L’attrice riminese, presenza fissa nel cast del grande Maestro bolognese, ci spiega i pregi de ‘Il signor diavolo’: un capolavoro che in molti non si aspettavano di scoprire
Pupi Avati è tornato all’horror. E già questa è una notizia, dato che in passato il grande Maestro bolognese aveva già dimostrato di saperlo fare con ritmo e uno stile raffinatissimo. Tuttavia, in molti lo ricordano per le sue commedie agrodolci, oppure come affettuoso indagatore dei sentimenti umani. E invece, anche Pupi Avati ‘proviene’ dall’horror, un genere che, verso la fine degli anni ’70 del secolo scorso, ha generato intere legioni di appassionati. Ed ecco le nostre prime curiosità in merito al suo nuovo film, intitolato ‘Il signor diavolo’ uscito di recente nelle sale italiane: Pupi Avati voleva tornare alle origini della sua passione per il cinema al fine di riaprire un nuovo ciclo? Lo abbiamo chiesto a una delle sue attrici più fedeli, la riminese Rita Carlini, scoperta da Maurizio Costanzo tra il 1994 e il 2000, che la utilizzò per animare molte puntate del 'Maurizio Costanzo Show' in veste di stravagante, ma simpaticissima, opinionista. Ma la Carlini, in realtà, possiede solide basi artistiche e professionali, avendo frequentato da giovanissima la scuola di mimo di Marcell Marceau e, successivamente, quella di Beatrice Bracco, insegnante dell'Actor's Studio di New York. Dopo aver ottenuto un ruolo di co-protagonista ne ‘La banda’, undicesimo episodio della seconda stagione di Don Matteo, la Carlini ha incontrato Pupi Avati, che ne ha ampliato ulteriormente le caratteristiche di grande versatilità. Ed eccola ricoprire un primo ruolo brillante: la sartina Zerri ne ‘Il testimone dello sposo’, con Diego Abatantuono e Ines Sastre; e, in seguito, ne ‘La via degli angeli’, con Carlo Delle Piane, Valentina Cervi e Gianni Cavina. Dal 2003 in poi, la Carlini è entrata a far parte a pieno titolo nel cast di tutti i film successivi di Pupi Avati, da ‘Il cuore altrove’ al ‘Papà di Giovanna’, fino ad arrivare a ‘Il cuore grande delle ragazze’ e a quest’ultimo ‘Il signor diavolo’. Abbiamo dunque approfondito insieme a lei questo ritorno di Avati all’horror ‘gotico-padano’.
Rita Carlini, ancora una volta nel cast di Pupi Avati, questa volta in un film horror: come mai questa 'svolta', secondo lei?
“Con ‘Il signor diavolo’, Pupi Avati torna ai suoi film di genere, divenuti cult assoluti negli anni, come ‘Zeder’ e ‘La casa dalle finestre che ridono’, pur mantenendo intatto il suo identificabile stile autoriale”.
Dunque, Avati è un regista più versatile di quel che in molti pensavamo?
“Pupi Avati è sicuramente tra i registi più versatili del nostro cinema. ‘Il signor diavolo’, tratto dal suo libro omonimo e sceneggiato insieme ad Antonio e Tommaso Avati, si rifà al genere ‘gotico-padano’, dove in un’atmosfera ambigua e inquietante, tra superstizioni e credenze contadine, riemergono le paure e le ossessioni di un Pupi Avati bambino. Tutto questo, legato a un concetto di male che si annida dove non ti aspetteresti mai. Per questo, il film è intitolato ‘il signor diavolo’, visto il suo potere ingovernabile e imprevedibile”.
Il suo ruolo qual è? E come si è ritrovata, questa volta?
“Il mio ruolo questa volta è quello di Nina, la domestica sposata di Don Zanin, interpretato da Lino Capolicchio, il cui compito è quello di accogliere nella canonica della chiesa, di cui possiedo la chiave, l'ispettore di Grazia e Giustizia Momente, interpretato dal Gabriele Lo Giudice. È stata una grande sorpresa rivedermi in un’immagine così trasfigurata, per fotografia e atmosfere inquietanti. Ogni ruolo, in questo film, è pervaso di ombre e di mistero, perché il male si annida ovunque. Il finale, poi, è veramente inaspettato e scioccante: paura allo stato puro”.
Da quanto apprendiamo, lei vive tra la sua Rimini e Roma, dove frequenta ambienti di appassionati quasi settari del cinema horror: non è che ad Avati è venuto in mente di firmare una pellicola del genere a causa sua?
“Nonostante il mio animo solare, bucolico e, a tratti, infantile, devo ammettere che negli anni, mio malgrado, mi sono ritrovata spesso in contesti dove la costante era il cinema horror e quello gotico. All'inizio, non capivo il perché. In seguito, mi sono resa conto che, alla fine, se le cose accadono è perché in noi esiste anche una propensione a esprimersi in diverse sfaccettature. A me piace moltissimo il genere comico, ma anche l’horror ha il suo fascino: c'è una sorta di spirito di fanciullezza senza tempo in chi ha queste capacità. E Pupi Avati ne è la prova più lampante, per energia, coraggio e istintività. Osservandolo mentre gira, si scopre un artista adrenalinico, tanto che mi chiedo sempre se, in realtà, non sia un'atleta mancato”.
Indubbiamente, il Maestro bolognese aveva ben poco da dimostrare, ma la critica spesso lo esalta soprattutto per le sue capacità di 'reinventare' gli attori che lavorano con lui, come accaduto in passato con Diego Abatantuono e Carlo Delle Piane, recentemente scomparso: è così, oppure questo film ci dice qualcosa in più?
“Pupi Avati ha indubbiamente ‘reinventato’ o rigenerato tanti attori: Diego Abatantuono, il compianto Carlo Delle Piane, Katia Ricciarelli e altri. Ma in realtà possiede una dote che, al di là della grande bravura e originalità registica, lo rendono unico: il coraggio. Un coraggio inteso come qualità di accettare sfide difficili, di credere fortemente, spesso insieme al fratello Antonio, in qualcuno, di andare anche controcorrente, se sente e vede qualcosa che chiede solo di avere quella possibilità di esprimersi. Ad altri registi, magari sfuggono queste cose, perché esistono, in teoria, scelte più sicure e un po' omologate, che tuttavia tolgono al pubblico l’emozione di stupirsi. Una caratteristica che il vero cinema non dovrebbe mai dimenticare”.
Insomma, siamo di fronte a un regista completo ed è ora che anche il grande pubblico lo riconosca: condivide questa analisi?
“Sono tanto felice del successo che sta avendo ‘Il signor diavolo’, che ha tanti pregi, derivanti dall’autorialità di Pupi Avati, ma anche un ritmo e una modernità del tutto nuove, che stanno conquistando un pubblico eterogeneo, per età e interessi cinematografici”.
NELLA FOTO QUI SOPRA: RITA CARLINI DURANTE UN SERVIZIO FOTOGRAFICO
AL CENTRO: L'ATTRICE RIMINESE CON GLI ATTORI MASSIMO BONETTI E LINO CAPOLICCHIO
NEL CAPPELLO INTRODUTTIVO: CON MAURIZIO COSTANZO
IN ALTO A DESTRA: SUL SET CON PUPI AVATI