Carnevale 2017: si afferma definitivamente la moda di mascherarsi evolvendo le vecchie tendenze ‘fanta-horror’ degli anni ’80 del secolo scorso, fino ad approdare al mondo manga, anime e dei videogames
Da millenni, sin dai tempi delle 'dionisiache' greche o delle ‘barabbate’ dell’alto medioevo, il carnevale è la festa del mascheramento e del capovolgimento dei ruoli: un momento dell’anno in cui tutti possono essere ciò che vogliono. Un fenomeno antropologico discendente da ancestrali forme di religiosità popolare, che sono sempre esistite. Ma oggi, fumetti e televisione hanno allargato i confini dell’immaginazione giovanile, fino ad arrivare al fenomeno del ‘Cosplay’. Il termine è formato dall’unione delle parole inglesi ‘costume’ + ‘play’ e descrive l’uso di indossare abbigliamento ispirato a un personaggio appartenente al mondo degli ‘anime’ o dei ‘manga’ in occasione di un evento a essi legato, o anche soltanto tra amici accumunati dalle stessa passione. Fino a qualche anno fa, in Italia, pochi sarebbero stati in grado di spiegare la definizione ‘Cosplay’, fatta eccezione per i 'cosplayers', ovviamente. Invece, nel giro di pochi anni il fenomeno si è allargato a ‘macchia d’olio’, coinvolgendo sempre più spesso una larga fetta della popolazione giovanile. Il ‘Lucca Comics’, per esempio, ne è una prova lampante. Ma cos’è, esattamente, la 'moda cosplay'? Si tratta di uno strano ‘mix’ tra una filosofia popolare, un hobby, una tendenza all’ultimo ‘grido’ e un’occasione per socializzare fra persone che amano fumetti, videogiochi o personaggi dei cartoons provenienti dal sempre fantasioso mondo del Giappone. Il ‘Cosplay’ vede ragazzi e ragazze ‘travestirsi’ come gli eroi o le eroine del mondo ‘fantasy’, imitandone alla perfezione i vestiti, le armi, le acconciature e persino la psicologia. Costoro, appunto, sono quelli che amano definirsi ‘cosplayers’.
La filosofia
L’attuale ‘mondo cosplay’ è l’evoluzione sociale di tutti quei ragazzi che, negli anni ’80 del secolo scorso, amavano travestirsi da personaggi delle serie tv fantascientifiche ‘cult’. Basti pensare ai ‘Trekkers’, ovvero coloro che imitavano i personaggi della famosissima serie ‘Star Trek’ e che, ancora oggi, organizzano 'raduni planetari' per dedicare intere settimane al loro 'culto' preferito. Rispetto a loro, però, i ‘cosplayers’ sono più creativi e ‘sfacciati’, poiché amano girare vestiti nei modi più stravaganti. L’importante non è solo vestirsi con ‘gonnelline’ provocanti e 'ammiccare' al turista con modi di fare e pose da ‘selfie’ di provenienza ‘anime-orientale’: quella è semplicemente imitazione di una moda che, invece, affonda le sue radici in una vera e propria filosofia. Il ‘cosplayer’, infatti, non sceglie mai 'a caso' il proprio soggetto. Si tratta, invece, di una selezione meditata, di uno studio teso a individuare l’affinità più profonda con il carattere del ‘singolo’, che cerca di diventare ‘emulo’ del proprio eroe, fino a identificarsi con esso in una sorta di realtà alternativa. Difficilmente si potrebbe vedere un ‘cosplayer’ aggirarsi per le strade armato fino ai denti con spade, lance ed enormi ‘bazooka’ in plastica o in gommapiuma, perché verrebbe ovviamente fermato, controllato o tratto in arresto. Potremmo, invece, godere delle sue ‘performance’ nelle manifestazioni create ‘ad hoc’, oppure nelle fiere invase da questa tendenza. I ‘cosplayers’, infatti, sono veri e propri ‘artisti’ non solo a livello scenico e interpretativo, ma anche a livello pratico, poiché molti di loro creano autonomamente il proprio abbigliamento e le propria maschere, con uno stile degno di un film di Hollywood.
I successi italiani
L'Italia si conferma ai vertici assoluti internazionali del ‘Cosplay’. Lo scorso anno, al ‘World Cosplay Summit’ di Nagoya, il campionato mondiale che riunisce decine di migliaia di appassionati provenienti da tutto il pianeta, la coppia formata dai milanesi Luca Buzzi (35 anni) e Manuel Capitani (24 anni) ha conquistato il podio d'onore alle spalle solo della coppia messicana, risultata vincitrice. Ma l'Italia, in verità, è già stata campione del mondo per 3 volte negli ultimi 11 anni. Lo stesso Buzzi, un ingegnere informatico, era già risultato vincitore nel 2010. La manifestazione, insomma, sta diventando sempre più competitiva, tanto che quest'anno ha visto la partecipazione di rappresentanti di 26 Paesi. I due italiani hanno interpretato una scena del secondo film della serie ‘Neon Genesis Evangelion’, impressionando per i loro costumi molto sofisticati, realizzati in quattro anni di lavoro con il contributo decisivo del padre di Manuel Capitani. Tra le animatrici più entusiaste del filone ‘made in Italy’ vi è anche Claudia Fattorini, modella 'cosplayer' e ‘curvy’, una ragazza che rappresenta tutte coloro che non ricercano, pur lavorando nel mondo della moda, la ‘magrezza’ estrema. Già da qualche tempo, Claudia prende parte come ‘cosplayer’ a numerosi festival italiani, partecipando a selezioni nazionali che spera possano aprirle la strada del successo. Ecco cosa ci ha raccontato.
Claudia Fattorini, tu sei una modella ‘cosplayer’ e ‘curvy’: innanzitutto, ci spieghi cosa significa essere ‘curvy’?
“Curvy è un modo di essere, prima ancora che un ‘aspetto’ esteriore. Curvy, per me, è armonia, salute e bellezza. E’ l’equilibrio giusto: né troppo magro, né troppo grasso”.
Essere una modella ‘curvy’ è un vantaggio per fare la cosplayer?
“Il mondo ‘cosplayer’ è improntato molto sull’immagine e, spesso, sugli ‘ammiccamenti’. Sicuramente, essere ‘curvy’ aiuta a farsi notare nel mondo ‘cosplay’: diciamo che essere ‘curvy’, alla fine è una ‘qualità’ da dover sfruttare”.
Quando nasce la tua passione per il ‘cosplay’?
“Mi sono appassionata al mondo degli ‘anime’ e dei ‘manga’ già durante l’infanzia. All’epoca, non perdevo occasione per sfoggiare costumi o accessori dei miei personaggi preferiti. Ma la vera ‘full immersion’ nel mondo del ‘cosplay’ è avvenuta 4 anni fa, quando ho presenziato all’evento ‘Napoli Comicon 2012’ con il mio primo travestimento”.
Che cosa rappresenta, per te, il mondo dei ‘cosplayer’?
“E’ un mondo in cui mi sento a mio agio, nel quale posso essere me stessa dando priorità al divertimento, alla solarità, alla spensieratezza”.
Quali sono le tue serie, anime, manga o di videogames, preferite?
“Ce ne sono davvero tante: tra gli ‘anime’, direi che preferisco ‘Tokyo Ghoul’ e tra i manga ‘Ranma ½’, uno dei primi personaggi di cui ho anche sfoggiato il costume. Per quanto riguarda i videogames, invece, ho sempre avuto la passione per il genere horror”.
Quale personaggio preferisci rappresentare e perché?
“Il ‘cosplay’ a cui sono più legata, uno dei primi indossati e che meglio mi rappresenta, è ‘Tsunade’, tratta dal manga ‘Naruto’. E’ un personaggio che amo e in cui mi rispecchio molto”.
Che tipo di clima si vive, partecipando ai vari contest? C’è competizione tra i ‘cosplayer’?
“La competizione tra appassionati del genere è elevatissima: spesso si vive un clima di rivalità, ma secondo me, ciò che conta veramente, è la possibilità di condividere una passione cercando di non vedere il tutto solo come sfida”.
Quale sarà il prossimo evento a cui parteciperai?
“Sarò presente a Roma per il prossimo ‘Romics’. Sto maturando nuove idee e vorrei essere presente in una veste del tutto inedita: spazio alla creatività. Per il momento, però, il personaggio che ho pensato di rappresentare voglio che rimanga una sorpresa”.
NELLA FOTO: CLAUDIA FATTORINI
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