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Loro sono un gruppo pop/rock nato nel 2002 e formato dai tre fratelli Sambalotti: Antonio (voce e chitarre), Andrea (voce e tastiere) e Marco (chitarre). È una band emergente considerata molto promettente negli ambienti musicali italiani, che annovera già prestigiose collaborazioni: Zulù dei 99 Posse, il comico italiano Enzo Salvi, Alberto Radius, Alberto Rocchetti e Andrea Braido, i chitarristi del gruppo Custodie Cautelari insieme al loro ‘leader’ e produttore, Ettore Diliberto. Il 2012 per loro è stato l’anno della ‘svolta’: arriva il primo contratto discografico. Il primo singolo, intitolato Fuori di testa, si posiziona per ben 4 mesi in cima alle classifiche Mondadori e Sorrisi e Canzoni. Uno dei 6 brani presenti nel loro cd viene, inoltre, scelto per partecipare a Sanremo Social - manifestazione musicale legata al Festival di Sanremo - ottenendo grandi consensi dalla giuria. Da quel momento in poi l’ascesa dei Gemini si fa sempre più veloce: le date estive del loro tour li vede protagonisti all’Emilia Live, importante concerto di beneficenza tenutosi a Parma a seguito del terremoto. Verso la fine del 2012 inizia un’importante collaborazione con Alberto Rocchetti (tastierista e pianista del cantante Vasco Rossi) dal quale poi, nel mese di dicembre, nasce il singolo Per Sempre, grazie al quale vengono scelti per partecipare alle selezioni di Sanremo 2013. Proprio il 2013 li vede protagonisti della scena musicale italiana grazie all’uscita, nel giugno scorso, del loro secondo album: Chissà che sarà. Il titolo dell’album è preso da un brano presente all’interno della raccolta, con il quale raggiungono il 2° posto delle classifiche Mondadori per un mese. La canzone è stata mixata agli Abbey Road Studios di Londra, famosi per essere stati gli studi di registrazioni dei Beatles. E sempre a Londra, a fine 2013, i Gemini hanno suonato al Nambucca London - House of live music. Abbiamo dunque incontrato Antonio Sambalotti per farci raccontare un po’ della loro vita da rock band.
Antonio Sambalotti, puoi parlarci della vostra band, i Gemini, che si sta segnalando come una delle più promettenti del panorama rock italiano? Perché questo nome, innanzitutto? C’è qualche riferimento astrologico al segno zodiacale dei Gemelli? “I Gemini nascono nel 2002 da un’idea mia e di mio fratello Andrea Sambalotti, tastierista e una delle voci della band. Abbiamo iniziato per gioco, ma oggi il progetto Gemini ha trovato finalmente una strada: quella della musica italiana. Non solo, ma abbiamo pronti brani inediti scritti e arrangiati da noi, 2 dischi all'attivo con Top Records, Edel ed E.t. Team e tante altre collaborazioni con musicisti di prestigio della scena rock italiana. Uno su tutti Alberto Rocchetti, tastierista di Vasco Rossi. Il nome della band deriva, appunto, dal latino Gemini, ovvero ‘simili’. Dato che siamo fratelli abbiamo deciso di usare questo nome che, tra l’altro, è anche il mio segno zodiacale, oltre a coincidere con il titolo del nostro primo disco autoprodotto: Perasperadastra. Nella costellazione dei Gemini vi sono due stelle importanti, Castore e Polluce, che secondo la mitologia greca erano gli allenatori del fortissimo Ercole. Aspera ed Astra - traduzione: attraverso le asperità delle stelle - sono due motti legati all’idea che gli eroi, grazie a una serie di imprese faticose, dopo la morte raggiungessero gli altri dei sul monte Olimpo. Per esempio, lo stesso Ercole, dopo aver affrontato le 12 fatiche, si lascia morire per sfuggire dal centauro Nesso. Zeus, sceso sulla Terra, lo prese con se e lo portò sull’Olimpo. Eccovi spiegato il nostro nome, a metà strada tra Storia, astrologia, mitologia e latino”.
Come ti spieghi il successo che siete già riusciti a conseguire e l’exploit ottenuto di recente nelle classifiche Mondadori? “È stata una bellissima sorpresa, che non ci aspettavamo. Sia con il primo disco, ‘Fuori di testa’, rimasto per ben 3 mesi in prima posizione su Mondadori e Sorrisi e canzoni, sia con il secondo disco, Chissà che sarà, rimasto per qualche mese tra le prime posizioni su Mondadori. Tra l’altro il singolo ‘Chissà che sarà’ è stato masterizzato da Simon Gibson agli Abbey Road Studios di Londra, nel covo dei più grandi artisti mondiali. Un’esperienza unica nella carriera dei Gemini, frutto di tanto lavoro, investimenti e, soprattutto, pazienza e sacrificio”.
Dove sta andando il rock italiano, secondo voi? Riuscirà a dare una risposta originale a chi accusa la nostra musica di risultare ‘edulcorata’ dalla nostra tradizione neomelodica nazionale? “Il rock italiano vive ancora grazie a Vasco Rossi, Ligabue e Zucchero, giusto per fare tre nomi di prestigio. Ma ormai non si investe più sui giovani. Anzi, sono gli stessi giovani che devono investire su loro stessi, sperando che qualcuno si accorga di loro e che, soprattutto, li faccia arrivare a fare qualcosa di concreto. A parer mio, noi italiani ci facciamo troppi problemi nel giudicare una canzone, abbiamo nei suoi confronti troppi pregiudizi. Una canzone deve creare emozioni e non deve essere perfetta solamente nell'intonazione, come in tanti dischi moderni dove le voci sono talmente truccate che sembrano ‘macchine’, oppure nella composizione musicale, dove spesso si preferisce usare la strumentazione elettronica invece della ‘Line up’ classica, come è usuale fare durante i live. È questo il punto: secondo Battisti “una canzone deve creare emozioni”. E le canzoni di oggi non lo fanno…”.
C’è anche chi critica la musica italiana con la considerazione opposta, ovvero di essere eccessivamente prona alle influenze straniere, perdendo in tal modo la propria identità: cosa ne pensate? “Alla musica italiana non serve andare a cercare all’estero, perché ‘lei’ ci piace così com’è. Vi sono artisti come Ramazzotti, Laura Pausini, Nek e Tiziano Ferro che sono famosissimi in tutto il mondo grazie alle loro canzoni ‘tipicamente’ italiane, che non hanno nulla da invidiare alle loro concorrenti nella musica internazionale, la quale è indubbiamente molto bella e ricca di idee innovative e moderne”.
Avete mixato il vostro secondo album, ‘Chissà che sarà’, agli Abbey Road Studios di Londra: cosa ha significato per voi lavorare e comporre i vostri brani negli stessi studi dei mitici Beatles? “È stata un’esperienza che non dimenticheremo mai nella vita: entrare nella sala dei Beatles e vedere quel pianoforte al centro, solo e abbandonato, mi ha fatto un certo effetto. Era il pianoforte di Paul McCarthney e di John Lennon: stiamo parlando di gente che ha fatto la storia della musica. Il brano Chissà che sarà è stato masterizzato da Simon Gibson, vincitore del Grammy Award per il remastering dell'opera omnia dei Beatles, oltre che engineer per Robbie Williams, U2, Paul McCartney e tanti altri artisti del panorama internazionale. Per noi è stato un grande onore e una grande soddisfazione lavorare con lui. In quell'occasione abbiamo ricevuto i complimenti da Simon, al quale è piaciuto moltissimo il nostro brano”.
Come definireste la vostra musica e a quale tipo di pubblico vi rivolgete? Ai giovanissimi, oppure a tutti indistintamente? “La nostra musica è per tutti. I nostri fans e le persone che ci seguono fanno parte di diverse fasce d’età: dai bambini, ai ragazzi fino alle persone adulte. E di ciò non possiamo certo lamentarci. Ci inseriamo nel pop/rock italiano, un genere molto ricercato nel nostro Paese”.
Insomma, il 2013 è stato, per voi, tra il nuovo album e le varie esperienze live che avete avuto, molto importante: e adesso? Quali sono i vostri attuali progetti musicali? A cosa state lavorando? “Il 2013 è stato un anno molto intenso. Abbiamo suonato in giro per l’Italia, aprendo spettacoli importanti come ‘La Notte delle Chitarre’, collaborando con il gruppo Custodie Cautelari, con Ettore Diliberto (nostro produttore artistico e personaggio importante per il cammino dei Gemini), Maurizio Solieri, Ricky Portera, Giuseppe Scarpato, Alberto Radius (che ha collaborato alla realizzazione di Fuori di Testa) e tanti altri. Londra, Parma, Milano, Roma sono state le città più importanti. Abbiamo tenuto anche due concerti con Alberto Rocchetti (spesso insieme a noi), tastierista di Vasco Rossi. Nei nostri dischi, oltre a Radius e Diliberto, hanno collaborato anche Anna Portalupi (attualmente in tour con la cantante Tarja), Salvatore Bazzarelli (Custodie Cautelari, Clara Moroni), Alessandro Mori (batterista del tour italiano di Glen Huges), Alex Polifrone (New Trolls, Brian May , Roger Taylor) e Tony Cordaro (Dolcenera, Morgan, Antonella Ruggiero). Un’esperienza indimenticabile è stato anche il live al carcere di Rebibbia in favore della popolazione detenuta con la collaborazione di Luigi Giannelli, Superiore di Polizia Penitenziaria del carcere. Inoltre, vi sarà presto un grande evento sempre all'interno del Teatro di Rebibbia, organizzato da Giannelli, con la collaborazione di Radiotre. In progetto abbiamo sicuramente un nuovo album, che uscirà credo nel 2015, con tante collaborazioni importanti, tanti altri ‘live’ in giro per il mondo e un disco dal vivo in uscita nel 2014, registrato sul palco del Nambucca di Londra lo scorso novembre”.
Il videoclip del brano Chissà che sarà, tratto dall'omonimo disco, che è stato per tre settimane nei primi dieci posti della classifica Mondadori