Una ‘mostra-evento’ che si sta chiudendo in questi giorni, organizzata dal Museo archeologico di Napoli, ha celebrato i vent’anni dalla scomparsa del grande stilista ricordando le sue creazioni
Va a concludersi in questi giorni la rassegna ‘Dialoghi/Dissing – Gianni Versace Magna Grecia Tribute', tenutasi presso il Museo archeologico di Napoli. La ‘mostra-evento’ è stata dedicata al celebre stilista nel ventennale della sua scomparsa. L’esposizione, un vero e proprio 'atto d'amore' in ricordo del nostro famoso “sarto del sud”, ha ospitato la collezione privata di abiti e oggetti di Versace oggi curata da Antonio Caravano, tre sculture di Marcos Marin, le opere di Manuela Brambatti, Bruno Gianesi, Marco Abbamondi e Ilian Rachov, nonché l’abito ‘olfattivo’ creato dall’azienda partenopea ‘Mansfield’. Il ‘fil rouge’ della rassegna, curata da Sabina Albano e Maria Morisco, era il rapporto tra Gianni Versace e la Magna Grecia. La sala del ‘Cielo stellato’ e il giardino adiacente hanno ospitato una serie di abiti, oggetti e video che hanno reso reso pienamente l’idea di questo 'colosso' della moda italiana, che aveva fatto della Magna Grecia la sua fonte d’ispirazione e il suo marchio di fabbrica irripetibile. “Avevo in mente questo progetto davvero da molto tempo", dichiara Sabina Albano, “poiché il linguaggio della moda è un linguaggio storico. Parlare di Gianni Versace e della Magna Grecia significa tornare alle origini della nostra cultura. Io stessa, in fondo, sono un’archeologa con la passione della moda. Un abito degli anni 90 non è altro che un reperto, figlio di iconografie artistiche, anch’esso un pezzo di Storia: la nostra. Gianni Versace, uomo del sud, aveva nel Dna tutte le immagini della cultura classica, che poi ha stampato sugli abiti”.
“Con la mostra dedicata alla creatività di Gianni Versace”, ha commentato Paolo Giulierini, direttore del Museo archeologico nazionale di Napoli, “abbiamo voluto dimostrare che non esiste una divisione, ma una continua contaminazione tra le arti”. Per ospitare la mostra è stato scelto proprio il Mann, ovvero il Museo archeologico nazionale di Napoli, uno dei più importanti musei archeologici al mondo, che può vantare un enorme patrimonio di opere d’arte e oggetti vari risalenti all’epoca greca e romana. Il titolo stesso della mostra non è una scelta casuale: ‘Dialoghi/Dissing’, infatti, con gergo mutuato dal rap, sta a indicare quel ‘contrasto’ che lo stilista ha rappresentato nella storia della moda con le sue innovazioni ‘classiche’. Un ‘contrasto’ rappresentato anche dall’abbinamento ‘moda-archeologia’ del Mann.
Eppure, “si tratta di un contrasto solo apparente”, ci dice Sabina Albano a conclusione dell’evento, “perché Gianni Versace può essere confrontato con le nostre comuni radici: quelle della Magna Grecia. Cerniera imprescindibile tra cultura occidentale e orientale, il sud d’Italia è stato per il couturier un patrimonio da diffondere nel mondo, non solo quello della moda. Interprete carismatico del proprio tempo, Versace ha diffuso, attraverso i propri abiti, l’iconografia del passato, catapultandola nel futuro. Le sue camicie sono un ‘colto résumé’ di immagini che questo artista geniale ha fatto girare nel mondo. Insomma, con la mostra dedicata alla creatività di Gianni Versace”, conclude la Albano, “abbiamo voluto dimostrare che esiste una continua contaminazione tra le arti. Le iconografie del mondo antico si ritrovano dappertutto negli sgargianti abiti di Versace. E un museo che conserva la storia della moda non poteva non essere la ‘culla’ di questa mostra di arte contemporanea”.
NELLA FOTO: GIANNI VERSACE
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