“Sopra il prato è passata mezzanotte e Karl e Jesus han finito di mangiare,
di mangiare pane e vino e han finito di parlare.
Tutti e due coi blue-jeans e un giacchettone dicono che nessuno ha più ragione,
concludono che religione e ideologia saranno mescolate nei problemi
precise come l'orario dei treni”.
(Lucio Dalla, ‘Il duemila, un gatto e il re’)
A pochi giorni dal suo 69esimo compleanno, Lucio Dalla è volato via, “lontano”, come cantava nelle sue canzoni, sopra le maree, verso il cielo e tra le stelle che tanto amava osservare nella solitudine della sue serate bolognesi, un isolamento che assaporava con ingordigia, perché Lucio non si sentiva mai solo. Lucio Dalla è stato stroncato da un attacco cardiaco a Montreux, in Svizzera, dove si trovava per una tournée internazionale che seguiva l’uscita del suo ultimo doppio cd, intitolato ‘Questo è amore’. Dalla si era esibito al recente festival di Sanremo accompagnando, come direttore d’orchestra, il giovane Pierdavide Carone con la canzone ‘Nanì’, di cui era coautore. Quest’ultimo brano narra dell’amore per una prostituta. Infatti, in molte delle sue canzoni Lucio amava parlare dei più deboli, proprio come Fabrizio De Andrè. Il grande cantautore era profondamente generoso e umano, aveva l’animo di un bambino capace di sorprendersi per ogni meraviglia della vita. La sua celebre ‘4 marzo 1943’ era ispirata a un testo della poetessa Paola Pallottino. Il brano fu presentato a Sanremo nel 1971, conquistò il terzo posto e lo fece conoscere al grande pubblico dopo esser stata censurata. Forse, si tratta della canzone che più lo ha rappresentato. Lucio non aveva parenti, ma una grande famiglia, composta da tantissimi amici. Era un tifoso ‘sfegatato’ del Bologna e amava tantissimo la sua città, a cui ha dedicato la canzone ‘Piazza Grande’. Era legato alle sue origini proprio come Pupi Avati, il noto regista bolognese di cui era amico di antica data e i cui film sono spesso ambientati nella città ‘dotta’. Lucio, figlio di una ragazza madre a cui si sentiva legatissimo, è stato un artista poliedrico, un poeta, un ottimo talent scout, un compositore di colonne sonore, un ideatore di programmi tv. Amava profondamente le due capitali europee della musica jazz, Bologna e Montreux, luoghi che fatalmente hanno segnato la sua nascita e la sua morte. Il mondo della cultura italiana, la musica, la poesia, l’arte hanno subito una perdita incolmabile. Samuele Bersani, Andrea Mingardi, Ron, Bobo Craxi, Francesco De Gregori, Gianni Morandi e gli Stadio in questi giorni sono letteralmente affranti. Dal 1974 al 1977, Lucio aveva collaborato con il poeta Roberto Roversi, con il quale ha creato un album di 6 canzoni inedite donato all’Università di Bologna. Dalla collaborazione con il poeta bolognese nacquero gli album: ‘Il giorno aveva cinque teste’, ‘Anidride solforosa’ e ‘Automobili’. Nel 1977, Dalla si trasforma in un cantautore a tutti gli effetti e dà alla luce un brano indimenticabile dal titolo: ‘Com'è profondo il mare’. Alla fine degli anni ’70 è protagonista, insieme a Francesco De Gregori, di un tour storico, ‘Banana Republic’, che ha riempito gli stadi e le piazze di tutta Italia. Gli anni ‘80 sono quelli dell’affermazione definitiva. Nel 1983 pubblica l’album che festeggia il suo 40esimo compleanno e una ormai piena maturazione artistica, segnata da nuovi capolavori come ‘1983’, ‘Pecorella’ e ‘Noi come voi’. Nel 1986 torna al grandissimo successo con ‘Dallamericaruso’, un album contenente le sue esibizioni dal vivo, insieme al suo gruppo di musicisti più affiatati, negli Stati Uniti, preceduti da un’autentica ‘perla’ inedita: la canzone ‘Caruso’, un brano ben presto esaltato dalla critica come un capolavoro assoluto ispirato da una tiepida notte trascorsa a Sorrento. La canzone viene incisa in trenta versioni diverse, inclusa quella cantata da Luciano Pavarotti, e finisce col vendere oltre otto milioni di copie. Il brano diventa famoso in tutto il mondo come simbolo della nuova canzone neomelodica italiana e lo stesso Dalla viene nominato cittadino onorario della città di Sorrento. Sempre di quegli anni è l’album ‘Se io fossi un angelo’, mentre due anni dopo il cantautore più poliedrico ed eclettico della nostra musica, dopo aver pubblicato lo sperimentale e un po’ emblematico ‘Viaggi organizzati', produce insieme a Gianni Morandi un album, che contiene brani di altissimo pregio quali ‘Vita’, ‘Dimmi, dimmi’, ‘Emilia’, l’apocalittica ‘Il duemila, un gatto e il re’, oltre agli interessanti riarrangiamenti di ‘C’era un ragazzo che come me’, ‘Il motore del 2000’, ‘Il cielo’, ‘Nuvolari’ e ‘Chiedi chi erano i Beatles’. ‘Attenti al lupo’ esce alla fine del 1990 ed è un nuovo capolavoro, ricco di brani indimenticabili come ‘Apriti cuore’, ‘Le cicale e le stelle’, ‘Bella’ e ‘Comunista’. Nel 1995 esce ‘Henna’ e, l’anno immediatamente successivo, ‘Canzoni’, due lavori in cui forte si percepisce una sua svolta maggiormente intimista e riflessiva. Nel 1999 pubblica ‘Ciao’, salutando sardonicamente l’arrivo del Terzo Millennio: l’album conquista il doppio disco di platino. Nel 2001 esce ‘Luna Matana’, scritto alle isole Tremiti, di cui Lucio letteralmente si innamora, un lavoro che contiene collaborazioni con Gianluca Grignani, Carmen Consoli e Ron. Lucio Dalla scrive anche l’inno ufficiale della squadra olimpica italiana, ‘Un uomo solo può vincere il mondo’, per i Giochi olimpici di Pechino. Nel 2009 pubblica ‘Angoli nel cielo’ mentre, nel 2010, il cantautore ripete il tour con l’amico e collega Francesco De Gregori. Dopo la recente partecipazione al festival di Sanremo, due giorni prima della morte era allo stadio a ‘tifare’ per il suo Bologna: anche per questo motivo, la notizia della sua scomparsa è giunta tanto improvvisa quanto inaspettata. Ma un artista non muore mai, perché le sue opere restano immortali: soprattutto questo ci consola, mentre lo salutiamo per l’ultima volta. Ciao Lucio.