A sei anni dall'ultimo lavoro, il gruppo di musicisti romani ha presentato ufficialmente ‘Dieci Decimi’: un album ‘in movimento’, che accompagna l'ascoltatore in un viaggio all'interno di una Roma scanzonata, problematica, ma amatissima
Schola Romana compie dieci anni di carriera e festeggia con un nuovo album, ‘Dieci Decimi’, che è un inno d'amore per la città di Roma, ma anche un viaggio reale e metaforico per le strade di questa capitale eterna, bellissima e discussa: fuori dai primi del mese su tutte le piattaforme digitali, l’album è stato presentato ufficialmente il 23 aprile scorso. Abbiamo perciò chiesto a Davide Trebbi, fondatore del gruppo, di parlarci un po' di quest’ultimo lavoro.
Davide Trebbi, il vostro nuovo album, ‘Dieci decimi’, è stato definito “su rotaia”: che suggestione c'è nel rapporto fra musica e viaggio?
“La musica è viaggio: salire su un tram e cominciare a cantare la nostra città ci sembrava un ottimo inizio per un nuovo disco. La musica ti porta altrove, si sa. Quindi, perché non farla viaggiare su rotaia? E poi fischiettare e canticchiare su un tram storico come il numero 3, ci sembrava un suggerimento utile per i nostri concittadini”.
Potete presentare la formazione della Schola Romana? E' la stessa fin dall'inizio o nel tempo è cambiata?
“É cambiata in ogni disco, dunque siamo alla terza formazione. Siamo partiti nel 2012 in quartetto acustico, con due cantautori e due musicisti, per poi diventare una band vera e propria nel 2017 come quintetto e arrivare a ‘Dieci decimi’ in 7, sax e tromba inclusi. Dal 2012 a oggi, siamo rimasti io, come ideatore del progetto e compositore di testi e musiche ed Edoardo Petretti, come produttore artistico e arrangiatore”.
Nelle dieci tracce dell'album qual è quella che più rappresenta la Schola Romana oggi, dopo 10 anni di carriera?
“Difficile dirlo: ogni brano del nuovo disco è concepito, melodicamente e compositivamente, come fosse un singolo sganciabile dagli altri brani in lista. Certo è che i brani a tema storico, come ‘L’albero’ e ‘16 ottobre ’43’, rappresentano, per me personalmente, il mio modo esatto di scrivere un testo. Ma anche esperimenti sonori e compositivi come ‘Regginella’ e ‘Amore che nun parli’ rappresentato un’ulteriore possibilità melodica ‘a venire’ per il progetto Schola Romana”.
QUI SOPRA: DAVIDE TREBBI ED EDOARDO PETRETTI (SCHOLA ROMANA)
AL CENTRO: UNO 'SCATTO' DURANTE UNA LIVE
IN APERTURA: IL FONDATORE DEL GRUPPO IN STUDIO DI REGISTRAZIONE
LE FOTO UTILIZZATE NEL PRESENTE SERVIZIO SONO DI VIOLA DAMIANI E VIRGINIA RIFILATO