Start up, innovazioni tecnologiche, progresso: tutto per rendere le piccole e medie imprese europee colossi influenti nell’economia mondiale, ma a causa della manovra sul lavoro del Governo Renzi, per l’Italia le cose diventano un po’ complicate
“Auspico che molti dei progetti d’impresa che finanziamo maturino fino a diventare veri prodotti e servizi, che porteranno crescita e occupazione alle nostre economie”. Queste le parole di Màire Geoghegan-Quinn, il Commissario europeo per la Ricerca, l’innovazione e la scienza che, nel 2014, annunciava l’apertura del bando ‘Sme Instrument’, dedicato alle piccole e medie imprese all’interno di ‘Horizon 2020’. All’epoca, i progetti presentati provenivano da 35 Paesi della comunità europea, tra cui l’Italia, la quale conta ben 436 iniziative, ma solo 20 di esse hanno ottenuto il finanziamento per iniziare lo studio di ‘fattibilità’. Ma le cattive notizie arrivano da Bruxelles solo qualche anno dopo: infatti, lo scorso ottobre, la Commissione europea ha stabilito che “gli assegni di ricerca” (i co.co.co e i co.co.pro sostituiti dal Jobs Act) non possono partecipare al programma ‘Horizon 2020’, con il rischio di lasciare, in tal modo, un piatto di 80 miliardi (per 5 anni) ai nostri confratelli europei. Un danno che, alla luce dei fatti, provoca una perdita ingente per il nostro Paese, sia dal punto di vista economico - creando un superamento competitivo delle Pmi straniere rispetto alle nostre -, sia nei termini della cosiddetta ‘fuga di cervelli’. A portare alla luce la ‘beffa’ è stata l’eurodeputata Lara Comi (Partito popolare europeo) che ha allertato il nostro ministro Stefania Giannini. Alleghiamo, altresì, il documento tecnico presentato a Bruxelles con la lista dei partecipanti diffuso nei mesi scorsi: con esso si fissano alcuni divieti. Un colpo durissimo per i nostri ricercatori.
http://ec.europa.eu/research/participants/data/ref/h2020/grants_manual/amga/h2020-issues-list-countries_en.pdf