La 27enne romana ‘professionista della voce’ svela la sua vena autoriale con ‘Prescindere da te’, singolo uscito il 20 ottobre scorso per l’etichetta ‘Dischi dei sognatori’
Giulia Luzi è una cantante, attrice e doppiatrice italiana, nota al grande pubblico per aver interpretato il ruolo di Jolanda Bellavista nella serie ‘I Cesaroni’. All'età di nove anni, ha iniziato a studiare canto e, nel 2004, è stata scoperta dal maestro Ernesto Brancucci come voce adatta al doppiaggio cantato della Disney. Tra i suoi primi lavori figura il doppiaggio di Miley Cyrus, in ‘Hanna Montana’, poi ne ‘L’era glaciale 2’, in ‘Winnie the Pooh’ e ne ‘La sirenetta: quando tutto ebbe inizio’. Nel 2005 ha debuttato come doppiatrice per un ruolo non cantanto nel film horror ‘The Descent: discesa nelle tenebre’. Nel 2006 ha invece debuttato anche come attrice in tv nella serie ‘I Cesaroni’, nella quale ha ricoperto il ruolo di Jolanda Bellavista, migliore amica e confidente di Alice, interpretata da Micol Olivieri e sorella gemella di Gian Maria, detto ‘Budino’. Nel 2007 ha eseguito alcune canzoni del film ‘Come d’incanto’ e, nel 2009, è entrata a far parte del cast, dalla sesta all’ottava stagione, della serie di Rai 1 ‘Un medico in famiglia’, in cui oltre a interpretare il ruolo di Giulia Biancofiore, ha cantato la sigla iniziale. Nel 2011 ha interpretato alcuni brani per il film ‘I Muppet’ e pubblicato il suo primo album, ‘Amica Nemica’, con l'etichetta Cinevox. Nel settembre 2012 è di nuovo sul set del nuovo film di Ferdinando Vicentini: ‘Vinodentro’. Nell’ottobre del 2013 ha debuttato all’Arena di Verona nel musical ‘Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo’ nel ruolo di Giulietta Capuleti, prodotto da David Zard per la regia di Giuliano Peparini. Infine, nel 2017, ha partecipato al 67esimo Festival di Sanremo in coppia con Raige. Nell'autunno del 2019 ha cambiato il suo nome d'arte, trasformandolo semplicemente in GIULIA (tutto maiuscolo, ndr), pubblicando il singolo dalle sonorità elettroniche ‘Rio’, di cui è autrice assieme a Celeste Gaia. Nel 2020, ha collaborato con Samuel Storm per il singolo estivo ‘Mon Amour’. Il singolo 'Prescindere da te' (Dichi dei sognatori) è il suo ultimo lavoro, che la sta ponendo in evidenza oltre che come artista poliedrica, anche come cantautrice che ha molto da dire.
Giulia Luzi, quando è sopraggiunta la consapevolezza che la voce fosse il suo strumento?
“Devo ringraziare soprattutto mio padre: avendo un’altissima sensibilità musicale, si accorse che fin da molto piccola ero in grado di armonizzare le canzoni che ascoltavo. Quindi, ho potuto iniziare a usare la voce, prima come gioco e poi come lavoro, praticamente fin da subito. Ho avuto la mia prima esperienza in sala di doppiaggio a 9 anni”.
Perché ha scelto di chiamarsi GIULIA, scritto tutto maiuscolo?
“GIULIA sopraggiunge come risposta a due tipologie di esigenze: in primo luogo, mi sembrava necessario differenziare le mie attività artistiche, a partire dal nome cui fanno riferimento. È anche una scelta obbligata, per il contesto professionale in cui mi trovo ad operare. Mi piace lavorare su più fronti, cosa che non è ben vista nel mondo dello spettacolo. In passato, ci sono stati tanti attori che sono stati anche cantanti e viceversa i quali, tuttavia, sono stati apprezzati per il loro essere poliedrici. Oggi non è più così. Gli Stati Uniti sono ancora così da questo punto di vista: gli artisti vengono apprezzati per il loro non essere monolitici. Invece, in Italia se ti mostri una volta come cantante non puoi essere anche un cantautrice. Se ti esibisci in una fiction vieni criticata se, in seguito, prendi parte a un musical. Poiché ‘Prescindere da te’ cozzerebbe con lo stesso nome della protagonista di ‘Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo’, ho deciso di chiamarmi GIULIA. Potrebbe essere considerato anche un utile diversivo. L’idea dello pseudonimo l’ho bocciata in partenza, perché in qualche modo impediva di mantenere un legame con Giulia Luzi. Nel panorama nostrano, inoltre, ci sono già Elisa ed Emma. GIULIA, per mia fortuna, nonostante sia un nome comunissimo tra le ‘millenial’, mancava. Adesso c’è”.
Che differenza ha riscontrato tra l’interpretare una sua canzone e quelle scritte da altri?
“Quando canto una canzone scritta da me, c’è piena verità nell’interpretazione sin da subito. Non importa che sia anche il soggetto del testo, oppure se la lirica parli di qualcun altro: sarebbe strano e folle non sentirla totalmente mia. Qualora, invece, qualcuno componga un brano per me, dovrei andare a scoprire ogni volta in che modo possa comunicare con la mia intimità, per restituire il brano al pubblico in modo vero, come se fosse stato generato dalla mia penna. È come se dovessi reinventarlo, affinché mi appartenga e mi si addica. Vale la stessa cosa per le tracce d’autore: ogni volta, bisogna trovare una chiave che mi avvicini alla canzone per sentirla mia”.
Quando e come è sopraggiunta la necessità di comporre?
“La vena autorale si è sbloccata dopo un incontro con una persona che poi sarebbe diventata un’amicizia inestimabile. Durante un pomeriggio trascorso insieme, ho scoperto che avevo delle cose da dire e quei contenuti hanno preso una forma musicale. Da quel giorno in poi, è come se mi si fosse sbloccata la vena autorale. Il mio impulso creativo è vivo soprattutto di notte, quando in casa regna il silenzio. In quel momento, avviene la magia per cui i pensieri si traducono in armonie”.
In quale forma artistica la voce, in quanto strumento, riesce a esprimersi al meglio?
“Cantare qualcosa che non è stato scritto da me o per me, come nel caso di un musical, il bagaglio emotivo che comporta è di natura molto diversa dal caso in cui si canta qualcosa di proprio. Senza rischiare di essere superba o falsamente modesta, sono consapevole di avere un dono e di come esprimerlo al meglio. L’esperienza del doppiaggio in ‘Netflix’, con ‘Trilli e il grande selvaggio’, ha valorizzato al meglio il mio timbro di voce, chiaro e piuttosto ‘angelico’. Ma ho anche imparato a renderlo versatile, per contesti molto diversi”.
Che differenza di tonalità emotive ci sono al Festival di Sanremo, nel tour di ‘Romeo e Giulietta’ e la prima volta davanti a una telecamera?
“Trovo la telecamera meno impegnativa dal punto di vista emotivo rispetto al palcoscenico. Ogni scena, potenzialmente, può essere ripetuta all’infinito, finché non è proprio come dovrebbe essere. Il palco richiede la perfezione immediata: ogni volta come se fosse la prima. Non importa se riguarda una performance musicale oppure teatrale. Risulterò impopolare, ma il palco dell’Ariston non è stato il momento più ‘alto’, da questo punto di vista. Forse perché le emozioni erano divise con il mio partner, Raige. La diretta su Rai 2 di ‘Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo’, sommata al pubblico dell’Arena di Verona e in diretta con il pubblico dell’Arena di Verona, è stato un momento indimenticabile. Fortunatamente, avevo solo 19 anni. Oggi, dovrei fare qualche ora di meditazione prima di affrontare una follia del genere”.
Dopo ‘Prescindere da te’, che progetti ci sono nel cassetto sul breve e nel lungo termine?
“Nessun progetto sul breve termine: sto lavorando alla realizzazione di un progetto ambizioso, che va contro corrente rispetto all’offerta del panorama ‘mainstream’ italiano. Quest’ultimo, infatti, non rispecchia il mio modo di vedere e di vivere la musica. Rispetto tutti coloro che riescono a raccontare la loro verità secondo certi schemi, ma non è la mia verità. Non posso snaturarmi pur di pubblicare qualcosa e aggiudicarmi rotazioni radiofoniche: è un prezzo che non sono disposta a pagare. Io voglio seguire le mie esigenze artistiche e musicali. Vedremo cosa succederà: sarà il pubblico a premiarmi”.
NELLA FOTO QUI SOPRA: GIULIA IN UNO SCATTO PROMOZIONALE;
AL CENTRO: L'ARTISTA DURANTE IL BREAK DI UN SESSIONE DI DOPPIAGGIO;
IN APERTURA: LA COPERTINA DEL SUO NUOVO SINGOLO: 'PRESCINDERE DA TE'