Educatore da trent’anni, questo autore si occupa di assistenza domiciliare per famiglie con figli disabili, ma all’improvviso si è appassionato al mestiere dello scrittore, dopo aver narrato la sua avventura vissuta insieme a Cesare, un ragazzo autistico, che ha commosso l’Italia intera
Giovanni Tommasini è un educatore genovese di ragazzi autistici. Autore di diversi libri, a inizio ottobre uscirà il suo ultimo lavoro in formato e-book, avente per argomento la nostra moderna dipendenza da internet: un tema di estrema attualità e interesse. Come educatore, Tommasini esercita il proprio mestiere da 30 anni. In particolare, si occupa di assistenza domiciliare per famiglie con figli disabili intellettivi e relazionali. Attualmente, lavora presso una comunità alloggio sulle alture di Genova, che accoglie sedici disabili ormai senza più una famiglia di riferimento. Ha iniziato a lavorare per l'Anffas di Genova dopo la laurea in Scienze politiche, proseguendo poi la sua esperienza con i consultori familiari e nell'assistenza domiciliare di adolescenti in situazioni di grave difficoltà e disagio. Nel 2013, la casa editrice ‘Chinasky’ dà alle stampa la sua prima opera da scrittore: ‘L’arte del baseball’. Si tratta di una raccolta di sedici racconti sulla mitica squadra del ‘Tomato Baseball’. Nel 2014 pubblica, invece, la sua prima esperienza in relazione d'aiuto in favore di un bambino autistico, nel libro ‘Sono Cesare... tutto bene. Una relazione di reciproco aiuto. Sentire e capire l'autismo’, prodotto dalla casa editrice ‘P.E.R.O.’ (Prodotti editoriali realizzati onestamente). Un volume divenuto fondamentale, nel campo dell'educazione dei diversamente abili: l'indimenticabile storia di una relazione d'aiuto vissuta intensamente tra lui, giovane educatore e un bambino autistico. Cesare e Giovanni si conoscono nell'ambulatorio di un consultorio di quartiere, a Genova. Dopo la proposta di provare per tre mesi un tentativo di assistenza domiciliare, i due iniziano un percorso di conoscenza e di crescita ed entrano in sintonia, vivendo insieme per 15 anni: un lungo arco di tempo, durante il quale Cesare riscopre la bellezza di aprirsi al mondo. Questo libro ha donato a Tommasini parecchia visibilità e ha dato vita anche a un noto seminario su questo tema, intitolato: ‘Autismo e costruzione di una relazione d’aiuto’. In sostanza, la toccante storia di Cesare, oltre a diventare un libro di successo, ha dato vita a una serie di incontri in tutta Italia, conducendo l’autore in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado, associazioni e università. Giovanni Tommasini, sempre per la ‘P.E.R.O.’ edizioni, ha pubblicato altri libri, come ‘La scrittura emotiva. Io, scrittore per caso’, in cui narra la sua storia riflettendo profondamente sui commenti dei lettori, l’importanza della scrittura e della relativa ‘lettura emotiva’. E in seguito: ‘Una vita senza. Una storia di quotidiana resilienza’. In quest’ultima opera, in particolare, la sofferenza diviene ‘resilienza’, ovvero un connubio di elementi istintivi, affettivi, emotivi e cognitivi che forgiano un carattere capace di assorbire gli urti, mantenendosi integro nel tempo. Infine, ‘L'ultima lettera alla mia prima fidanzata’, edito da ‘Publisher s16273’, in cui l’autore, fin dalle prime frasi, espone una sensibilità molto delicata. In queste pagine, Tommasini ricorda Michela, la sua prima fidanzata giovanile, come pretesto per affrontare due concetti sociologici fondamentali: il tempo come ricordo e la memoria come tributo. Il suo nuovo lavoro, di ormai prossima pubblicazione, tratta invece un argomento di notevole interesse e attualità e avrà come titolo: ‘Smart? Riconnettiamoci alla vita, a noi stessi e all’altro’. Si tratta di una profonda riflessione sulle nuove generazioni, quella dei 'nativi digitali' che soffrono una sindrome attualissima: quella della dipendenza da internet, sino a descrivere le distinte realtà dei ragazzi ‘hikkomori’.
Giovanni Tommasini, è ormai di prossima uscita il suo ultimo libro, dal titolo: ‘Smart? Riconnettiamoci alla vita, a noi stessi e l’altro’, che tratta un argomento di grande attualità, cioè della nostra moderna dipendenza da internet: crede che la società possa prendere una strada diversa da questa? Esiste una speranza che l’umanità impari a utilizzare internet e i social network in maniera positiva e responsabile?
“Il tema di questo mio nuovo libro é una profonda riflessione sulle nuove generazioni dei ‘nativi digitali’, il loro rapporto con la rete e i genitori ‘immigrati digitali’. Future generazioni che stanno crescendo assolutamente senza l'altro. E’ un invito a fermarsi per prendere consapevolezza di questa rivoluzione, che per la prima volta nella storia ha condizionato, se non addirittura ribaltato, la vita quotidiana di ognuno di noi. Gli ultimi fatti di cronaca, relativi ad alcuni adolescenti che sono morti per affrontare delle sfide proposte dalla rete, altro non sono la punta di un ‘iceberg’ che nasconde una realtà che, prima o poi, chiederà di essere affrontata seriamente, pena il funerale di ogni possibilità di relazioni umane nel futuro delle nuove generazioni dei cosiddetti ‘nativi digitali’. La responsabilità è quella di sempre: noi genitori che, per primi, diamo un esempio di dipendenza da internet; proprio noi, che rappresentiamo l’ultima generazione nata e cresciuta senza la rete. La salvezza, propongo io, è nella cultura, nel recupero di un vocabolario personale che permetta nuovamente di trovare le ‘parole per dirlo’. E per stare assieme nuovamente, in una relazione ‘in carne e ossa’. Per riconnettersi alla vita, a noi stessi e all'altro”.
Come è avvenuto il passaggio da educatore per bambini autistici a scrittore? Cos’è che l’ha spinta a scrivere libri e romanzi?
“La passione per la scrittura è sempre stata presente in me, assieme a un approccio curioso di approfondimento delle realtà che, nel corso degli anni, andavo sviluppando. Il racconto ‘Piccoli inconsapevoli eroi del baseball’, pubblicato nel luglio 2013 come articolo del mese sul sito edusport.it da parte della casa editrice ‘G. D'anna’ di Firenze, mi ha dato la possibilità, o regalato direi, di essere contattato da diverse testate online di cultura sportiva, che mi hanno chiesto altri racconti sull'esperienza narrata. Ho scritto in pochi mesi altri 15 racconti che hanno dato forma al mio primo, inaspettato, libro, oggi in versione e-book: ‘L'arte del baseball: il sogno americano del Tomato Baseball Club’. Durante le presentazioni di questa mia ‘opera prima’, chi era a conoscenza della mia professione di educatore e di assistenza domiciliare mi ha chiesto, allora, di testimoniare la mia esperienza di affido educativo con un bambino autistico, Cesare, che ho seguito per 15 anni. È nato così il progetto editoriale ‘Sono Cesare... tutto bene. Una relazione di reciproco aiuto’...”.
All’interno di quel volume, lei racconta la sua esperienza di quindici anni di assistenza in favore di un ragazzino autistico, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica verso queste realtà difficili: pensa di essere riuscito in questo intento?
“Il libro e il relativo e-book sono stati realizzati, prodotti e pubblicati in totale autonomia. Con l'aiuto delle piattaforme social ho promosso la mia storia con Cesare e, devo dire, l'accoglienza è stata subito molto positiva. Per quanto riguarda il tentativo di aumentare la qualità del rapporto con questa realtà, quella delle famiglie con figli disabili intellettivi e relazionali, non so se sono riuscito nel mio intento. Diciamo che la descrizione su come è stato possibile costruire una relazione con Cesare può essere di grande aiuto per chiunque abbia desiderio di alzare lo sguardo dal proprio ombelico, per entrare in contatto con l'altro nella sempre maggiore consapevolezza che la reciprocità delle diversità è un'occasione di arricchimento e di crescita personale, di conoscenza sia di se stessi, sia della qualità umana che sta alla base di ogni altra: la capacità relazionale. Purtroppo, viviamo in un mondo che considera solo il lato prestazionale delle persone, trascurando velocemente la naturale predisposizione alla disponibilità, alla relazione, all'essere veramente umani”.
Il ragazzo autistico con cui ha instaurato questa relazione di reciproco aiuto, Cesare: cosa le ha lasciato durante gli anni dell’assistenza? Le ha insegnato qualcosa?
“Cesare mi ha insegnato che non è vero che le persone definite ‘autistiche’ non sanno condurre una relazione e che, se ci poniamo nella prospettiva di un’autentica accoglienza, attenzione e ascolto, la relazione può costruirsi anche quando appare un’impresa impossibile”.
L’esperienza da educatore regala parecchie emozioni: è difficile entrare in sintonia con questi ragazzi speciali? Come è riuscito, nel caso di Cesare, a penetrare nel suo mondo? E come ha fatto a convincerlo a uscire dal proprio isolamento?
“Sono partito da lui imparando a star fermo, ad attendere che si accorgesse della mia presenza, salvando tutto ciò che l'esperienza fatta insieme a lui lasciava in me sotto ogni punto di vista: emozionale, evocativo, immaginativo. E cercavo le parole per riuscire a descrivere tutto questo quando ero fuori dalla relazione d'aiuto. Come dico e spiego nei seminari tratti da questa storia: vivendo i due momenti del ‘sentire’ e del ‘capire’ separatamente. Il momento delle esperienze, quello della ‘comprensione’ del vissuto, in tre prospettive: 1) analisi personale con momenti di psicoterapia; 2) supervisione del caso; 3) costruzione dell'intervento educativo in momenti di riunioni con professionisti multidisciplinari. Sempre partendo, ovviamente, dalla realtà che Cesare mi proponeva”.
A proposito del suo seminario, dal titolo ‘Autismo e costruzione di una relazione d’aiuto’: è stato richiesto e portato nelle scuole di ogni ordine e grado del Paese: ha quindi riscontrato un vero interesse?
“Ho riscontrato la consapevolezza che, alle volte, è necessario parlare di queste realtà, al fine di scoprire che ognuno di noi ha in se stesso ogni coordinata per aprirsi e arricchirsi. Il più delle volte è soltanto un problema di conoscenza. C'è sempre meno in noi la prospettiva della relazione con un altro in carne ed ossa. Ci basta il ‘like’ o un ‘Mi piace’: siamo di fronte a un impoverimento relazionale molto pericoloso per le generazioni a venire”.
Lei ha scritto anche altri libri, su argomenti differenti l’uno dall’altro: quale testo le è più caro? Ci sono degli elementi comuni tra i suoi vari lavori, che appaiono così distinti tra loro?
“Ogni mio lavoro ha aperto la via al libro successivo. Per riassumere in poche parole, i miei e-book sono ‘lettere’ a mio figlio per il suo futuro, che spero sia sempre ancorato a una realtà ‘off-line’. Da ‘Sono Cesare... tutto bene’, in seguito sono passato a ‘La scrittura emotiva’, una riflessione sui commenti dei lettori dei miei due primi libri, incentrati sulle emozioni suscitate leggendo le mie pagine. In seguito, ho deciso di scrivere e pubblicare ‘Una vita senza. Una storia di quotidiana resilienza’, un vero e proprio diario introspettivo. Infine, decisi di affrontare il lutto della mia prima compagna nella ‘Lettera alla mia prima fidanzata’: una, sorta di ‘amarcord’ su come venivano vissute le relazioni negli ultimi anni del secolo scorso”.
NELLA FOTO: GIOVANNI TOMMASINI DURANTE UNO DEI SUOI SEMINARI NELLE SCUOLE
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