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23 Novembre 2024

Cajambre: una 'fabula' che scardina l'ordinario

di Michela Zanarella - mzanarella@periodicoitalianomagazine.it
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Cajambre: una 'fabula' che scardina l'ordinario

Un omaggio alla cultura e alle donne delle coste latino-americane del Pacifico attraverso la scrittura di una delle voci più incisive della Colombia: quella di Armando Romero

'Cajambre'
non è soltanto un fiume che sfocia nell’oceano: è un’area dalle acque fangose, dove la sabbia non è chiara, ma scura come la natura. 'Cajambre' è la storia ‘nera’ di una terra meravigliosa e, al contempo, pericolosa. Questo romanzo, ambientato negli anni ’60, cioè nel periodo di estrema tensione civile per l’America Latina, è da considerarsi un’immersione nei paesaggi e nelle interiorità dei personaggi. Armando Romero, autore colombiano eclettico e anticonformista, arriva in Italia con un libro affascinante, pubblicato per la prima volta a Bogotà da Ediciones B, nel 2011, oggi tradotto da Claudio Cinti ed edito da Bibliotheka Edizioni. Considerato uno degli scrittori latinoamericani contemporanei più interessanti del momento, tenta di conquistare il pubblico italiano con un progetto letterario che racchiude in sé diversi generi: thriller; noir; diario; reportage geografico. Il racconto si apre con la morte di una donna: Ruperta. Tutto ruota attorno a questo fatto, inquietante e misterioso, che nasconde le molteplici ombre di un luogo pieno di contrasti. Già dalle prime righe si può comprendere il grande rispetto del traduttore nel mantenere le volontà dell’autore. Ovvero, la necessità di partire da una lingua unica e speciale, già tradotta a sua volta in spagnolo. La lingua in cui è stato scritto 'Cajambre', infatti, è metafora di un passaggio d’intuizione. E’ un’operazione che vuole superare il limite delle espressioni locali, rendendole maggiormente fruibili. Così, il lettore si trova immerso in un mondo completamente nuovo, da esplorare anche nel linguaggio: ‘guagua’ è un grande roditore notturno che vive lungo i fiumi nella foresta tropicale; ‘paisa’ è l’uomo bianco che viene dall’interno della Colombia e si è stabilito sul litorale; ‘papachina’ è un tubero molto simile alla patata. Il glossario diviene strumento utile e indispensabile proprio per accedere alla genuinità della particolare ‘koinè’ delle comunità di origine africana del Pacifico latino-americano, nel loro rapporto diretto con il mondo. Con un ritmo avvolgente, l’autore ci porta dentro alla foresta, in angoli poco conosciuti anche agli stessi colombiani. Si entra in una terra spaventosa, piena di occhi: occhi di serpenti, insetti e rane velenosi. “Regione di selve, mare, fiumi, ruscelli, isole, casupole, mangrovie, segherie… Con i suoi abitanti negri in schiacciante maggioranza, e alcuni coloni bianchi”. L’intensità di narrazione, la vivacità dei dialoghi, l’intreccio che abbraccia il dramma, l’amore e l’umorismo, sono tutti elementi che danno un tocco originale al contenuto, il quale, nella geografia dei luoghi, ha il suo punto di forza. La natura è la protagonista assoluta, l’anima che muove le azioni e le intenzioni dei singoli personaggi. E dove gli alberi hanno nomi strani e inconsueti, esistono ombre legate a rivoluzioni lunghe, che hanno segnato profondamente il popolo e la sua cultura. La sepoltura di Ruperta diventa una sorta di rito, con tanto di veglia al seguito. E tutto si compie con una metodicità precisa. C’è anche un qualcosa di esoterico, che s’insinua come un ingrediente magico nella trama: la Tunda, una figura femminile molto bella e molto cattiva, che ha un piede da donna e un altro come un mulinello. Ecco il richiamo a una mitologia che emana sensualità. Romero si affida a una realtà che spesso sconfina nel soprannaturale, scardinando l’ordinario. Tra gli enigmi di un ambiente dove ci si sente soli, nudi e indifesi, prosegue la ricerca della verità sulla morte della protagonista, incarnando il fascino di una terra straordinaria e spaventosa, simbolo di un mondo perennemente in bilico tra inferno e paradiso.

Cajambre
di Armando Romero
Bibliotheka Edizioni
pagg. 192, 15 euro


L’autore
Nato a Cali, in Colombia, nel 1944. Ha fatto parte dell’originario gruppo del ‘Nadaísmo’, sviluppatosi a Cali. Ha conseguito il dottorato di Letteratura latino-americana presso l’Università di Pittsburgh (Pennsylvania) ed è, attualmente, professore del centro ricerche Charles Phelps Taft presso l’Università di Cincinnati (Ohio). Ha scritto libri di poesia (Los móviles del sueño, 1976; El poeta de vidrio, 1976; Del aire a la mano, 1983; Las combinaciones debidas, 1989; A rienda suelta, 1991; Hagion Oros, 2002; De noche el sol, 2005; A vista del tiempo, 2005; Versi liberi per Venezia, 2010; El aguacero edificable, 2011), ma anche saggi notevoli (Las palabras están en situación, 1985; El Nadaísmo o la búsqueda de una vanguardia, 1988; Gente de pluma, 1989; Una gravedad alegre, 2007; Antología del Nadaísmo, 2009), racconti (El demonio y su mano, 1975; La casa de los vespertilios, 1982; La esquina del movimiento, 1992; Una mariposa en la escalera) e romanzi importanti (La raíz de las bestias, 2002; Un día entre las cruces, 1993; La piel por la piel, 1997; La rueda de Chicago, 2004, con cui ha ottenuto nel 2005, a New York, il Latin American Book Award). Nel 2011 ha ottenuto il Premio Novela Corta Pola de Siero, Spagna, con il romanzo Cajambre, edito nello stesso anno a Bogotà da Ediciones B e, nel 2012, a Valladolid, da Editorial Difácil. Nel 2008, l’Università di Atene lo ha insignito del titolo di Dottore Honoris Causa. Nel 2012, la rivista letteraria colombiana Aleph ha dedicato un numero monografico di analisi critica al suo lavoro. La sua opera è stata tradotta in inglese, italiano, francese, portoghese, greco, arabo, rumeno, hindi e tedesco.

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NELLA FOTO: ARMANDO ROMERO



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