Un romanzo che va oltre il tempo sulla condizione femminile in Palestina
Può un libro del 1986 essere considerato ancora attuale? ‘La svergognata: diario di una donna palestinese’ di Sahar Khalifah, edito in Italia da Giunti, lo è per diversi motivi. Il conflitto israeliano-palestinese, a distanza di decenni, è sempre al centro delle analisi rivolte al Medio Oriente. E la realtà femminile, nonostante i mutamenti della società, non è affatto cambiata. In un Paese continuamente lacerato da odio e violenza non è facile riuscire a mantenere un equilibrio, soprattutto se si è donne. L’autrice, considerata una delle voci più autorevoli della letteratura araba, affronta con una scrittura molto semplice, ma incisiva, i complessi rapporti familiari, oltre a quelli tra uomo e donna. La protagonista della storia è Afaf, una giovane borghese, imprigionata nelle convenzioni. La famiglia le impone determinate regole, che lei non rispetta: per questa sua ribellione, sin da bambina viene isolata e messa ai margini. Un giorno, i genitori trovano un bigliettino che un bambino le aveva scritto con alcuni pensieri: l’amore per loro era una catastrofe. Crescendo, è costretta a sposare un uomo che non ama, esiliata a forza nella località dove lavora il marito. Si ritrova sola, obbligata a vivere in un appartamento asettico, dove non ha nessun contatto con il mondo esterno. Uno smarrimento costante porta la protagonista a una crisi profonda, dovuta alla distruzione e all’annientamento della propria identità. Un aborto e il continuo disprezzo per l’uomo che ha accanto, la inducono a rifugiarsi nel silenzio e ad adattarsi a un codice di comportamento che aveva sempre rifiutato. La prima parte del romanzo è strutturata a monologo, in un’alternanza tra passato e presente, tra sogno e realtà. C’è la Afaf bambina, figlia di un rispettabile ispettore; c’è poi la Afaf moglie di un commerciante ubriacone: “Una fuga in avanti e una indietro”. E, sullo sfondo, l’occupazione, il ponte, i soldati. Dopo tanta sofferenza riesce ad avere il permesso dal marito per andare a trovare la famiglia. Inizia così un viaggio verso la terra d’origine. La seconda parte del romanzo è tutta dedicata al ritorno nel Paese occupato e indica un recupero della propria identità, del proprio io, nella consapevolezza, però, che una terra che emargina la donna difficilmente avrà la sua libertà. Il libro racconta molto della vita dell’autrice: entra nel vivo del suo percorso esistenziale di lotta per la libertà e per i diritti di uomini e donne. Anche se ci sono elementi di fantasia, è da considerarsi testimonianza storica autobiografica. In quasi tutti i romanzi di Sahar Khalifa, i personaggi femminili somigliano molto all’autrice: sono donne determinate, che combattono come possono contro ogni forma di sopruso. Lo stile narrativo è interessante, perché riesce a catturare il lettore con una sequenza di immagini affascinanti. Si vedono le azioni, si percepiscono i pensieri e i ricordi. Ed è come essere parte attiva della trama, anche se i luoghi, alcune volte, sono descritti in modo essenziale.
La svergognata: diario di una donna palestinese
di Sahar Khalifa, Giunti editore
pagg. 144, 9.50 euro
L’autrice
Sahar Khalifa nasce nel 1941 a Nablus. All’età di 18 anni è costretta a sposare un uomo con il quale resterà per trent’anni e dal quale avrà due figlie. Consegue la laurea in letteratura inglese e americana all’Università di Bir Zeit, nei territori occupati palestinesi e un dottorato in American Studies all’Università dell’Iowa. Insegna letteratura all’Università dell’Iowa e di Bir Zeit. Fonda il Women’s Affair Center in Nablus, poi a Gaza City e ad Amman: un’organizzazione che punta a riconoscere un ruolo sociale e politico alle donne. La sua opera più popolare è il romanzo Wild Thorns (1984), pubblicato la prima volta in arabo nel 1976. In esso, l’autrice affronta il conflitto tra la Palestina e l’esercito israeliano. Gli altri lavori di Sahar Khalifa, sono: We Are Not Your Slave Girls Anymore (1974); The Sunflower (1980); Memories of an unrealistic woman (1986), un romanzo che trae spunto dalla sulla sua esperienza di matrimonio; The Door of the Courtyard (1990); The Inheritance (1997). I suoi lavori sono stati tradotti in tedesco, inglese, russo, ebraico e svedese.
NELLA FOTO: LA SCRITTRICE SAHAR KHALIFA