Giovanissimo stilista partenopeo, Luigi Gaglione si è fatto strada nel mondo della moda con abiti realizzati a mano da una eccellente sartoria napoletana. Convinto sostenitore del 'Made in Italy', realizza vere e proprie opere d’arte traendo ispirazione dai colori della sua terra e con i suoi abiti, sia per uomo sia per donna, ha conquistato i gusti del pubblico. Lo abbiamo incontrato a 'Città della Scienza' per capire l’evoluzione dell’alta moda in Italia, e non solo
Il mese scorso in occasione dell’Aperifesta (serata era organizzata da Peugeot Scooters che ha presentato il nuovo motociclo intelligente Metropolis) il giovane stilista Luigi Gaglione ha presentato a “Città della Scienza”, a Bagnoli (Na), una sfilata della sua ultima collezione. Introdotta e omaggiata dall’ospite d’onore Alessandro Cecchi Paone, la passerella di abiti presentati, come tutti quelli realizzati dal promettente designer, è stata molto applaudita grazie a uno stile ricercato, mai volgare, che sa esaltare la femminilità e l’eleganza. Un tratto distintivo con il quale, lo scorso febbraio al Teatro Nazionale di Cluj Napoca (Romania), Luigi Gaglione aveva affiancato grandi stilisti come Gai Mattiolo, Tina Arena e Marina Mansanta al “Gran Galà della Moda” rappresentando L’Italia (grandi consensi aveva suscitato l'abito tricolore che rappresentava la bandiera italiana, indossato dalla modella salentina diciassettenne Naomy Citthani). L’atelier di Luigi Gaglione si trova a Comiziano in Via Raffaele Napolitano, 84- Napoli. Noi abbiamo scelto di intervistarlo, per comprendere come si sta evolvendo la situazione degli stilisti, emergenti e non, in Italia.
Luigi Gaglione, lei è uno dei giovani stilisti che hanno rappresentato il nostro paese al Gran Galà della Moda dedicato all’Italia organizzato lo scorso febbraio al Teatro Nazionale di Cluj Napoca. Oggi è affermato sia in Italia sia all'estero: come ci è riuscito?
“Non era nelle mie ambizioni. Mi è capitato per caso, esattamente da pochi mesi. Ho sempre disegnato. Ho avuto l'occasione di disegnare una produzione per un concorso nazionale. Lì ho incontrato manager che mi hanno proposto di disegnare degli abiti per una sfilata in Romania e prima ancora per il Gran ‘Galà Nazionale della Moda’ rappresentando l’Italia. Tutto è successo per caso, non era voluto”.
Com’è nata la sua passione per il design?
“Io sono nato in una famiglia di incisori di corallo (materia prima nell’economia di Torre del Greco). La vena artistica ereditata dai miei genitori ho saputo proiettarla su carta (forse anche per superare con l’arte vicissitudini adolescenziali particolari). Mi è sempre piaciuta l’architettura, avevo una smania di disegnare ovunque andassi.In tutta sincerità con il lavoro che facevo prima guadagnavo più di adesso, ed ero molto più tranquillo. Oggi ho molte preoccupazioni, ho un'attività che è una grande fatica dirigere perché l’alta moda è una nicchia di mercato di cui poche persone possono usufruire.Mi sono dovuto proiettare all’estero per avere un mercato più ampio, per ambire a un qualcosa di più e anche per uscire dalla routine. È successo per caso, ma io ci ho messa la mia arte e tanta, tantissima buona volontà”.
Ha scelto di lavorare con l'alta sartoria partenopea, per quale motivo?
“Dico sempre che si nasce creativi e si diventa sarti e stilisti. La sartoria italiana è un supporto, è qualcosa di indispensabile, è una forza. Io desidero con tutte le mie forza che l’alta moda sia femminile che maschile, si concentri al Sud, perché è fondamentale dare alle persone la possibilità avere un'occupazione e di emergere nel loro campo . Credo che l’alta moda nasca al Sud, e che sia necessario dare la possibilità a qualcuno di creare la moda.”
Le sue creazioni si ispirano ai colori e agli odori della sua terra. Quali crede siano i punti di forza del suo stile?
“Io vivo in un posto per certi versi tremendo Eppure le sensazioni che ti regala la terra del Vesuvio, i profumi, i sapori, gli odori, i colori che ti donano questa terra non li trovi dovunque. Anche l’anima ha bisogno di quei profumi. Napoli è una città unica nel bene e nel male, e possiede profumi inconfondibili”.
Lei ribadisce il valore del "Made in Italy". Anche la moda sta vivendo la crisi?
“C’è un grande caos tra gli stilisti. Per me l’alta moda, lo stilista e gli altri pseudo-sarti sono coloro che si circondano di persone valide, dalla sarta alla ricamatrice. Lo stilista deve essere in grado di far emergere quello che di meglio sanno fare questi artigiani, rendendolo unico, universale. È grazie alla sua creatività che emerge il meglio del potenziale che esiste in loro. E l’opportunità di farlo esiste per tutti. Io sono profondamente convinto che ‘volere è potere’, è una questione di buona volontà”.
Le sue creazioni vengono definite spesso ‘opere d’arte’. Cosa la ispira?
“Voglio lasciare questo attributo agli stilisti più importanti di me. Io sono solo un lustrino tra tanti lustrini più grandi di me”.
Com’è la situazione attuale per gli stilisti emergenti e non in Italia? La moda può servire per agganciare una ripresa?
“La crisi fa paura a tutti, chiudersi in casa e curare i propri interessi non aiuta nessuno, aiuta soltanto se stessi. Come imprenditore penso che trainare la ripresa economica dell’Italia sia un mio dovere, anche se non guadagno niente. È nostra responsabilità, al pai del farsi portavoce nei confronti del governo, perché è necessaria la sua presenza tra la gente, tra gli artisti. Ci sono molte persone in difficoltà e molte che sperano in un futuro migliore. Io cerco di fare del mio meglio per essere io per primo a creare quel 'domani' e garantire loro la sicurezza di un lavoro. La ripresa economica sta nell’orgoglio, nel credere nelle proprie forza, non fa niente se si guadagna poco all’inizio. Per uscire dalla crisi si deve pensare che non tutti possono fare gli stilisti, i sarti, i modelli o gli artisti. Io credo che sia ormai d’obbligo uscire da quel pensiero che ci è stato tramandato dagli anni ’70 con l’industrializzazione. Esiste nella società un forte bisogno di ritorno all’artigianato. Oggi trovare una sarta è un enigma, è una pazzia. Quelle che ci sono lavorano in nero, quelle che trovi in regola sono da valutare, non è più come una volta, è cambiato un po’ tutto. L’alta moda, ricordiamocelo, non è per tutti, questo bisogna farlo capire alle mamme che vogliono fare delle figlie delle modelle a tutti i costi. Esistono donne belle con una 46, la femminilità non si misura con una taglia. Io spero vivamente che si ritorni a fare dell’artigianato, è questa la chiave per uscire dalla crisi”.
Ma il costo del lavoro in Italia è un problema: come la mettiamo?
"L’alta moda è più costosa, proprio perché richiede una lavorazione più accurata. All'estero la qualità del Made in Italy viene percepita e il prezzo non è un problema. L'idea di una commercializzazione di un prodotto, venduto per tutti allo stesso prezzo è una sfalsatura del mercato, una deriva del capitalismo. Da noi si dice: quanto spendi tanto vale”.
Cosa pensa del Made in China e dei grandi stilisti che delocalizzano la produzione?
“Per me è giusto che lavorino anche i cinesi, che producano. Non ritengo giusto però che l’alta moda produca in Cina per fuggire dai problemi dell’Italia. Il problema vero è il falso prodotto italiano: si tratta di una vera e propria truffa perché ci sono persone che lavorano dalla mattina alla sera, e poi arrivano stilisti che producono in Romania, in Polonia e ci mettono il marchio ‘Made in Italy’. Questo capita purtroppo e non è giusto”.
Naomy Citthani è una delle modelle che sfilano per lei. Cosa deve avere una modella per essere selezionata dal suo casting?
“Naomi è una bravissima ragazza, intelligente, che ha saputo farsi strada. Ci tengo a parlare anche di Ines Trocchia, una fotomodella che è partita con me. Ha rappresentato una scommessa, perché non è molto alta. Io l’ho scelta vedendo la sua foto su facebook, dopo le si è aperto tutto un mondo. Ines Trocchia ha talento, sta bene sullo schermo, non ha l’altezza che l’aiuta, ma attualmente come fotomodella è la scoperta del Sud ed è un mio orgoglio. Vederla in alcune pubblicità per me è stata una gioia immensa. Per quanto riguardai i casting l’altezza mi interessa relativamente. Per me sono rilevanti la femminilità di una donna, il modo in cui si muove e si esprime, il portamento, il suo cervello. Il resto passa inosservato”.
I suoi prossimi progetti?
“Io credo che l’alta moda sia a Napoli, perché la classe è qui. Spero di andare nell’autunno del prossimo anno a Parigi. La capitale francese è il mio sogno. A Roma, finita la sfilata non c’è nessuno che ti aspetta, non ci sono compratori. Parigi invece è pazzesca: i buyers ti aspettano, è tutto diverso, si muove l’economia. Parigi è una città come Napoli, in continuo movimento”.