Un poemetto nato dalla lettura di un romanzo diventa lo strumento per affacciarsi nella propria identità: ne esce un viaggio tra ricordi, sogni e speranze di un ragazzo che sta imparando a conoscersi
A volte capitano cose particolari. Quando si legge un libro si aprono mondi affascinanti: si viene proiettati in dimensioni spesso inaspettate. E’ quanto accaduto a Fabio Strinati, giovane autore marchigiano, rimasto talmente coinvolto dal romanzo di Gordiano Lupi, ‘Miracolo a Piombino’ edito da Historica, da realizzare un poemetto in versi dal titolo significativo: ‘Dal proprio nido alla vita’ (Il Foglio Letterario). E’ sicuramente un lavoro insolito. E, per comprenderlo fino in fondo, bisognerebbe prima leggere il romanzo di Lupi, o almeno cercare di capire che cosa affronta. ‘Miracolo a Piombino’ racconta la vicenda di Marco e di Robert. Un adolescente e un gabbiano: due solitudini. Si alternano emozioni, sentimenti, pensieri. Ognuno ha un volo da compiere. Ed è proprio la vita stessa il grande volo da intraprendere, attraverso scelte ben precise. Nel romanzo di Gordiano Lupi, il gabbiano ci fa tornare alla mente un vero e proprio cult della letteratura: il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach. Jonathan si allena per diventare perfetto nel volo. E’ diverso dai suoi simili, che pensano esclusivamente a cibarsi e a sopravvivere. In questo caso, anche Robert si allontana dallo stormo e, spinto dalla curiosità, cerca di conoscere il mondo. Fabio Strinati ci porta, con un'estrema semplicità di scrittura, a comprendere l’esistenza, il passaggio dall’adolescenza alla maturità: una fase di crescita molto delicata. E lo fa con parole spontanee, musicali, che diventano un flusso poetico ‘visivo’, da approfondire e ascoltare. Desidera essere una rondine, questo poeta. Ed ecco ciò che unisce la sua poesia alla narrativa di Gordiano Lupi: le simbologie, le corrispondenze nelle intuizioni, nelle profondità espressive. Il gabbiano e la rondine sono ‘uccelli-simbolo’, che rappresentano la libertà. Sono entrambi immagine di movimento e ricerca interiore, verso il senso dell’esistenza. Lo scorrere del tempo, l’inesorabile cambiamento delle stagioni, la ciclicità della vita sono al centro di un’osservazione minuziosa del cosmo, che attraversa le cose. Strinati è lì, pronto a cogliere la purezza di ciò che avviene, a capirne i contrasti, a centellinare emozioni. Da uomo che cresce e da poeta che si nutre di percezioni cerca di elevarsi, affidandosi al ritmo dei versi, all’essenzialità delle parole: “Ho sempre desiderato essere una rondine./La rondine è il polline del cielo, è musica sinfonica/nell’infinito oltre la linea dell’orizzonte./Il mio più grande desiderio, è sempre stato quello/di poter volare, di potermi alzare in volo/proprio come fanno gli uccelli...”. E’ una danza di suoni, di colori, di odori, la scrittura che ci propone queto poeta. Un volteggio continuo, una sospensione costante tra le nuvole. E’ un viaggio tra gli elementi della natura, un’esplorazione e conoscenza della propria identità. Viene naturale lasciarsi avvolgere dalle parole, dalla leggerezza e purezza che ogni verso emana. Tutto si completa con una sorta di elaborazione emozionale, fino alla liberazione, processo necessario per comprendere limiti e fragilità, prezioso per capire la destinazione da raggiungere. Nel complesso, il poemetto apre tante 'stanze di riflessione' e invita il lettore a ripercorrere ricordi, sentimenti, parti di un ‘Io’ in evoluzione.
Fabio Strinati, quando e perché hai iniziato a scrivere?
“Ho iniziato a scrivere perché la scrittura, come forma di espressione, mi rende una persona libera. La mia anima è uno scrigno pieno zeppo di pensieri, una bolla d’aria parecchio tormentata, che ha bisogno di esprimersi perché la sua struttura, essendo complessa o alquanto complicata, riesce a emergere in maniera del tutto naturale. La poesia, così come la musica, mi aiutano ad aprirmi. Tendo a essere una persona isolata, ma non è una mia scelta. Tutto ciò che conta, per me, è far emergere un determinato sentimento, in un determinato momento. Vivo d’intuizioni: non ricordo con precisione quando ho iniziato a scrivere, ma quando questo è avvenuto, ricordo lo sguardo dei miei occhi impressi sul foglio di carta”.
Che cos’è per te la poesia?
“La poesia è come un’orchestra in cui centinaia di sinfonie e suoni s’intrecciano, dando forma alla perfezione dell’anima e della mente”.
Quali sono i poeti che, in qualche modo, sono stati essenziali nel tuo percorso di scrittura?
“Ho letto e studiato moltissimi poeti. Rd è veramente difficile rispondere a una domanda come questa. Montale mi ha arricchito tantissimo: quel suo ‘attraversare’ gli autori, quella sua formazione, tipica dell’autodidatta, ancora oggi mi affascina in maniera impressionante. Mi piace moltissimo anche Vincenzo Cardarelli: la sua vita vagabonda, solitaria, molto severa e austera. E i sui temi: l’adolescenza, il viaggio, la perdita della dignità. Adoro Cardarelli: l’ho sempre amato”.
Il romanzo di Gordiano Lupi ha lasciato in te un segno profondo: è capitato per caso, tra le tue letture, o lo hai scelto? E cosa hai provato leggendolo?
“Conosco Gordiano Lupi perché pubblico con ‘Il Foglio Letterario’ dal 2014. Un giorno, acquistai delle copie del mio primo libro, ‘Pensieri nello scrigno. Nelle spighe di grano è il ritmo’ e, insieme a queste, notai anche una copia di ‘Miracolo a Piombino’. Fu un vero colpo di fulmine: dopo la terza pagina fui rapito in maniera devastante. L’ho letto cinque volte! La forma, l’eleganza della scrittura si sposano perfettamente con la tematica trattata. Poi, arrivato a pagina venti, mi sono reso conto che stavo leggendo un libro di poesia. E tutto questo è veramente geniale”.
Oltre che un poeta, sei anche pianista e compositore: cosa rappresenta per te la musica?
“La musica rappresenta tutto, per me. Senza la musica non sarei mai nato. Tutto quello che tocco è musica. Tutto ciò che ascolto, quello che osservo e anche quello che vorrei osservare. Il suono viaggia su frequenze diverse dalla poesia: anche la poesia è suono, ma deve condividere lo spazio con la parola. Il suono è protagonista assoluto del suo spazio infinito”.
Il tuo libro, ‘Dal proprio nido alla vita’, prende forma da ciò che ti ha trasmesso un romanzo: già di per sé, questa è un’operazione originale. Secondo te, cosa rende questo lavoro ancora più interessante? Perché un lettore dovrebbe acquistarlo?
“Il romanzo di Gordiano Lupi, oltre ad avermi trasmesso emozioni molto forti, mi ha liberato da moltissimi ricordi. L’adolescenza è una fase della vita in cui, superati i vent’anni, forse involontariamente o forse no tendiamo a rimuoverla. Il tempo sembra scorrere lentamente, ma in realtà vola via velocemente. Così, arrivi a trent’anni che hai dentro di te moltissimi ricordi ai quali ancora impedisci di affiorare. ‘Miracolo a Piombino’ ha semplicemente fatto emergere in superficie alcuni miei ricordi di quando ero un adolescente, sempre che lo sia stato. ‘Dal proprio nido alla vita’, in tutta sincerità, è una lettura che ritengo gradevole: un libro da leggere tutto d’un fiato”.
La tua poesia si nutre di simboli: la rondine, per esempio, cosa rappresenta?
“La rondine rappresenta la primavera: aprile, dal latino ‘aperire’, cioè: aprire. Vedo una rondine e, oltre alla sua eleganza, ne percepisco il coraggio. Chi riesce a viaggiare con eleganza non avrà mai, dentro di sé, un solo ricordo di un viaggio in solitudine”.
Che cosa significa, invece, la maturità, secondo te?
“La maturità è una fase della vita in cui, se non si è ancora del tutto maturi è persino meglio: è come andare incontro alla morte sapendo chi sia. Quando la mattina ti svegli e dici: ‘Sono una persona matura’, vuol dire che sta iniziando inesorabilmente il tuo declino”.
Prossimi appuntamenti e impegni letterari?
”In questi giorni sono stato a Ischitella, nel Gargano, per una tre giorni di poeti di ‘Periferie’, con Vincenzo Luciani e Manuel Cohen. Il 19 aprile presenterò ‘Dal proprio nido alla vita’ alla Biblioteca De Nava di Reggio Calabria. Poi, sempre nel mese di aprile, dovrebbe uscire il mio quarto libro, dal titolo ‘Al di sopra di un uomo’, pubblicato sempre dal ‘Foglio Letterario’, con prefazione di Cinzia Demi e copertina originale di Maurizio Caruso”.
Dal proprio nido alla vita
di Fabio Strinati
Il Foglio Letterario
Pagg. 60, 8 euro
L’autore
Fabio Strinati è poeta, pianista e compositore. Nasce a San Severino Marche (Mc) e vive ad Esanatoglia, un paesino della provincia di Macerata. Fin da piccolo dimostra una forte passione per la musica grazie anche al padre, che gli fa ascoltare ogni giorno dischi di musica rock. Con il tempo, questo interesse cresce sempre di più. Molto importante per la sua formazione, l'incontro con Fabrizio Ottaviucci, grande pianista di livello nazionale e internazionale. Nel 2014, inizia a dedicarsi alla scrittura in maniera continuativa, cercando di essere attento anche alle sfumature più impercettibili che essa può sviluppare. Uno studio approfondito dei grandi della letteratura italiana, come Giacomo Leopardi, Ugo Foscolo, Umberto Saba, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Vincenzo Cardarelli e altri ancora, lo conducono ben presto verso la scrittura in versi. Nell'ottobre del 2014 pubblica la sua prima raccolta di poesie, dal titolo: ‘Pensieri nello scrigno. Nelle spighe di grano è il ritmo’ (Il Foglio Letterario).
NELLA FOTO: FABIO STRINATI