Il nuovo romanzo dell’attrice e scrittrice ciociara, intitolato ‘La legge del cuore’ (Armando Curcio Editore), è stato scritto in piena pandemia al fine di ricordare l’importanza della partecipazione politica ed etica alle vicende nel nostro Paese
Nella cornice della Sala del Trono di Palazzo Altieri in Roma, è stato presentato nei giorni scorsi il nuovo romanzo di Claudia Conte dal titolo: ‘La legge del cuore: storia di assassini, vigliacchi ed eroi’, edito da Armando Curcio Editore. Un lavoro che ha visto nomi importanti, quali quello del Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, del Prefetto Francesco Messina, Direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato e dell’onorevole Caterina Chinnici (Pd), magistrato ed europarlametare, figlia del magistrato Rocco Chinnici ucciso nel luglio del 1983, i quali hanno dato il proprio contributo all’opera realizzando introduzione, prefazione e postfazione. Tra i relatori alla presentazione erano, inoltre, presenti il senatore Giuseppe Moles, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'Editoria, il Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi e Fiorenza Sarzanini, vicedirettore del Corriere della Sera. Ecco qui di seguito la nostra intervista all'autrice sui contenuti di un libro importante, per i suoi valori di senso civico e impegno civile.
Claudia Conte, il suo romanzo 'La legge del cuore: storia di assassini, vigliacchi ed eroi' edito da Armando Curcio Editore, vigliacchi è una storia di mafia: quanto è importante, in questo momento, parlare di legalità e diritti?
“Credo sia molto importante che la politica, le istituzioni e la cultura, oltre ai tribunali, si occupino del contrasto alla mafia, perché è una questione che non riguarda soltanto le Forze dell’ordine e la Magistratura, ma tutti noi. Non a caso, l’obiettivo 16 dell’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile, cui io mi ispiro sempre per la realizzazione dei miei progetti culturali, è dedicato alla promozione di società pacifiche e inclusive e si propone di fornire l’accesso universale alla giustizia e a costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli. I nemici della legalità sono le mafie, le corruzioni, che sono ‘poteri forti’ spesso assoluti rispetto alla legge, perché hanno creato una rete capillare di illegalità e, spesso, di una legittimazione quasi inconsapevole, producendo una sorta di tolleranza e omertà nei cittadini”.
Il suo linguaggio è rivolto anche a un pubblico più giovane, quello delle scuole, per mettere in luce, a trent’anni di distanza, la strage di Capaci e via D’amelio (1992-2022): gli italiani sono un popolo con la ‘memoria corta’ secondo lei?
“La memoria dev’essere rinverdita. Come dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ‘fare memoria’ non è soltanto un omaggio a donne e uomini di grande valore, ma comprende, per noi, la ribellione civile all'oppressione mafiosa, la reazione dello Stato che ha condotto a successi importanti, le riforme legislative che sono state adottate proprio seguendo le intuizioni e le proposte di Falcone e Borsellino. La mafia ostacola lo sviluppo, impoverisce i territori, costituisce una ‘zavorra’ non solo per il sud, ma per tutta l'Italia. Dev’essere sconfitta e, per farlo, è necessario parlarne, soprattutto ai più giovani. L’educazione alla legalità è il lascito di Falcone e Borsellino per le scuole”.
C’è un forte assenteismo dalle urne e questo, secondo lei, può minacciare la legalità e la democrazia?
“Oggi, i Partiti stanno perdendo la loro base: gli iscritti si sono dimezzati e continuano a diminuire. Si registra un cospicuo fenomeno astensionista segno sia di sfiducia, sia del fatto che il sistema politico italiano si è allineato alle altre democrazie mature. Sicuramente, l’astensione dalle urne è il segno di una democrazia che non gode affatto di buona salute. Una classe politico-amministrativa che rappresenta una percentuale bassa di elettori pone un serio problema di legittimazione democratica delle istituzioni e di rappresentanza politica”.
Durante la presentazione in anteprima nazionale di questo suo romanzo, patrocinato dal ministero della Cultura, consigliato da Rai per il Sociale e tenutasi presso la Sala del trono di Palazzo Altieri a Roma, quali sono state le sue emozioni principali?
“Quando ho iniziato a scrivere questo libro eravamo in piena pandemia e non avrei mai immaginato di riuscire a presentarlo con il contributo di uomini dello Stato e delle istituzioni. Quello che speravo era arrivare alle coscienze dei lettori, attraverso la storia di corrotti, prepotenti e assassini, che però devono vedersela con avversari speciali: due supereroi. Questi supereroi sono solo uomini, ovviamente, che però hanno una missione speciale: dedicare la propria vita alla ‘Giustizia’. Una giustizia intesa nell’accezione più ampia possibile del termine, come valore morale irrinunciabile, che influenza il proprio modo di agire. Spesso, chi tratta questo tema e non prende una posizione netta tra bene e male, ma rimarca l’assenza dello Stato e di ogni alternativa lecita, può insinuarsi facilmente nei pensieri di chi non ha abbastanza strumenti per resistere a modelli di vita sbagliati, ma seduttivamente presentati come eroici e vincenti”.
Il racconto, secondo lei, è un metodo più immediato per coinvolgere il pubblico rispetto a una biografia o a un saggio storico?
“Io credo nel valore sociale dell’arte e mi occupo di sostenibilità attraverso la cultura. Ritengo che le esperienze e i dialoghi dei protagonisti di romanzi, film, piéce teatrali possano rappresentare il viatico più efficace per la catarsi. Il lettore può immedesimarsi nelle vicende narrate e, attraverso le emozioni, rimanere colpito in maniera più immediata”.