentrato sulla favola”.

La favola preferita?
“La favola della gamba d’oro”.

 

 

Roma, “raccontami una favola”

Presenti all’incontro della favola-cortometraggio, il regista Pupi Avati, l’onorevole Dario Nanni e il mondo associazionistico che sostiene i più deboli. Letture poetiche di Giuseppe Lorin. Roma rappresenta la cultura

Sala della Protomoteca, in Campidoglio, Roma. Attendiamo la proiezione di un cortometraggio per bambini. Una favola. Inganniamo l'attesa osservando il viavai di persone che confabulano, si ritrovano e si scambiano sorrisi per osmosi, prima di prendere posto. Lontano da tutto questo, ma pure così vicino, c'è Roma. La Roma dei Cesari. Siamo letteralmente sulle rovine di uno dei più grandi imperi del passato. Basta affacciarsi dal balcone della sala per ammirarne i resti. Il pensiero vola a quei secoli di dominio, a quegli uomini che qui, esattamente dove stiamo noi ora, hanno stabilito le politiche di mezzo mondo. Buffo, pensiamo, ora i discendenti di quelle nobili genti, governano una città in preda a mille problemi, uno fra tutti è l'incapacità a ritagliarsi un ruolo preminente nel panorama delle capitali internazionali. Messa così sembra quasi una brutta favola. Tuttavia, per fortuna, un po' di quello spirito impregnato del ‘Civis Romanus sum’, è rimasto intatto nei secoli. Oggi qui non si fanno guerre, non si costruiscono complotti, ma storie per bambini. Curiosa la Storia coi suoi flussi e riflussi. Il tempo spazza via tutti i ricordi e ti ritrovi nel ‘fu’ centro del mondo, a vedere una favola. Dei fasti di un tempo non resta che il ricordo. Certo, ci sono come allora 'uomini potenti' (meno, molto meno) e le matrone, belle signore ben vestite (sempre in abbondanza in questi casi). Busti marmorei di illustri del passato (davanti a noi un Vittorio Alfieri) ci ricordano la solennità della nostra storia. Poi entra un vero maestro, in carne e ossa, a officiare la cerimonia. Pupi Avati. Premiato per il suo impegno nel sociale. Il tributo è grande. Foto e complimenti si sprecano da parte dei tanti 'discepoli' presenti. Veri o presunti estimatori non ha importanza. Finalmente le luci si spengono e ci possiamo concentrare sul perché siamo qui. Le favole. Di cui i bambini (presenti anche essi in piccolo numero) sono invece reali estimatori. E allora tutto, storia presente e passata, perde di importanza e fa solo da cornice all'unica realtà che qui importa: la favola appunto. Inizia il cortometraggio “Raccontami una favola” di Victor Daniel e Ettore Farrauto. Le musiche sono di Gabriele Tosi e Eric Daniel e le illustrazioni del tanto apprezzato Gianluca Serratore. Ci ha raccontato Farrauto come “l’idea è nata proprio guardando alcuni disegni di Giancluca. Abbiamo trovato l’ispirazione così e poi via, siamo partiti per la storia. Per il momento pare stia riscuotendo successo e soprattutto interesse. Prenderemo parte ad alcuni premi”. Insomma,  ne sentiremo ancora parlare. A presentare la serata una smagliante Fiorella Cappelli, dell’associazione culturale “Vip Club Innamorati di Roma”. La proiezione è stata introdotta dalle letture poetiche del poliedrico Giuseppe Lorin. Regista, attore, sceneggiatore e giornalista, nonché psicologo, che vanta numerose e importanti collaborazioni in carriera (è stato tra l’altro allievo di Richard Attenborough e attualmente collabora con la nostra redazione). Per l’occasione, visto il tema del corto – il rapporto genitori e figli, i problemi dell’infanzia – Vip Club ha offerto alcune targhe di riconoscimento ad associazioni attive nel sociale. Tra le numerose consegne, ricordiamo la targa assegnata alla associazione taxi Roma Capitale che in concerto con Salvamamme ha promosso l’idea ‘Taxi Toys’: taxi pieni di giocattoli, passeggini, vestitini consegnati alle famiglie in difficoltà. Un altro riconoscimento è andato all’associazione ‘Famiglia c’è’ di Marina Brasiello, che offre sostegno morale alle famiglie, con particolare attenzione rivolta alla violenza sulle donne e i bambini. E infine, ma non ultima, l’organizzazione di ‘Mondo Notte’ che dà voce a tutti coloro che non ce l’hanno e che ‘vivono’ la notte. 
E la favola? Non poteva che iniziare nel più classico dei modi: “C’era una volta…”, un cavaliere innamorato di una damigella… Storia nota, il re si oppone al matrimonio, perché i grandi spesso hanno paura dello straniero, del diverso. Questo il messaggio in sottotraccia. Finché l’amore alla fine prevale e i due “vissero felici e contenti”. Il regista Pupi Avati, ospite d’onore e fresco d’uscita del suo film “Il ragazzo d’oro”, si è complimentato per tanta sfrontatezza: “addirittura un lieto fine”, raro, a suo dire, nel cinema italiano. Roma, nel bene e nel male, è anche questo. “È una città complicata, unica ma complicata” ha dichiarato, prendendo la parola, l’onorevole Dario Nanni, che fa parte della commissione Cultura del comune di Roma. “La vocazione della città è questa, l’arte, la cultura, la poesia. Quanto avvenuto oggi si incardina esattamente in questa serie di presentazioni culturali”. Un ringraziamento speciale, infine, va alla piccola Chiara Farrauto, protagonista del corto. E’ ai bambini come lei cui Roma, dai lontani fasti di un tempo, ha offerto una serata di favola e di speranza per il futuro.

Sala della Protomoteca, in Campidoglio, Roma. Attendiamo la proiezione di un cortometraggio per bambini. Una favola. Inganniamo l'attesa osservando il viavai di persone che confabulano, si ritrovano e si scambiano sorrisi per osmosi, prima di prendere posto. Lontano da tutto questo, ma pure così vicino, c'è Roma. La Roma dei Cesari. Siamo letteralmente sulle rovine di uno dei più grandi imperi del passato. Basta affacciarsi dal balcone della sala per ammirarne i resti. Il pensiero vola a quei secoli di dominio, a quegli uomini che qui, esattamente dove stiamo noi ora, hanno stabilito le politiche di mezzo mondo. Buffo, pensiamo, ora i discendenti di quelle nobili genti, governano una città in preda a mille problemi, uno fra tutti è l'incapacità a ritagliarsi un ruolo preminente nel panorama delle capitali internazionali. Messa così sembra quasi una brutta favola. Tuttavia, per fortuna, un po' di quello spirito impregnato del ‘Civis Romanus sum’, è rimasto intatto nei secoli. Oggi qui non si fanno guerre, non si costruiscono complotti, ma storie per bambini. Curiosa la Storia coi suoi flussi e riflussi. Il tempo spazza via tutti i ricordi e ti ritrovi nel ‘fu’ centro del mondo, a vedere una favola. Dei fasti di un tempo non resta che il ricordo. Certo, ci sono come allora 'uomini potenti' (meno, molto meno) e le matrone, belle signore ben vestite (sempre in abbondanza in questi casi). Busti marmorei di illustri del passato (davanti a noi un Vittorio Alfieri) ci ricordano la solennità della nostra storia. Poi entra un vero maestro, in carne e ossa, a officiare la cerimonia. Pupi Avati. Premiato per il suo impegno nel sociale. Il tributo è grande. Foto e complimenti si sprecano da parte dei tanti 'discepoli' presenti. Veri o presunti estimatori non ha importanza. Finalmente le luci si spengono e ci possiamo concentrare sul perché siamo qui. Le favole. Di cui i bambini (presenti anche essi in piccolo numero) sono invece reali estimatori. E allora tutto, storia presente e passata, perde di importanza e fa solo da cornice all'unica realtà che qui importa: la favola appunto. Inizia il cortometraggio “Raccontami una favola” di Victor Daniel e Ettore Farrauto. Le musiche sono di Gabriele Tosi e Eric Daniel e le illustrazioni del tanto apprezzato Gianluca Serratore. Ci ha raccontato Farrauto come “l’idea è nata proprio guardando alcuni disegni di Giancluca. Abbiamo trovato l’ispirazione così e poi via, siamo partiti per la storia. Per il momento pare stia riscuotendo successo e soprattutto interesse. Prenderemo parte ad alcuni premi”. Insomma,  ne sentiremo ancora parlare. A presentare la serata una smagliante Fiorella Cappelli, dell’associazione culturale “Vip Club Innamorati di Roma”. La proiezione è stata introdotta dalle letture poetiche del poliedrico Giuseppe Lorin. Regista, attore, sceneggiatore e giornalista, nonché psicologo, che vanta numerose e importanti collaborazioni in carriera (è stato tra l’altro allievo di Richard Attenborough e attualmente collabora con la nostra redazione). Per l’occasione, visto il tema del corto – il rapporto genitori e figli, i problemi dell’infanzia – Vip Club ha offerto alcune targhe di riconoscimento ad associazioni attive nel sociale. Tra le numerose consegne, ricordiamo la targa assegnata alla associazione taxi Roma Capitale che in concerto con Salvamamme ha promosso l’idea ‘Taxi Toys’: taxi pieni di giocattoli, passeggini, vestitini consegnati alle famiglie in difficoltà. Un altro riconoscimento è andato all’associazione ‘Famiglia c’è’ di Marina Brasiello, che offre sostegno morale alle famiglie, con particolare attenzione rivolta alla violenza sulle donne e i bambini. E infine, ma non ultima, l’organizzazione di ‘Mondo Notte’ che dà voce a tutti coloro che non ce l’hanno e che ‘vivono’ la notte. E la favola? Non poteva che iniziare nel più classico dei modi: “C’era una volta…”, un cavaliere innamorato di una damigella… Storia nota, il re si oppone al matrimonio, perché i grandi spesso hanno paura dello straniero, del diverso. Questo il messaggio in sottotraccia. Finché l’amore alla fine prevale e i due “vissero felici e contenti”. Il regista Pupi Avati, ospite d’onore e fresco d’uscita del suo film “Il ragazzo d’oro”, si è complimentato per tanta sfrontatezza: “addirittura un lieto fine”, raro, a suo dire, nel cinema italiano. Roma, nel bene e nel male, è anche questo. “È una città complicata, unica ma complicata” ha dichiarato, prendendo la parola, l’onorevole Dario Nanni, che fa parte della commissione Cultura del comune di Roma. “La vocazione della città è questa, l’arte, la cultura, la poesia. Quanto avvenuto oggi si incardina esattamente in questa serie di presentazioni culturali”. Un ringraziamento speciale, infine, va alla piccola Chiara Farrauto, protagonista del corto. E’ ai bambini come lei cui Roma, dai lontani fasti di un tempo, ha offerto una serata di favola e di speranza per il futuro.

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