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23 Aprile 2024

I Kitsch: il rock sposa il comic book

di Clelia Moscariello
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I Kitsch: il rock sposa il comic book

"All You Can Eat" è il nuovo disco dei Kitsch, gruppo emergente rock del nord Italia. La loro è una buona musica. ma la musica, di questi tempi, da sola non basta. Ecco allora che l’uscita dell’EP (prodotto da Prismopaco Records) diventa un’operazione di marketing vera e propria e alla serie di 5 brani, disponibili solo in formato digitale, viene aggiunto un fumetto che racconta la storia della band. Il tutto poi, è stato promosso attraverso il canale youtube con una serie di spot promozionali.Il comic book (ribattezzato dalla band comic play) e stato realizzato da Alessandro Micelli (disegni) e Mattia Colombara (testi) con il  contributo di Gianluca Maconi (Pin Up) e Aretha Battistuta (colori), tutti professionisti pluripremiati nel mondo dei comics italiani.I Kitsch sono 4 ragazzi comaschi, Attilio (autore dei testi), Adri, Massi e Ale, che non amano divulgare i loro cognomi (li scopre solo chi acquista il fumetto). Il loro disco d'esordio ‘Mentre Tutto Collassa’ è uscito per Prismopaco Records nel 2010. Il videoclip del primo singolo, "Poetimprenditori" (realizzato da Eli Emme) ha vinto il ‘Premio videoclip’ Italiano nella categoria miglior soggetto. Dopo ““Mentre tutto collassa”, nel quale hanno descritto le realtà di periferia (con ottimi riscontri della critica), escono nel maggio 2011 con la compilation tributo ad “Umberto Palazzo e Il Santo Niente” intitolata ‘Generazioni’ (prodotto da Disco Dada), nella quale si distinguono con il brano ‘Divora’ (con la collaborazione della cantautrice milanese Micol Martinez). In ‘All  You can eat’, la musica è ottima, così come i testi nei quali i Kitsch dimostrano di non aver perso nulla del loro spirito critico iniziale nei confronti della società odierna: criticano  l'uso smodato dei social network, si arrabbiano con la politica e i suoi “bunga bunga”, attaccano il lavoro, che a volte diventa una schiavitù. senza usare eufemismi e non avendo mai paura di esporsi. Ma come è nato questo ultimo lavoro? Ce lo raccontano alcuni componenti del gruppo affiancati da Mattia Colombara (autore dei testi del comic book).

Dove è nata l'idea e l'esigenza di raccontare un disco attraverso un fumetto? 
Attilio:  “L’idea è nata dalla voglia di trovare nuovi modi per esprimere quello che avevamo da dire, per cercare in qualche modo di rafforzare e dare maggiore visibilità al messaggio. Pensando a diverse soluzioni, quella del fumetto ci ha convinto fin da subito, anche perché siamo tutti, chi più chi meno, appassionati di questa forma d’espressione. In genere il mondo dei fumetti viene visto con un po’ di scetticismo e superficialità, ma basterebbe conoscere  pietre miliari come Watchmen (a dire il vero basterebbe citare qualsiasi libro di Alan Moore. in assoluto il mio scrittore preferito), Maus (l'unico fumetto ad aver mai vinto un Premio Pulitzer), La Forza della Vita, Habibi, per capire quanto la narrativa a fumetti a volte raggiunga vette altissime. Alcune “graphic novels” andrebbero trattate come vere e proprie opere d'arte. Basti pensare anche solo alle produzioni cinematografiche hollywoodiane, che negli ultimi anni hanno attinto a piene mani dal mondo dei fumetti (X-Men, Avengers, Wanted e Red, per citarne alcuni), per constatare l’ottimo stato di salute ed il fermento creativo che c'è attualmente nel mondo dei comics.Per casualità, non molto tempo fa abbiamo riallacciato i rapporti con Mattia Colombara,  amico di vecchia data trasferitosi da un paio d'anni nel Veneto per fare il viticoltore, e ho scoperto con grande piacere che aveva scritto i testi di alcuni fumetti pubblicati per delle case editrici nazionali. Quando abbiamo deciso di realizzare un fumetto da allegare al mini album abbiamo subito pensato di interpellarlo, prima di tutto per l'amicizia che ci lega, e poi perché un suo coinvolgimento, anche alla luce dei lavori appena realizzati, ci faceva enormemente piacere. Con Mattia avevamo creato un video concerto parecchi anni fa, una delle prime cose in assoluto firmate Kitsch. Ci è sembrato un cerchio che si chiudeva. Un incastro tanto casuale quanto logico. Dopo aver preso qualche contatto con alcuni disegnatori, abbiamo lasciato a Mattia la scelta del team, e quando ci ha proposto la partecipazione di Micelli (autore dei disegni), Maconi e Aretha, siamo rimasti subito entusiasti. Sapendo che aveva già collaborato sia con Gianluca che con Alessandro (entrambi apprezzati disegnatori del panorama fumettistico italiano) e conoscendo i loro lavori (“il Delitto Pasolini” e “Tales of Avalon”), non potevamo che essere fiduciosi e tranquilli: il progetto era in buone mani”.

Nel comic book il personaggio Attilio Kitsch, che indossa una maschera e vive in una casa di vetro, dichiara all'operatore: “Voglio dire che forse chi mi guarda deve prima guardare se stesso e la maschera aiuta”. Senza anticipare lo sviluppo del fumetto qual è il messaggio che questo lavoro   vuole trasmettere al pubblico?
Mattia Colombara: “Con questa frase volevo portare Attilio a stimolare il pubblico che lo ascolta. Andare oltre alle apparenze, alla solita facciata "commerciale". Un messaggio con una componente "rivoluzionaria" attuale. La richiesta di guardare dentro se stessi è comunque una cosa che ha storicamente origini molto antiche. Già Socrate esortava a conoscere se stessi per conoscere l'universo. Ovvero prima di conoscere il mondo che ci circonda una persona, un’anima, deve interrogarsi sulla sua presenza in questo mondo.Solo conoscendosi si è in grado di rapportarsi con l'universo che ci circonda e conoscendosi si scoprirà che quello che ci sta attorno è simile se non uguale alla nostra parte più intima, l'anima. L'atto rivoluzionario di Attilio Kitsch che dichiara di vivere in una casa di vetro, sta nel fatto che lui ha raggiunto questo grado di conoscenza ed esporlo a tutti è un invito alle persone, alla società a interrogarsi sul suo ruolo. È un suggerimento sulla strada da prendere. Naturalmente non tutti sono capaci di un tale atto "rivoluzionario". Questo perché non tutti hanno la forza di staccarsi dall'ovvietà e dalla linearità di una vita costruita sulle apparenze e le situazioni di comodo. Lasciare una via già battuta risulta sempre difficile. Ecco perché Attilio Kitsch un giorno lascerà la maschera comoda dell'apparire”.

Nel vostro canale Youtube  sono disponibili vari spot promozionali  che tutti insieme formano quasi un cortometraggio. Che rapporto avete voi  con il linguaggio dei videoclip, dopo aver vinto il “Premio Videoclip Italiano” come miglior soggetto?
Attilio: “Sono molto affascinato dai videoclip e dalle arti visive, da ciòo che possono trasmettere. Mi stimola l'idea di poter rafforzare la musica con le immagini. La rete è diventata ormai uno standard per la divulgazione e l'ascolto della musica, e questo porta ad un approccio sempre più professionale verso i nuovi mezzi di comunicazione. Sembra esserci un interesse crescente, una sana voglia di sperimentazione; anche grazie alle nuove tecnologie, le idee sono in continua evoluzione. Un videoclip trasforma un pezzo nella colonna sonora di una visione, offre la possibilità di rafforzarne l'ascolto, può valorizzare una canzone, sottolinearne i momenti clou, rendere più immediata la fruizione dei concetti, e man mano che si va avanti diventa sempre più alla portata di tutti poter realizzare piccoli epopee visive e gestire le tecniche in maniera sempre più efficace.Con Eli Emme abbiamo un rapporto ormai consolidato e continuativo, abbiamo realizzato il 99% dei lavori video. Siamo passati dalle prime sperimentazioni ne ‘l'Era dell'immagine’ fino alle gratificazioni inaspettate di ‘Poetimprenditori’. L'idea dei teaser ci è venuta sempre per poter spiegare la svolta digitale e per fare in modo che fossero chiare le varie scelte e idee che avrebbero accompagnato il lavoro (il fumetto allegato, il numero di canzoni ecc.). Volevamo creare una sorta di continuità,  sempre comunque con un approccio "Zero sbatti". Attualmente insieme a Eli Emme sto anche lavorando a un progetto visual realizzato con lo pseudonimo di ‘AkmE’...".
Ale: “Quello che più conta per noi è esprimere dei concetti, comunicare qualcosa. La musica è senz’altro il mezzo più importante che utilizziamo, ma al giorno d’oggi, grazie alla tecnologia, è possibile veicolare in altri modi il messaggio, e i video, senza dubbio, sono uno dei metodi più efficaci. Oltre che con la musica e con i testi, cerchiamo sempre di trovare un modo tutto nostro e originale di esprimerci, i video non fanno eccezione, e la vittoria di ‘Poetimprenditori’ ci ha gratificato non poco, è stata la prova che è possibile fare delle belle cose anche senza budget astronomici ma puntando sull'idea. Per cui abbiamo voluto anche questa volta cercare di creare qualcosa di divertente e originale come i mini-spot che hanno preceduto e promosso l’uscita del disco”.

Eravate arrabbiati primo e lo siete anche ora. Cosa è cambiato per voi,  dal vostro primo album,  dal  punto di vista sociale? In quali ambiti notate delle differenze?
Ale: “Domanda molto difficile. Diciamo che il nostro punto di partenza è sempre stato “farsi delle domande” piuttosto che giudicare. Non scrivo i testi, ma credo che Attilio abbia in questo disco un po’ spostato l’obiettivo delle sue critiche. Se in ‘Mentre tutto collassa’ veniva apertamente criticata la società odierna, in “All you can eat” ci si domanda: “Ok la società fa schifo, ma noi cosa stiamo facendo per cambiarla?”. Si passano intere giornate sui social network, ci si dà delle arie da alternativi che bazzicano il “mondo indie”, si vuole vivere con “Zero sbatti” ma in fondo si rimane “nella melma”. È questa la nostra risposta allo schifo della società.”

Perché uscite con un disco soltanto in formato digitale?
Ale: “La scelta del digitale è nata dopo una serie di lunghe riflessioni. Diciamo che, anche se con un po’ di nostalgia verso il formato fisico, il futuro, se non già forse il presente, è il digitale. Quante persone al giorno d’oggi ascoltano un disco su CD su un impianto hi-fi? La musica è diventata un file da mandare in play da computer. Senza contare lo streaming. Ormai quando si vuole sentire una canzone la si cerca su youtube. È finito il concetto di LP, inteso come disco da ascoltare tutto intero dall’inizio alla fine. Ormai si scelgono 4-5 brani che piacciono di una band e li si infilano in interminabili playlist su computer o ipod. La scelta del digitale ci è sembrata quindi la più realista e attuale, anche se non essendo proprio dei teenager un po’ ci è dispiaciuto dover rinunciare al classico CD”.
Attilio: “Uscire in digitale ci ha permesso di sviluppare delle idee meno canoniche e convenzionale, risparmiando sulla stampa e potendo investire su un progetto collaterale (il comic book), nel tentativo di valorizzare e impreziosire ulteriormente il lavoro fatto in studio. Non dovendo stampare un cd (supporto che sembra ormai avviato verso l'estinzione) e il relativo packaging, ci si può permettere vie meno classiche per distribuire e promuovere l'ep.  Per noi ha significato anche poter realizzare alcuni oggetti coordinati a "All You Can Eat" da distribuire durante i live e una sorta di confezionamento alternativo (con sorpresa) per chi vorrà acquistare, sempre durante i concerti, i codici con cui scaricare mini album & comic book. La nostra scelta ha privilegiato un minimo di materialità nello scambio, però sbizzarrendosi con le idee”. 

All You Can Eat (5 Canzoni + 1 Comic Book) Per ascoltare i brani clicca qui


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
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