Dallo scorso 8 gennaio è in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo dell’artista alessandrino: un brano che ci induce a riflettere intorno a un ‘macigno concettuale’ da interpretare, innanzitutto, come evoluzione di se stessi
Francesco Taverna, in arte Tavo, è un cantautore alessandrino che figura tra gli artisti emergenti del panorama ‘indie pop’ italiano. Dopo il suo primo concerto, al Circolo ‘Ohibò’ di Milano, ha trovato presto spazio su palchi come ‘Rocket club’ (Linoleum), ‘Spaghetti Unplugged’, ‘Le Mura’, ‘Tendenze Festival’, ‘Radical Sheep Festival’, ‘Arezzo Wave’ e molti altri, ottenendo riconoscimenti per la ‘Miglior performance live’. Con il suo album d’esordio, ‘Funambolo’ (Noize Hills Records, 2018), ha già alle spalle un’importante raccolta di melodie leggere e testi ironici, che dipingono situazioni di vita dall’equilibrio instabile. Il suo nuovo Ep, dal titolo ‘Theia’ (Noize Hills Records) ha ottenuto programmazioni radiofoniche (Radio Rai 1 e 2, Isoradio e altre) e posizionamenti rilevanti in Tim Music. Il videoclip diella traccia ‘Gange’ è stato pubblicato in anteprima esclusiva per Billboard Italia. Dalo scorso aprile 2020, collabora con Levi's Italia (Live 501) e Borsalino. E' stato finalista al Premio Lunezia 2020. Dallo scorso 8 gennaio è in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme digitali con il brano ‘Rivoluzione’ (Noize Hills Records/Artist First), il suo nuovo singolo. Il video ufficiale del brano, diretto da Lorenzo Chiesa e fortemente ispirato all'universo del teatro, vede Tavo invitare l'ascoltatore a non aver paura e a buttarsi nel prendere quelle decisioni 'scomode' che, spesso, ci sembrano uno scoglio insormontabile. Durante il videoclip, la location teatrale si alterna a un paradiso naturale, simbolo della massima libertà interiore ed esteriore. Solo affrontando ciò che ci trasmette paura e che ci rende insicuri possiamo dire di sentirci veramente liberi e padroni di noi stessi. In quei pochi istanti, si sta compiendo la ‘rivoluzione’ di ognuno di noi. Abbiamo pertanto incontrato questo artista, affinché ci spiegasse meglio questa sua idea e visione della ‘Rivoluzione’.
Tavo carissimo, è in circolazione sulle radio e sule piattaforme digitali dedicate al mondo della musica il tuo nuovo singolo, intitolato 'Rivoluzione’: puoi raccontarci della nascita del singolo e quale significato profondo ha per te questo concetto?
“In questo periodo, in cui è assente il contatto umano, ho semplicemente sentito l’esigenza di ricevere un abbraccio. Ci sono momenti in cui un messaggio o i social non possono sostituire le persone che vuoi accanto. Ho scritto 'Rivoluzione’ e mi sono rifugiato nella musica, affinché la mia solitudine fosse condivisa”.
Ma cos’e per te la 'rivoluzione’ e perché hai assegnato questo titolo al tuo brano?
“In questo singolo ho attribuito alla parola 'rivoluzione’ il significato di imperturbabilità, di rigenerazione dopo la sconfitta, dopo il dolore. Rivoluzione, per me, è la capacità di tornare al punto esatto di partenza, come esseri immutabili, inossidabili”.
Cosa vuoi trasmettere attraverso la tua musica e dove nasce l’ispirazione di scrivere nuove canzoni?
“Io vedo la musica come una grande condivisione di tante cose. C’è chi dice: ‘Io scrivo solo per me stesso’. Per me non è così: quando scrivo, cerco di lasciare uno spazio nel quale l'ascoltatore possa immaginare i volti dei protagonisti della storia che racconto, o colorare i paesaggi con i colori che preferisce”.
Quali sono i tuoi ascolti e come è cominciato il tuo percorso artistico?
“Ho sempre ascoltato veramente di tutto: rock, pop, cantautorato italiano e internazionale, musica jazz al conservatorio, musica elettronica e cosi via. Non ho mai ascoltato musica a ‘compartimenti stagni’. Soprattutto, quando scrivi è importante avere il maggior numero di ingredienti, per creare una ricetta il più possibile originale. E tua”.
Parlando di attualità e dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, come stai affrontando questo periodo?
“Il settore musicale è sofferente da almeno un decennio. Ovvero, da quando ci ‘bazzico’ dentro: il Covid è stata solamente la goccia che ha tatto traboccare il vaso. I locali chiudevano già da prima. E già da prima, scegliere questo lavoro era un vero e proprio atto di fede. Non posso far altro che resistere, finché posso rimboccandomi le maniche”.
Come ti vedi fra qualche anno? E fino a dove vorresti arrivare con la tua musica?
“Sarò sincero: mi sono posto un obiettivo, come se a trent’anni ci fosse un muro da valicare - ne ho ventotto - oltre il quale spero di vedermi semplicemente sereno, facendo ciò che amo. Oggi è difficile: questo 'mestiere’ non garantisce molte tutele”.