Una decisione dei giudici di Lussemburgo potrebbe rimettere in discussione la legislazione italiana sul precariato e riaprire i giochi per nuove assunzioni
In merito alla vertenza sui precari della scuola, per cui si attende l’imminente udienza presso la Corte di Giustizia Europea, è giunta la valutazione della Commissione di Bruxelles che ha bocciato l’Italia, ritenendo la nostra legislazione non in linea con il diritto comunitario. Secondo le osservazioni depositate dall’organo esecutivo dell’UE, infatti, non si può consentire il rinnovo senza limiti dei contratti a tempo determinato. Il testo depositato, scritto dagli avvocati Cattabriga e Martin, sembra offrire uno spiraglio di luce sulla vicenda dei nostri precari, che a questo punto è rimessa alla decisione dei giudici europei. L’oggetto della questione pendente presso la Corte, specifichiamolo, è “Disciplina nazionale del settore scuola che, in caso di abuso, non prevede la trasformazione del contratto di lavoro a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato e prevede un risarcimento inferiore a quello concesso in caso di interruzione illegittima di un contratto di lavoro a tempo indeterminato”.
In sostanza la Commissione Barroso ritiene che le aziende italiane, col ‘giochino’ del rinnovo senza limiti dei contratti a tempo determinato, ‘precarizzino’ i lavoratori, piuttosto che ricorrere a procedure concorsuali chiare e trasparenti, sulla cui adempienza, invece, non vi è ancora certezza alcuna. Anche la Corte Costituzionale ha avanzato di recente dubbi sulla effettiva tutela dei lavoratori precari da parte della nostra legislazione ritenendo che possa essere incompatibile con il diritto comunitario. La questione è stata pertanto rimessa alla decisione dei giudici di Lussemburgo. Eppure, appena la scorsa estate proprio la Cassazione aveva espresso un parere opposto, facendo gelare ogni speranza ai numerosissimi giovani che vivono nell'incertezza lavorativa. Ora la partita si è spostata in Europa e potrebbe concludersi con ben altro esito. Nella dura lotta del ‘popolo dei precari’, diversi sono stati i tentativi di far sentire la propria voce. Si tratta di un numero consistente di lavoratori: solo nel settore della ricerca, i precari sono 12.000, di cui 3.500 afferenti al Consiglio Nazionale delle Ricerche, il più grande e importante ente nazionale per la ricerca in Italia.
Rosa Ruscitti, sindacalista della FLC-CGIL (Federazione Italiana dei Lavoratori della Conoscenza) impegnata proprio in queste ore nell’ennesima mobilitazione a difesa dei lavoratori precari, ha pubblicamente sottolineato più volte che “La ricerca pubblica continua a essere sostanzialmente ignorata dai governi” e che i provvedimenti finora adottati, non solo sono inadeguati, “ma rischiano, senza opportune modifiche, di essere interpretati in senso restrittivo, causando migliaia di licenziamenti!”.
In merito al parere depositato dalla Commissione europea, poi, per la FLC si tratterebbe di una scelta della massima rilevanza: “Se la Corte dovesse accogliere le osservazioni della Commissione UE, migliaia di precari finalmente otterrebbero giustizia e lo Stato italiano si vedrebbe costretto ad adempiere a quanto indicato dai giudici europei stabilizzando tutti i precari che hanno maturato i requisiti previsti”. Non rimane che attendere la decisione sul caso e incrociare le dita.