Intervista al giovane ‘rapper’ milanese che con i suoi primi brani ha già conquistato il pubblico, facendosi notare soprattutto sui social: un giocoliere di parole in ‘trap’ dotato di qualità artistiche sorprendenti
C’è chi parte in sordina e chi no. E c’è chi, in un modo o nell’altro, si fa notare sin da subito. Qualcuno lo fa urlando, qualcuno no. E qualcuno ci riesce, perché ha alle spalle dei contenuti e una qualità artista non sempre così scontata. Questo, possiamo affermare, è il caso di Pelle, nome d’arte del milanese Stefano Pellegrino, che con classe è riuscito a conquistarsi, da gennaio a oggi, una buona fetta del pubblico ‘rap’ e ‘trap’, forse alla ricerca di qualcosa di meno forte, di più ‘soft’.
Stefano Pellegrino, in arte Pelle, dopo i primi riscontri di ‘23:23’, parabola di morte che diventa vita, con ‘Felice davvero’, il tuo secondo singolo, continui a raccontarci una storia: quale?
“La storia di cui parlo è una storia autobiografica d’amore tra due persone lontane. Una storia fugace, come gli attimi in cui ci sentiamo, appunto, felici davvero. L’amore come mezzo, forse unico, per poterci sentire vivi, raccontato attraverso le metafore che meglio rappresentavano questa donna e l’effetto che lei aveva su di me. Musicalmente parlando, è un brano melodico senza, credo, una generazione di appartenenza, con suoni melanconici che ti fanno pensare alla grande forza dell’amore, inevitabilmente”.
Sei indubbiamente un giocoliere di parole che riesce a scegliere e a giustapporre ritmi e assonanze con cura: da dove nasce la tua passione per le parole e perché trasformarle in musica?
“Nasce da un‘esigenza: la scrittura a scopo terapeutico. E’ l’unico modo che ho per parlare davvero con me stesso. E lo faccio da sempre. Raccolgo i pensieri giornalieri come fossero appunti di vita sulle note del telefono, che chiamo ‘Blue Note’. E mi faccio ispirare veramente da qualsiasi cosa. Poi, la vita ti mette di fronte a delle metafore: io le scrivo e basta. Ho deciso di condividere il mio modo di vedere il mondo. E il mezzo migliore per farlo era la musica”.
Soprattutto sui social hai avuto grandi apprezzamenti dal pubblico, che ti contatta ringraziandoti: perché secondo te? Quali sono i commenti più frequenti?
“Le persone mi ringraziano perché, ascoltando i brani che sono usciti fino a ora, si sentono capiti, meno soli. E questo è esattamente lo scopo della mia musica. Anche io voglio sentirmi meno solo con loro. Vorrei essere un esempio e ispirare le persone a credere sempre nei propri sogni, a trovare uno scopo”.
Qualche insulto lo hai ricevuto?
“Per ora, nessun insulto. Arriveranno sicuramente e vorrà dire che avrò avuto un impatto sulla musica italiana. Nessuno può essere amato da tutti”.
A quando i primi appuntamenti ‘live’?
“Non saprei dirvi: spero il prima possibile. Mi sento come un bambino davanti all’albero di Natale due settimane prima della vigilia. I regali sono li, ma devi aspettare quel momento per scartarli. E così farò”.
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