La poesia di Luana Fabiano diventa dialogo tra natura e umanità: un confronto prezioso, per riflettere sulla quotidianità grazie all’intensità di chi sa osservare con intelligenza la vita
Il titolo della raccolta di poesie di Luana Fabiano, ‘L’autunno negli occhi’, edita da Lebeg, rievoca le parole di ‘Terzo intermezzo’, la canzone del grande Fabrizio De Andrè tratta dall’album ‘Tutti morimmo a stento’, uscito nel 1968: “L'autunno negli occhi, l'estate nel cuore/la voglia di dare l'istinto di avere/e tu, tu lo chiami amore e non sai che cos'è/e tu, tu lo chiami amore e non ti spieghi il perché”. Forse, questa corrispondenza con il poeta e paroliere considerato tra i più grandi cantautori italiani di tutti i tempi, è del tutto casuale. Ma c’è un filo sottile che lega questo libro al testo di ‘Faber’: ci troviamo di fronte a un ‘canto’ intenso, in cui le parole hanno un ritmo e un senso intimo e profondo. Caterina Verbaro, che ha curato la prefazione del volume, ci parla di una doppia valenza del discorso poetico della Fabiano: da una parte, un dialogo intimista con la natura; dall’altra, una vena civile. Questo non significa che vi sia una doppia modalità espressiva, anzi: tutte le liriche sono governate da coerenza e continuità di linguaggio. L’impatto con gli elementi che regolano la vita sulla Terra è forte: “Come la terra/la pelle attende/la pioggia/con il suo odore di cose perdute”. Un’immagine di estrema bellezza, malinconicamente incisiva. E’ un susseguirsi di metafore e similitudini: il paragonare l’essere umano agli alberi indica rispetto per la vita nella sua sacralità. Non a caso, l’albero è il simbolo dell'unione fra la profondità della Terra e lo spazio sconfinato del cielo: “Come gli alberi/abbiamo sporgenze e cavità,/ma non sappiamo accogliere”. Ecco emergere lo sguardo critico dell’autrice: l’uomo dovrebbe imparare dagli alberi, “loro non discriminano, con pazienza tendono, ospitano”. La poetessa ci invita ad affidarci alla natura: “Dalle foglie dovremmo/imparare a guardare/l’ombra e la luce”. La simbologia continua a essere fondamentale per riflettere sulle cose e sull’esistenza: l’interconnessione tra gli elementi, tra mondo umano e vegetale, è importante per comprendere che non esistono confini, poiché i due mondi si specchiano e riflettono i comportamenti contrastanti dell’individuo nella società. La poesia di Luana Fabiano è da considerarsi scrittura del pensiero, della riflessione. Se la Terra è madre accogliente e gli alberi rappresentano il rifugio, la protezione, le foglie diventano il simbolo di un mondo in pericolo. Le poesie sono brevi, i versi essenziali: contano le immagini, cariche di significato. La poetessa, senza la persona amata, è come ‘un filo d’erba scoperto/rivolto verso il basso”. Molto bella la chiusa della stessa poesia: “sul dorso una lucciola/mi tende la sua luce”. Le lucciole rappresentano il punto di contatto tra il mondo reale e quello dei sogni: sono portatrici di messaggi dell’inconscio. Nelle sezioni ‘Profugo è questo tempo’ e ‘I figli della guerra’ prende forma la poesia civile, che racconta il dolore del mondo, le brutalità della guerra, la morte che spegne la bellezza e interrompe l’armonia del cosmo. E’ un canto di sofferenza e di lacrime, tra macerie e devastazione, ma alla fine resiste la vita tra sogni e preghiere e “si tornerà a seminare/sui giocattoli rotti, sarà grano nel campo”. Luana Fabiano ascolta il mondo, lo accoglie tra luci e ombre e ce lo riporta in forma di poesia, con l’intensità di chi sa osservare con intelligenza la vita.
L’autunno negli occhi
di Luana Fabiano
Lebeg Edizioni
Pagg. 72, € 10,00
L’autrice
Luana Fabiano nasce a Catanzaro nel 1978 e vive a Squillace (Cz). Dopo aver conseguito la maturità linguistica, ha svolto attività di docente di madrelingua presso alcuni licei francesi della cittadina di Beauvais. Nel 2003, si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università della Calabria e, nel biennio 2003-2005, consegue la specializzazione all’insegnamento secondario. Dal 2005, insegna lingua e civiltà francese nella scuola secondaria di secondo grado. Appassionata di letteratura e teatro, da sempre attenta lettrice di poeti italiani e stranieri, esordisce nel 2013 con la sua opera prima, la silloge: ‘I covoni della speranza’ (Lepisma Edizioni, Roma) che vanta la prefazione di Dante Maffia e che è risultata finalista al Premio Internazionale di Poesia, Prosa e Arti Figurative ‘Il Convivio 2013’. Il 2014 è l’anno di pubblicazione della sua seconda silloge, ‘Respiri violati’ (Puntoacapo Editrice, Alessandria) con prefazione del noto poeta Antonio Spagnuolo, che ha conquistato la giuria di alcuni premi nazionali di poesia quali ‘Memorial Melania Rea 2014’; ‘Giovanni Pascoli – L’Ora di Barga 2014’; ‘Leandro Polverini 2014’; ‘Astrolabio 2014’.
NELLA FOTO: LA POETESSA CALABRESE, LUANA FABIANO
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