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La band che fa “smuovere culi, animi e cactus”, ha creato un genere nuovo e si è fatta conoscere in poco tempo con un'energia esplosiva.Nessuna sorpresa per loro che la considerano “la giusta conseguenze delle nostre idee!”
Sono quattro fratelli scanzonatissimi (Frank, Louis, Al e Max Marlowe), ironici e la loro simpatica ed energia inesauribile (appena ascolti un brano non puoi fare a meno di ballarlo) si riversa sulle loro canzoni, un mix di energia pura. The Shak & Speares fanno i musicisti senza mai prendersi sul serio, sono empatici e rifuggono rigorosamente dalla banalità. Mi hanno rivelato di avere scelto il nome all'ultimo minuto: si è trattato, a loro dire, di una “presa di posizione di un gruppo di campani nei confronti della letteratura (del Bardo dell’Avon).La band che si è formata a Pompei, nel novembre 2010. Un anno dopo partecipa al “Neapolis Festival ” con Mogwai, Skunk Anansie, e Architecture In Helsinki.A gennaio 2012 il gruppo inizia a lavorare con il video-maker Michele Pesce, con il quale, gira 3 video-singoli in un anno (cliccatissimi sul canale Youtube).“Zoolander” viene addirittura lanciato in anteprima nazionale dalla rivista online “Rolling Stone”.Insomma il gruppo, definito la “band più agreste”, romantica e mai scontata dello stivale si è fatta subito notare con sonorità folk, rock, tarantella: un vero e proprio genere, ricco di contaminazioni. Dopo aver condiviso il palco con Lo Stato Sociale, Amour Fou, EPO ed altre band, la band per il secondo anno al “Neapolis Festival”, all'interno del “Giffoni Film Festival”. Nell'estate 2012 partecipa al “Sisley Indipendent Tour” e a “Metti una sera… al Trianon” , festa di compleanno di “Web Radio Rai”.Il videoclip del secondo singolo, “Stay Foolish Stay Groupie”, viene presentato in esclusiva su Rockit.it. Il terzo singolo, “Gipsies on the cars”, apre la compilation di dicembre di Rockit.it. Una continua ascesa, dunque, che culmina in questo inizio di 2013 (21 gennaio) con l'uscita del cd "Gagster", pubblicato dalle etichette FreakHouse/HappyMopy/Fullheads e distribuito da Audioglobe/Belive Digital (registrato al “Mono Studio” di Milano, missato da Ercole Longobardi e masterizzato da Francesco Fontanella). Sulla pagina Facebook degli Shak & Speares si legge “C’è la famiglia Marlowe a spasso con una carovana, la carovana di un circo. Non ha destinazione ma sa a chi è diretta, sa che questo viaggio nasce per smuovere. Culi, animi e cactus. Quando il circo arriva in città, nessuno vuol sapere da dove venga, ma tutti vogliono vedere gli equilibri sul filo, gli squilibri sulla rena, sentire l’urlo dopo il silenzio. Dentro. Ma noi sappiamo da dove proviene. Il circo della famiglia Marlowe è partito dal villaggio naif degli El-Ghor, attraversando i binari delle stazioni elettroniche Muhe in una condizione danzante che ha spinto ancora altrove… si lascia tutto alle spalle, con un sorriso sulle cui rughe si leva la follia che smuove. Culi, animi e cactus”. Una storia piuttosto originale, insomma. Come i suoi protagonisti, come ci racconta in questa intervista Max Marlowe.
Max, da chi è nata l'idea del nome del gruppo e come? “Da tutti noi, insieme, un minuto dopo aver saputo di dover suonare in pubblico la prima volta, pressati dal grafico e dai promoter che avrebbero dovuto piazzarci sulla locandina entro la mattinata, ci siamo detti: “Come si chiamerebbe Shakespeare se fosse costretto a “punkrockfolkeggiare” sui palcoscenici (speriamo) di mezza Italia?” La risposta è stata The Shak and Speares. Quindi più che idea di nome di gruppo italiano che canta in inglese si è trattato di una presa di posizione di un gruppo di campani nei confronti della letteratura (del Bardo dell’Avon)”.
Siete stati definiti 'dissacranti e ironici', 'la band più agreste dello stivale', 'folk'. Avete dichiarato che non amate rispecchiarvi in un genere, che amate comunicare sul palco e che la definizione 'punk-agreste' vi piace. Vi rendete conto che avete creato un nuovo genere? “Questa è la cosa più bella per noi! Il fatto di aver creato un genere, un modo “unico” di fare e comunicare la propria musica, è un obiettivo di quelli che all’inizio metti in un angolo. Ci siamo detti: “Cominciamo a suonare e creiamo un genere musicale tutto nostro”. Nel mentre vai avanti, suoni cose così. Beh, visto che abbiamo già creato il genere musicale, adesso possiamo passare al secondo obiettivo, quello che ti metti in testa appena finisci di suonare un bel pezzo punk agreste, confrontarsi con la gente, con lo stivale, anche con il rischio di beccarsi una pedata”.
Come vi siete sentiti quando avete saputo di dovervi esibire al “Neapolis Festival 2011” con star del calibro di Skunk Anansie e Mogwai? “Emozioni miste! Ma andiamo per ordine! Lo abbiamo saputo alla fine del contest che ci ha permesso di vincere il 'main stage', non eravamo vicini, né lontani, ognuno per i cavoli suoi. Quello che possiamo dire è che ci sono state emozioni diverse, anzi: miste come ho già detto! Frank è rimasto apparentemente calmo; Louis ha fatto una delle facce solite che io personalmente fraintendo sempre (quindi per un minuto pensavo avessimo perso); io ho acceso qualcosa e Al, fra di noi quello più razionale, ha chiesto a Giulio di Donna cosa ne pensasse Skin della nostra presenza al Festival. Lo ha fatto tramite messaggio privato su FB!!”
Cosa vi piace ascoltare e quali sono stati i vostri riferimenti artistici? “Fatta al gruppo, questa domanda è un fattaccio! Diciamo che in cameretta c’è un gran casino quando la mattina ci prepariamo per andare a scuola! Louis è quello più vorace e da quando suoniamo assiduamente si è preoccupato di togliere le pile dalle nostre radioline. Così, quando siamo insieme, ci fa sentire quello che ha scovato. Tutto il nuovo che circola e tutto il vecchio che secondo lui è circolato male. Poi però, quando i fratellini si separano, le pile sono sempre sul tavolinetto a destra, e ognuno sente quello che vuole. I riferimenti artistici sono un casino: ormai, ai nostri occhi, sono tutti artisti tranne uno. Chissà, forse un giorno Louis lo scova e ce lo fa sentire!!!”.
Siete di Pompei, potremmo dire che l'energia che emana il Vesuvio si rispecchia nelle vostre canzoni che fanno “smuovere culi, animi e cactus” e fanno tanto ballare. Cosa pensate voi della scena partenopea musicale attuale? “Per una questione scaramantica preferiamo dire che è la nostra energia a trattenere quella del Vesuvio. E da qui, il dilemma Skakkeriano: “Ma se me ne vado, scoppia?”. Della scena partenopea attuale, a parte i grandi cantautori e i maestri di musica diciamo bene, perché i ragazzi suonano e bene, perché ci sono tante idee diverse e contaminazioni a questo punto essenziali. Bene perché, nonostante la crisi c’è voglia. Però diciamo anche male perché è arrivato il momento di trasferire/permutare questo enorme blocco di idee musicali con nuove opportunità. Che siano palcoscenici, grandi viaggi musicali (che è meglio chiamare ancora tour), o carovane allegre poco importa: l'essenziale è che i musicisti abbiano a che fare con la gente, con il popolo”.
Come definite il vostro primo cd 'Gagster'? “Anche qui, emozioni diverse: Frank dice “scorretto”; Louis dice che per questioni di marketing è meglio che il prossimo sia meno bello della grafica che lo sosterrà; Io ho spento qualcosa; e Al, quello che alla fine trova sempre una soluzione, si è meravigliato del fatto che la creatura appena uscita non avesse già un’opinione di se. E da qui, la sintesi, la definizione che più ci piace per il nostro “Gagster”: la giusta conseguenze delle nostre idee!”
I prossimi progetti? “Confezionare il nostro spettacolo come si fa con i regalini da 1 euro; congelare immediatamente un nuovo ciclo di idee; comprare il nostro disco, ma giusto per dare un senso alle due C precedenti!”.
Ci sarà un tour? “Se ne parla e speriamo che sia lungo, lontano e lucroso. Ci rimettiamo alla volontà di tutti gli uomini coraggiosi che hanno gli occhi aperti e rivolti alla scena indipendente”.
Il video: THE SHAK & SPEARES - ZOOLANDER
Gagster
Tracklist: 01. ...A Woodchuck Chuc 02. Stay Foolish, Stay Groupie 03. Gypsies On The Cars 04. Zoolander 05. Bedrooms 06. Tangosh 07. How Much Is Love 08. Night