Energia, magnetismo, amore incondizionato: queste le emozioni regalate dal musicista cremasco Andrea Benelli, all’esordio con il suo primo lavoro da compositore, ‘Tiamoforte’, un album che ‘libera’ 30 anni di vita e di musica, una storia di immagini e suggestioni, ma soprattutto di un’avvincente passione
“Cosa vorresti fare da grande”? Chi di noi non si è sentito porre, almeno una volta nella vita, questa domanda? Andrea Benelli voleva suonare. E lo ha fatto. Per trent’anni della sua vita ha suonato l’organo, il pianoforte e il clavicembalo, collaborando con l’orchestra, la filarmonica e i cameristi del Teatro alla Scala di Milano. Poi, un giorno, mentre alle prese con lo studio per un concerto, le sue dita hanno iniziato a giocherellare con le note, prendendo liberamente il volo e opponendosi ai rigidi schematismi per i quali “due ottave di fila sono un errore”. Ed è stato in questo modo che la musica che aveva dentro – la sua musica e le sue emozioni – ha iniziato a materializzarsi, dando vita all’album 'Tiamoforte', il suo primo lavoro da compositore, presentato al pubblico e alla stampa lo scorso 2 marzo 2017 a Milano. Tredici pezzi che, per un’ora, hanno vivificato la sala Mac, la prestigiosa sala prove milanese di via Mac Mahon, con suggestioni e immagini che prendevano forma dalle note, dalle dita che scorrevano sul pianoforte e caricavano l’aria di un’energia intensa, mentre raccontavano di passioni e sofferenze, di speranza e di vita. Protagonista indiscusso dell’album è l’amore, di cui Benelli celebra il trionfo e l’azione salvifica attraverso la sua incondizionata passione per la musica. Che come tutte le grandi passioni non sempre è facile da gestire: spesso fa soffrire, a volte confonde, ma alla fine torna sempre. Perché il ‘senso’ è motivo di vita, di gioia, di distacco impossibile. La musica te la porti dietro. Sempre. Come metaforicamente ha voluto ribadire al suo ingresso in sala, accompagnato da quel piccolo pianoforte che il musicista porta sempre con sé e che adagia a terra solo per mettersi a suonare. Un concerto (e un album) emozionale, contraddistinto da ritmi crescenti, da tocchi soavi che si rinvigoriscono all’emergere della fisionomia del ‘dipinto’. Conosciuto, infatti, come “il pittore dei suoni”, Andrea Benelli riesce effettivamente a dare consistenza corporea alla sua musica e a catturare gli spettatori, attirandoli in una ‘bolla onirica’ vibrante, capace di instaurare una forte empatia con le emozioni degli ascoltatori. Intenso senza essere noioso, ‘Tiamoforte’ è un album dai colori variopinti, che gli consentono di lasciarsi seguire da giovani e non, di farsi apprezzare sia dalle orecchie degli addetti ai lavori, sia da quelle meno esperte. Ma come è nata l’esigenza di fare e di raccontare qualcosa di proprio? Cosa cambia o cosa accade nell’io di un esecutore ‘consumato’? Per chi volesse saperne di più, può leggere qui di seguito l’intervista che abbiamo realizzato per voi a margine della presentazione milanese di ‘Tiamoforte’.
Andrea Benelli, ‘Tiamoforte’ è il suo primo album: ci racconta com’è nata l’esigenza di suonare la sua musica?
“In realtà, ho scoperto che è diventata un’esigenza. Provengo dagli studi di organo e, per me, composizione significava mettermi al pianoforte ed eseguire note, cercando di non commettere errori. Non ho mai pensato di poter fare il compositore. Poi, invece, è successo. Per gioco. Era un pomeriggio dell’estate 2014 ed ero seduto al pianoforte per studiare un concerto, quando ho iniziato a giocare con le note, improvvisavo. Ecco: il primo brano è nato così e, di conseguenza, tutti gli altri. Quindi, sì: mi sono reso conto di aver avuto qualcosa da dire e, probabilmente, avrò ancora qualcosa da dire. Ma l’album è nato così, casualmente”.
I suoi brani sono evocativi, suggestivi, carichi di immagini: qual è la sua fonte di ispirazione?
“I brani non sono nati tutti nello stesso modo. Alcuni li ho proprio pensati con il preciso scopo di raccontare una storia: un esempio è il pezzo ‘Stronger than before”, dedicato a mio padre, che ha perso l’uso del braccio sul lavoro all’età di 18 anni. Mio padre si è rialzato più forte di prima, appunto: ha messu su una famiglia, ha lavorato, ha avuto tre figli a cui ha dato tanto amore. Io ho immaginato la sua vita in quel determinato momento storico e ho cercato di raccontarla. Quindi, in alcuni brani mi sono ‘imposto’ delle immagini; altri sono emersi da dentro, dal nulla, semplicemente mettendomi al pianoforte”.
Nel confronto con i grandi compositori che ha studiato ed eseguito per trent’anni, invece? C’è qualcuno tra questi di cui ha subito il fascino?
“No, ma nel senso: tutto e niente. Studio musica dall’età di 6 anni. Quindi, in questo mio percorso trentennale, nelle mie mani e nel mio corpo c’è tutta la musica che ho studiato e suonato: organo, pianoforte, clavicembalo, musica da camera, l’opera, ma anche il pop, Morricone e via dicendo. Dico questo per farvi comprendere che, quando cerco di trovare una melodia, non penso a niente e a nessuno. Non voglio essere simile a uno o all’altro: sono ‘cose’ che nascono. Lascio parlare quello che ho dentro”.
L’allusivo titolo dell’album: com’è nato?
“Tiamoforte è nato una sera, con il mio staff. Eravamo, appunto, alla ricerca di un titolo da dare all’album, gironzolando con le ipotesi attorno alla parola ‘pianoforte’. L’idea era di legarla insieme al concetto di amore, che è elemento costante nell’intero album, insieme alle sofferenze che l’amore stesso comporta. Dopo vari tentativi, in cui i voli mentali saltavano su “amore, forte, pianoforte”, a un certo punto ho esclamato: “Ti amo”! Che è andato irrimediabilmente a legarsi a ‘forte’. Ed ecco come è nato il titolo: Tiamoforte”.
Cos’è la musica per Andrea Benelli?
“Adesso, la musica è tutto: le devo tutto. La musica mi ha sempre aspettato, perché in questo percorso di vita che ho fatto non sempre è stato tutto facile. Ci sono stati anche momenti in cui, non vedendo futuro, volevo abbandonarla. Spesso sono scappato per fare altro. Ma lei continuava a chiamarmi, ‘costringendomi’ a rendermi conto che probabilmente ero nato per fare questo. È come un grande amore, di cui a volte non ti rendi conto, che non hai cercato, ma che poi scopri essere tutto: non c’è nient’altro”.
Cosa si sentirebbe di consigliare a un giovane che desidera intraprendere un percorso simile al suo?
“Innanzitutto, di studiare: la preparazione è fondamentale. Poi, nella vita, accanto allo studio e al talento ci vuole anche un pizzico di fortuna: incontrare le persone giuste al momento giusto e, soprattutto, i veri affetti, che ti sostengono sempre. Soprattutto, nei momenti in cui vorresti mollare tutto”.
E adesso che è riuscito a far nascere questo suo ‘frutto’, cos’ha in programma per il futuro?
“Prendere questo pianoforte e la musica che ne è uscita e andare ovunque. Voglio andare in giro e trasmettere dal vivo le mie emozioni, quelle che mi dà il pubblico e la sinergia che si crea durante il mio spettacolo. Il progetto non è facilissimo, ma la valigia è pronta”.
Chi è Andrea Benelli
Classe 1980 ha iniziato gli studi di pianoforte all’età di sei anni con il maestro Francesco Manenti. Si è diplomato al conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Milano: nel 2000 in organo, con la professoressa Ivana Valotti; nel 2002 in pianoforte, con il maestro Pietro Soraci; nel 2003 in clavicembalo, con la professoressa Mariolina Porrà. Fino al 2013 ha collaborato con l’orchestra, la filarmonica e i cameristi del Teatro alla Scala di Milano, in qualità di organista, pianista e clavicembalista. Nel 2014 ha iniziato a comporre brani per pianoforte solo. Nel 2015 ha registrato i suoi inediti nella ‘Concert Hall Fazioli’ a Sacile (Pn). Il 13 dicembre 2016 è uscito ‘Tiamoforte’, il suo primo album.
NELLA FOTO: IL COMPOSITORE ANDREA BENELLI
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