Un ‘giallo’ avvincente che oltre a tratteggiare personaggi di grande umanità è anche un racconto della società in cui viviamo e della quale ci lamentiamo vista dagli occhi di una donna che, per scelta di vita e per lavoro, lotta per la giustizia
Dopo poche decine di righe, alla Giulia Magnani ti sei già affezionato. E io sono come i cani, quando mi affeziono non mi stacco più. Così mi leggo il libro, lo chiudo e lo ricomincio. Faccio sempre così. Non me la prenderò con l’autrice, che avrebbe potuto chiudere la storia l’11 giugno (che è il mio genetliaco), ma solo per questa volta. Passo oltre: ho la fortuna di poterlo fare e proseguo con la lettura che non vi racconterò per esteso. Si scopre un cadavere in un pozzo, il livello di mummificazione è tale che si fatica a riconoscerlo: un po’ quello che succede a certe tipe famose, che appaiono in pubblico tutto il giorno così mummificate da faticare a riconoscerle (si usa il femminile, ma molte sono maschi) e a Giulia Magnani tocca indagare. Mica che si tiri indietro, perché lei che è la commissaria di quel piccolo commissariato schifato dai colleghi che ce l’hanno più grosso (il commissariato, ndr): lei è una lottatrice, nel senso di una che tira avanti con le unghie e coi denti, prendendo a sberle le sue sofferenze e andando avanti qualunque cosa accada. Perché ha scelto. La storia, un 'giallo' che è anche avvincente, oltre a tratteggiare personaggi di grande umanità, va avanti tra un omicidio e l’altro, un rapimento, un dramma famigliare, una sporca vendetta, molti maschi bastardi, molte donne infide, in quello che è anche un racconto della società in cui viviamo e della quale ci lamentiamo – ma l’abbiamo fatta noi, mica i nostri gatti – vista dagli occhi di una donna che, per scelta di vita e per lavoro, lotta per la giustizia. Il 'giallo' scorre via. Ed è così appassionante l’intrecciarsi tra le vicende personali di Giulia Magnani, dei suoi collaboratori e dei colpevoli possibili, che a scoprire l’assassino nemmeno ci pensi. Tanto ci pensa lei, la Giulia. E il finale ti lascia sereno perché, come sempre sa fare, Flaminia P. Mancinelli va oltre quello che racconta senza raccontarlo. Lo butta lì, per chi sa coglierlo. Perché Flaminia P. Mancinelli è brava, tra le altre cose. E un 'giallo' lo sa scrivere. Come sa scrivere molto altro. Tipo un romanzo chiamato ‘Amore infinito’, che se non avete letto è lì che vi aspetta. Nel frattempo, iniziate con questo bel libro: 'Nell'oscurità del pozzo' (Giunti Editore). E con lei Giulia che, tra le tante qualità, ha quello di mettere al centro della scena donne lesbiche e uomini gay, per i quali il centro della vita è l’umanità e non con chi vanno a letto e cosa ci fanno. A testimonianza che dietro un’ottima autrice c’è sempre una profonda conoscenza della vita. Perché, come sanno perfettamente certi ministri della 'qultura', non ci sono solo i titoli e i libri: quando sono scomodi, si possono sempre bruciare (per tornare alle mummie citate qualche riga più sopra). E, per molti versi, la Giulia Magnani comoda comoda non è. In attesa del prossimo romanzo, che so dove sarà ambientato, ma non sono proprio sicuro di potervelo dire. Così mi taccio qui.