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4 Dicembre 2024

Le Mal d'Archive: "Siamo nell'epoca dei generi emotivi"

di Clelia Moscariello cmoscariello@periodicoitalianomagazine.it
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Le Mal d'Archive: "Siamo nell'epoca dei generi emotivi"

Pasquale Napolitano e Felice Acierno sono un duo napoletano che ha pubblicato, nel dicembre scorso, la ‘Raccolta’, un disco composto da 6 tracce e prodotto da ‘Freakhouse Records & Booking’

Pasquale Napolitano e Felice Acierno sono ‘Le Mal d’Archive’, un duo napoletano che cantano sussurrando le loro canzoni, melodiose e inebrianti. Un ‘mix’ di romanticismo e malinconia, in cui i due cantautori mescolano generi diversi: l’elettronica, il cantautorato e l’indie. Un disco d’atmosfera, che nasce dal ritorno alla ribalta dopo 6 anni di assenza, con sei tracce che erano rimaste “nel cassetto”, che completano ‘L’epica casalinga’. Un lavoro artistico che si avvicina musicalmente alle sonorità d’oltralpe, soprattutto per quanto riguarda la scelta del nome del gruppo e per i suoi brani in lingua francese. Un album che non lascia indifferenti, che turba e commuove lasciando spazio ai sogni. Le tracce della ‘Raccolta’ sono le seguenti: 1) La clandestinità; 2) Danimarca; 3) Faretardi; 4) Anna Mathieau; 5) La chanson du Mai '94; 6) Souvenir. Abbiamo dunque voluto intervistare i ‘Mal d’Archive’ perché siamo sicuri che il loro progetto possa riscuotere un grande successo di pubblico, come già avviene per la critica, che ha speso in loro favore parole molto incoraggianti.

Pasquale e Felice, perché avete scelto questo nome: ‘Le mal d’Archive’?
Pasquale Napolitano: “E’ il nome di un saggio straordinario di Jaques Derrida in cui parla dell'ossessione contemporanea dell'archiviare, del fornire a ciascun elemento una dimensione funzionale e speculativa, una ragione di stare al mondo. Ci sembrava che spiegasse bene il lavoro che in genere fa un musicista elettronico e, visto che Derrida ne dava una spiegazione in termini patologici, spiegasse bene pure il suo contrario. In più, è un nome in francese e ha un suono stupendo, naturale”.
Felice Acierno: “In effetti, avevamo bisogno di un nome che, in qualche modo, esprimesse le intenzioni del progetto: mettere insieme musica elettronica e cantautorato. Quando Pasquale ha avuto quest’idea, mi ha subito convinto”.

Come nascete musicalmente?
Felice Acierno: “Siamo amici da tempo e avevamo suonato insieme già durante gli anni universitari. Con ‘Le Mal d'Archive”, l'idea iniziale era di dare vita a un progetto principalmente elettronico, da proporre attraverso dei ‘dj-set’. Un po' alla volta, è venuto naturale inserire dei richiami alla musica cantautorale. E così ci siamo trovati a mettere insieme ‘glitch’ e corde di nylon”.
Pasquale Napolitano: “Come tanti gruppi, veniamo dalla più importante istituzione musicale del nostro Paese: la ‘cameretta’. Un’istituzione che, essendo noi cresciuti negli anni '90 del secolo scorso, è stata particolarmente importante come strumento di ricerca di senso e come leva motivazionale a uscire fuori: dalla cameretta, dal Paese, dalla città...”.

Cosa avete fatto in questi anni di assenza dalle scene musicali?
Pasquale Napolitano: “Tante cose, sempre negli ambiti dell'arte e della comunicazione. E sempre con maggiore consapevolezza, cercando di non perdere l'entusiasmo, nonostante il cinismo e la mediocrità che tutti i giorni attraversiamo”.
Felice Acierno: “Nello specifico, ognuno di noi ha portato avanti i suoi progetti privati, più o meno legati alla musica. Personalmente, ho continuato a suonare con la band romana ‘Nuvolesociali’ e ho collaborato con ‘Polaroid sulla Luna’, il progetto di un caro amico: Fabio Fiorini”.

I vostri brani sono cantati quasi sottovoce e sembrano malinconici, spesso romantici: quali sono i vostri riferimenti?

Pasquale Napolitano: “Quella di tenere la voce all'interno del messaggio rappresenta una scelta precisa: significa fare in modo che si amalgami al sonoro, senza prevaricare il suono. Crediamo che questo dia alla parola cantata maggiore mistero, maggior fascino. In questo senso, i riferimenti sono davvero molti. Ne cito tre, molto diversi tra loro: il Battisti di ‘Don Giovanni’ o de la ‘Bellezza riunita’; i ‘Coil’, con la loro stratificazioni di suoni, canti, nenie e litanie, in cui la voce acquista allo stesso tempo numerose funzioni; infine, più di chiunque altro, il modo in cui David Sylvian ‘destruttura’ la voce grazie all'elettronica”.
Felice Acierno: “Che poi, a noi sembra che la voce si senta anche troppo... Ad ogni modo, almeno per questo Ep, a quelli che citava Pasquale aggiungerei Nick Drake, Luigi Tenco, ‘Sparklehorse’, ma anche tanti ascolti ‘post-rock’ e buona parte della musica indipendente italiana degli anni '90. Sono tanti i riferimenti e cambiano nel tempo”.

Come vi sentite collocati nella scena europea?
Pasquale Napolitano: “Questa è una domanda a cui è difficile dare un'unica risposta. Mi è sempre piaciuta la definizione "Indietronic", per intendere un’idea di elettronica che non fosse semplicemente un’espressione dei ritrovati tecnici a disposizione sui computer, ma che si prendesse il lusso di delirare, di sbagliare, persino di ‘stonare’. Via via, penso che stiamo facendo semplicemente canzoni, con chitarra, voce e computer”.
Felice Acierno: “In effetti, quando ci siamo posti questa domanda, alcuni anni fa, ‘Indietronic’ sembrava essere la ‘categoria’ più adatta. Forse, oggi è un po' fuori moda, ma credo che possa ancora andar bene per questo Ep”.

I vostri brani, così come i vostri testi, ‘strizzano l’occhio’ alla lingua francese: cosa vi attrae della musica transalpina?
Felice Acierno: “I grandi cantautori, sicuramente. Ma a dire il vero, se le conoscessimo, useremmo tante altre lingue. E magari ciò accadrà con i nuovi brani. L'espressività delle lingue o dei dialetti, il contesto sonoro in cui esse vengono utilizzate, le rendono degli strumenti a tutti gli effetti”.
Pasquale Napolitano: “Infatti, una grande fortuna per il nostro progetto è stata l'eccellente dimestichezza di Felice con il francese. Ciò ci consente di ampliare la ‘gamma fonetica’ e le modalità espressive. Poi, quando ci riusciamo, giochiamo a ‘decostruire’ l'immaginario della ‘chanson’ di tradizione francese a la Leo Ferré, per capirci, proprio come segno d'amore e come modo per dire delle cose”.

La ‘Raccolta’ mescola cantautorato, indie e sperimentazione elettronica: la musica si può ancora suddividere in generi, secondo voi?
Pasquale Napolitano: “Sicuramente, la suddivisione in generi non aiuta a orientarsi: parlerei più di orizzonti estetici. E il nostro è stato, sin da subito, fluttuante tra le distinte categorie”.
Felice Acierno: “Il bisogno di ‘etichettare’, di dare ordine, credo che ci sarà sempre. A differenza del passato, forse oggi per chi fa musica è molto più semplice, grazie alla tecnologia, passare da un genere all'altro. Gli ascoltatori, invece, sono sempre più abituati ad ascoltare di tutto, in un flusso interminabile di condivisioni sul web. Ascolti che, dall'idea che mi sono fatto, sono spinti principalmente da impulsi emotivi e, in effetti, le piattaforme di ‘streaming’ spesso suggeriscono ‘playlist’ basate sul ‘mood’: relax, felicità, nostalgia e via dicendo. Ecco, forse siamo nell'epoca dei generi emotivi”.

‘La chanson du Mai '94’ ha ricevuto ottime recensioni: avete una vostra canzone preferita nella ‘Raccolta’?
Pasquale Napolitano: “Effettivamente, ottime recensioni, che ci hanno riempito di gioia e che, forse, ci hanno dato la conferma di aver sentito il tempo e di averlo interpretato in una ‘chiave’ non banale. Personalmente, non ho un brano preferito, anche se una traccia come ‘Souvenir’ nasce da esperienze vissute un prima persona. Ogni nostra canzone, con la sua fragilità e il suo equilibrio precario, mi pare un piccolo miracolo”.
Felice Acierno: “A me piace molto l'atmosfera sognante di ‘Danimarca’. In generale, però, direi che siamo abbastanza legati a tutti i brani di questo Ep. Alcuni di questi li avevamo suonati ‘live’, ma mai registrati. Quando ne abbiamo riparlato, dopo anni, eravamo ancora convinti che fossero delle buone idee. Questa è stata l'occasione per fare il punto della situazione e mettere un po' d’ordine nelle memorie, dei laptop e nostre”.

Farete un tour?
Felice Acierno: “Sì, ci stiamo organizzando”.
Pasquale Napolitano: “E’ un'idea su cui stiamo lavorando. Stiamo lavorando in questi giorni per trovare il suono anche dal vivo, con l'aiuto di amici e colleghi vicini al nostro modo di fare”.

I vostri prossimi progetti?
Felice Acierno: “Nell'immediato, presentare l'Ep anche live. Contemporaneamente, stiamo già lavorando a nuovi brani. Ed è sempre entusiasmante”.
Pasquale Napolitano: “Soprattutto, canzoni nuove. E una nuova ‘relaese’, a cui stiamo lavorando con amore, che si chiamerà in modo inequivocabile: ‘5 canzoni nuove’...”.

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