E’ uscito da pochi mesi nelle librerie il nuovo romanzo di Stefano Morabito, ‘La rosa è ancora viva’, edito da Planet Book Editrice, sequel di ‘Non sempre le rose riescono a fiorire’
Nel mese di giugno di quest’anno è uscito il nuovo romanzo di Stefano Morabito: ‘La rosa è ancora viva’, edito da Planet Book Editrice. L’opera è il sequel di ‘Non sempre le rose riescono a fiorire’, pubblicato nel dicembre del 2014. L’opera tratta delle difficoltà affrontate da Leila, la protagonista del romanzo e delle sfide che la vita le pone davanti, ma la sua voglia di riemergere ha la meglio. Abbiamo dunque intervistato lo scrittore calabrese, Stefano Morabito, per approfondire meglio questo suo ultimo romanzo, la sua formazione come scrittore e comprendere un mondo vasto: quello della narrativa esordiente.
Stefano Morabito, perché ha voluto dare un seguito alla storia di Leila?
“Solitamente si dice che uno scrittore, quando comincia a produrre un’opera, ha ben fissato in mente l’inizio e la fine del componimento. Anch’io, quando ebbi l’input per mettere nero su bianco questo romanzo, pensai, tra le prime cose, quale finale mi avrebbe affascinato di più. Poiché non era quello presentato alla fine del primo libro, decisi che dovevo dare una nuova svolta alla storia di Leila. per raggiungere il mio sperato obiettivo”.
Di cosa tratta questo suo nuovo romanzo?
“Il romanzo, attraverso gli avvenimenti in cui la protagonista s’imbatte, si propone di descrivere l’incerto cammino dell’esistenza, ossia quel percorso fatto di momenti difficili e di muri che, in apparenza, possono sembrare insormontabili, ma all’interno dei quali si possono trovare anche rapporti sinceri, piccole gioie condivise e grandi amori. Leila, dopo essere sfuggita ai suoi aggressori, si risveglia su una spiaggia, nella costa del Sud America, credendo di aver lasciato gran parte delle proprie disavventure alle spalle. Con tanta speranza nel cuore, la donna inizia questo nuovo viaggio, ma ben presto ulteriori e pesanti sfide metteranno duramente alla prova il suo carisma e la sua forza d’animo”.
C’è qualcosa di autobiografico nel libro?
“In realtà, di autobiografico non c’è molto, considerato il genere e il personaggio protagonista. Nel libro vengono invece descritti molti ostacoli e avversità che, nel quotidiano, investono di continuo gli individui. Quindi, credo che ognuno di noi, anche in minima parte, possa ritrovare un po’ di sé nella storia di Leila”.
Come e quando è nata la voglia di scrivere?
“Ho iniziato a scrivere durante l’adolescenza, spesso appuntando i ‘guizzi’ della mente, ossia quei pensieri colmi di significato che ogni tanto passano davanti agli occhi e, se non li rendi concreti, rischi di non trovarli mai più. Crescendo, mi sono nutrito molto di romanzi, fino al punto in cui ho deciso di voler essere io l’architetto della trama”.
Quale è stata la sua formazione come scrittore?
“Ho conseguito la maturità classica e, durante questa fase, ho sviluppato una grande passione per la letteratura. Successivamente, ho frequentato un corso di giornalismo e scrittura narrativa istituito da Leconte editore e dalla rivista internazionale di cultura ‘Storie’, che mi ha molto colpito e ha fatto crescere in me una grande passione per la scrittura”.
Quali sono gli autori che l’hanno formata e forgiata e cosa consiglia agli esordienti?
“Sicuramente, quelli che mi hanno influenzato di più sono stati i grandi autori della letteratura italiana come Manzoni, Pirandello, Calvino e Verga. Mentre la passione per la trama si è accesa leggendo le opere di grandi maestri del giallo, mistery, horror e thriller come Conan Doyle, Brown, Tolkien, Rowling e King. Agli esordienti consiglio di non abbandonare mai il proprio sogno”.
In un passo del libro si legge: “Proprio nei momenti più difficili, quando si è soli contro il proprio destino, si deve trovare la forza per riemergere”. E’ principlamente questo è il messaggio che ha voluto trasmettere?
“Sì, fondamentalmente è questo. Prima o poi, nel corso della propria esistenza, ognuno è costretto a fermarsi di fronte a una difficoltà che può sembrare talmente imponente da far paura. Proprio innanzi a questa, se si riesce a scoprire la forza interiore, innata in ognuno di noi, che ci guida con coscienza e fede, allora non esiste ostacolo che possa minimamente scalfire il nostro cammino”.
Dall’etimologia di Leila, lei ha rivelato che il suo nome rappresenta la notte, il buio: perché ha scelto questo nome per la protagonista?
“Leila deriva dal vocabolo arabo ‘laylah’, che tradotto significa ‘notte’ e, spesso, viene interpretato, soprattutto nella letteratura inglese, in ‘scura come la notte’. Nella mia opera, questo concetto si accosta molto alla protagonista e lo fa non per descrivere una qualità fisica, bensì per rappresentare il suo incerto cammino, che spesso si prospetta come un ‘tunnel’ in apparenza buio e senza via d’uscita”.
Quanto si è veramente affezionato al personaggio di Leila?
“Sono molto legato a questo personaggio, perché attraverso la sua storia ho rappresentato il mio punto di vista personale sulla società”.
Lei è già al secondo libro: cosa si auguri per il presente e per il futuro?
“Mi auguro di riuscire a coltivare la mia passione per la scrittura e realizzare i miei sogni”.