Una leggenda legata a un vino, una misteriosa basilica romanica, una lapide con un’iscrizione che raffigura un personaggio dall'identità misteriosa, noto come Defuk: questo il contesto di ricerca di un bellissimo saggio di storiografia medievale di Quinto Ficari
Filippo, il più giovane dei figli maschi di Federico I detto 'il Barbarossa' e Beatrice di Borgogna, era il fratello dell'imperatore Enrico VI, padre di Federico II di Svevia, lo ‘stupor mundi’. Ebbene, Filippo degli Hohenstaufen, zio di Federico II, inviò a Montefiascone, nell’area dei Falisci, il suo consigliere di fiducia, amico intimo del vescovo tedesco, monsignor Johannes De Fuk. Friederich von Tanne, dignitario della corte degli Hohenstaufen e consigliere di Filippo, goloso della cucina locale e amante del buon bere, ebbe proprio a Montefiascone un ‘coccolone’ della miseria e qui, nel 1197, ci lasciò le ‘penne’. Il vescovo, per il suo riposo eterno, gli concesse, per la profonda amicizia che li legava, la sua tomba, la quale sin da allora viene ritenuta quella del monsignore. E’ questa la ‘pista’ seguita dallo scrittore Quinto Ficari, autore del saggio storico ‘La leggenda di Defuk… e il mistero di Federico II di Svevia’ - edito dalla casa editrice on line Est! Est!! Est!!! - il quale, con ‘penna analitica’, ci conduce amabilmente attraverso un intricato mistero del nostro Medio Evo, che alimenta, da sempre, miti e leggende popolari nella zona di Montefiascone, in provincia di Viterbo. Sollevato dal dover morire a Montefiascone e dall’essere sepolto nella basilica di San Flaviano, De Fuk riparò nella sua terra teutonica, ove riposa per l’eternità in una delle tante abbazie benedettine del territorio di Augsburg. È per questo motivo che, da secoli, si parla della ‘presunta’ tomba del vescovo, che ora è situata, dopo vari spostamenti, all’interno della terza cappella di sinistra nella parte inferiore della basilica di San Flaviano, dove nella pietra scura tombale sono ancora riconoscibili alcuni stemmi cardinalizi e l’intuibile iscrizione: “Est est est pr nim est hic Jo Fuk do meus mortus est”. Molti storici ritengono che la traduzione debba essere interpretata come l’avvertimento che lì sotto, prima di Jo Fuk, fu sepolto il ‘domus’ amico di Fuk e non sia, come il volgo ritiene, un dono del servo Martinus al suo monsignore, ricordando come questo apprezzasse il ‘mitico’ vino di Montefiascone. Il 13 aprile 1111, il vescovo Johannes Fugger, conosciuto come De Fuk, di nobile famiglia tedesca, scese in Italia per accompagnare Enrico V a Roma, il quale pretendeva alla corona imperiale. Quando Enrico V vide che questa gli veniva rifiutata, prese prigionieri il papa, Pasquale II, insieme a molti cardinali, costringendoli ad accettare le sue richieste, sia per la sua incoronazione, sia per il suo diritto all'investitura dei vescovi. Una volta ottenuta, con la forza, l'incoronazione a imperatore, Enrico V passò il titolo di Vicaria imperiale e Viceregina d'Italia a Matilde di Canossa, per i suoi notevoli meriti. L'incoronazione avvenne fra la chiesa di Sant'Antonino e il castello di Bianello, a Quattro Castella, oggi in provincia di Reggio Emilia, tra il 6 e il 10 maggio 1111. Non appena Enrico V fece ritorno in Germania, la curia romana revocò gli accordi raggiunti e istigò i principi tedeschi contro l'imperatore. Già nel 1112, i nobili della Sassonia si rivoltarono contro di lui. Tra loro, vi era anche il futuro imperatore: Lotario III. Le rivolte perdurarono fino al 1115, quando alla morte di Matilde di Canossa, il titolo di re d'Italia si ricongiunse con quello dell'impero. Il 7 gennaio 1114, a Magonza, Enrico V sposò Matilde d’Inghilterra, la figlia dodicenne del re inglese Enrico I, la quale, alla morte del marito, avvenuta nel 1125, fece ritorno da suo padre alla corte di Londra. Nel 1116, con una solenne cerimonia a Santa Tecla, Enrico V venne scomunicato da Giordano di Clivio, arcivescovo di Milano. Enrico V proseguì senza esitazioni nella lotta contro il papato fino al 1122, quando attraverso il Concordato di Worms giunse a un compromesso con papa Callisto II. Nel 1124, Enrico V, dopo essersi alleato col proprio suocero, re d'Inghilterra e duca di Normandia, Enrico I Beauclerc, invase la contea di Champagne arrivando fino a Reims, dove si fermò poiché lo attendeva un imponente esercito che lo costrinse a rientrare in Germania. Enrico V morì a Utrecht il 23 maggio 1125. Fu sepolto nel duomo di Spira, accanto all’autentica tomba del vescovo, Johannes Fugger, conosciuto a Montefiascone come De Fuk. Ma Montefiascone è non solo la leggenda di De Fuk: in realtà c'è anche quella della sepoltura di Friederich von Tanne, il dignitario della corte degli Hohenstaufen e consigliere di Filippo, zio di Federico II di Svevia. Possiamo dire che cedere le proprie sepolture possa essere un gesto scaramantico, oppure di vera amicizia, così come Giuseppe d’Arimatea cedette il suo sepolcro al Cristo di Nazareth, o come la famiglia Rossellini, che nella loro tomba al Pincetto del Verano accolse il sarcofago di Anna Magnani. Quinto Ficari, autore di questo saggio storico pubblicato dalla casa editrice on line ‘Est! Est!! Est!!!’, ci conduce insomma in un’avvincente analisi degli eventi, ben delineati nella chiarezza espositiva dei fatti storici. Si parla della “cancellazione del ricordo” voluta dallo stesso vescovo come sua volontà testamentaria, affinché venisse alla luce l’autentica sepoltura di von Tanne, poiché lui, Jo Fugger, è sepolto in ben altri siti: e che non si parli affatto degli Hohenstaufen, né si faccia menzione dei loro dignitari. Federico II morì il 13 dicembre del 1250: aveva 56 anni ed era l’uomo che la Storia poi definirà: “Il sommo”; “lo stupore del mondo”; “il miracoloso trasformatore”. Nel testamento dispose di essere sepolto nel duomo di Palermo, accanto al padre Enrico VI, alla madre Costanza d’Altavilla e alla prima moglie, Costanza d’Aragona. La chiesa tutta continuò a schierarsi contro Federico II “il ghibellino”, la sua famiglia, la sua corte, le sue idee, i suoi scritti, le sue opere, i suoi castelli e palazzi imperiali, legittimando la cancellazione e la distruzione, oppure intervenendo strumentalmente sulla percezione pubblica della memoria dell’imperatore Federico II di Svevia. Dalla lastra tombale, situata nella basilica di San Flaviano a Montefiascone, risulta evidente l’accanimento sull’immagine del personaggio sepolto, di manipolazioni eseguite allo scopo non solo di distruggere, ma di ‘decontestualizzarne’ la memoria poiché appartenuto alla corte di Federico II di Svevia, per ridicolizzarne il ricordo e condannarlo all’oblio. ‘La leggenda di Defuk’ di Quinto Ficari (Est, Est, Est edizioni) risveglia l’interesse per la Storia. In particolar modo, per quella medievale, spesso considerata immersa negli oscurantismi, o circondata da eresìe e superstizioni.
Il volume è disponibile su: https://www.amazon.it/leggenda-Defuk-EST-ebook/dp/B00COGV5P2
NELLA FOTO: LO SCRITTORE E SAGGISTA QUINTO FICARI
Salva