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5 Maggio 2024

Martina Galletta: "Il coraggio delle donne si vede nei momenti più difficili"

di Iulia Greco
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Martina Galletta: "Il coraggio delle donne si vede nei momenti più difficili"

E’ in uscita in questi giorni per ‘Infinito Edizioni’ il primo romanzo firmato dall’attrice, autrice e compositrice Martina Galletta, dal titolo: ‘La dimora degli dei’: un noir di genere che propone una lettura originale del ruolo femminile negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale

C’è una lunga tradizione di ‘noir al femminile’ nella letteratura occidentale: da Agatha Christie a Fred Vargas, da Mary Shelley a Matilde Serao. Donne autrici di capitoli unici del patrimonio romanzesco, europeo e non solo. Donne creatrici di personaggi alla ricerca della verità tra grovigli di delitti e crimini. Al suo debutto alla scrittura di un romanzo, Martina Galletta parte da questa tradizione con un omaggio conclamato alle ‘signore del giallo’, per dar vita a un nuovo noir di genere ambientato tra le due guerre, che propone una sua lettura del ruolo femminile a ridosso della seconda guerra mondiale. Un racconto di emancipazione femminile e coraggio, con leggerezza e ironia.  

Martina Galletta, questo tuo primo romanzo, ‘La dimora degli dei’, è un ‘noir’: è proprio vero che ‘l’intuizione è donna’?
“Mi ha sempre colpito, affascinato e angosciato la condizione femminile del secolo scorso. Anche se, a dir la verità, spesso mi inquieta anche quella attuale. Sono una lettrice vorace e, ogni volta che mi imbattevo in romanzi ambientati in epoche in cui le donne non avevano diritti, né possibilità di studiare o di emanciparsi, cercavo di immedesimarmi in quella realtà così ingiusta e opprimente, per capire cosa avrei fatto io. Ed è quello che ho provato a fare con ‘La dimora degli dèi’. Britta, la mia protagonista, è una giovane donna appassionata di cultura, libri e avventura, che vorrebbe disperatamente avere accesso a un sapere e a un’indipendenza appannaggio solo degli uomini. E, sfidando tutte le convenzioni, cerca la sua libertà in uno dei momenti storici più cupi per l’Europa. Io non so se ‘l’intuizione sia donna’, ma a mio parere il coraggio sicuramente lo è…”.

Come Martina_Galletta_Foto_Raffaello_Balzo_2.jpgmai hai scelto di ambientare questa storia proprio al confine fra Austria, Germania e Svizzera nel 1938?
“Questa è una bella domanda: la verità è che non ne ho idea. A parte gli scherzi, vi spiego un attimo la genesi del libro. Io avevo iniziato a ‘buttar giù’ qualche riga quasi per gioco, senza nessuna aspettativa. Britta, la mia protagonista, è venuta fuori quasi subito, col suo bel caratterino e la sua dolce prepotenza, insieme ad alcuni dei personaggi principali. Avevo deciso di ambientare ciò che stavo pensando solo come un racconto di poche pagine su una nave da crociera, ma già al primo capitolo mi sono arenata. Con un po’ di sconforto, ho cestinato tutto e non ci ho più pensato. Dopo qualche settimana, però, mi è capitato lo scritto sottomano, l’ho riletto e ho avuto l’epifania: non erano i personaggi a non funzionare, ma l’ambientazione. Tuttavia, l’idea di uno spazio chiuso, lussuoso e claustrofobico al contempo, mi stuzzicava sempre. Allor ami sono chiesta: se non una nave, perché non un albergo sommerso dalla neve? Ciò di cui il testo aveva bisogno, per decollare, era di essere inserito in una zona di confine: una babele di linguaggi e di usanze diversi, possibilmente in un periodo storico esplosivo e pericoloso. Così è nata ‘La dimora degli dèi’: ultimo baluardo prima del caos, qualche mese prima della seconda guerra mondiale, con persone di ogni nazionalità bloccate insieme e l’ombra di Hitler che incombe su ogni cosa. E il gioco è fatto”.

Perché la prefazione è a cura di un critico teatrale, Andrea Porcheddu?
“Come sapete, sono un’attrice e lavoro da sempre in teatro. Ho la fortuna di conoscere Andrea da tantissimi anni: mi vide e recensì una versione molto particolare dello spettacolo ‘Todo’, di Rafael Spregerlburd, per la regia di Alessio Nardin. Una pièce che ho particolarmente amato e che Rafael stesso venne a vedere, facendoci un grande onore. Da allora, Andrea e io siamo rimasti in contatto e ci siamo incontrati su tantissimi palcoscenici. Quando, la scorsa estate, è venuto alla prima pugliese di ‘Freetime’, spettacolo di Gian Maria Cervo e dei fratelli Presnyakov, per la regia di Pierpaolo Sepe (altro lavoro che ho adorato in cui, oltre a recitare, cantavo e suonavo un sintetizzatore) non ho resistito e ho preso il coraggio a due mani: gli ho chiesto di leggere il mio romanzo e, se gli fosse piaciuto, di scrivermi la prefazione. Ha accettato e sono profondamente grata per il suo interesse e per le sue parole. Peraltro, oltre che un critico, Andrea è un giallista eccezionale”.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? C’è forse un altro libro in cantiere?

“Confesso: è proprio così. Ho aspettato che ‘La dimora degli dèi’ fosse in libreria, perché non riuscivo a concentrarmi su un nuovo progetto finché la mia ‘creatura’ non fosse stata in buone mani. Ora che il suo viaggio è cominciato, non vedo l’ora di buttarmi in una nuova avventura. Ho già le idee chiare: posso anticiparvi poco, ma sicuramente si tratterà di un altro romanzo storico: un genere che mi è particolarmente congeniale, perché mi permette di immergermi completamente in un’altra realtà. Amo studiare minuziosamente i dettagli di ogni epoca, per poterla ricostruire al meglio: la situazione politica, le mode, la cultura, ma anche i cibi, i vini, le canzoni, la foggia dei cappelli, la forma delle maniche. Sono un po’ maniacale, lo ammetto, ma spero che il risultato restituisca il più profondamente possibile l’atmosfera degli anni… No, non lo dico! Per ora è un segreto: niente spoiler…”.

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LE FOTO UTILIZZATE NEL PRESENTE SERVIZIO SONO DEL FOTOGRAFO, RAFFAELLO BALZO


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