Un estratto post moderno e provocatorio di esistenze marginalizzate ridotte al disagio e all’assurdo: un piccolo spaccato di vite prigioniere di logiche ribaltate
Al centro di ‘Effetto Werther’, presentato al Nops Festival dalla compagnia teatrale ‘Dietro la maschera’, c'è l'esplorazione dell'universo alienante che, purtroppo, in contesti tristemente attuali, conduce i giovani a ritrovarsi, per disagi economici e difficoltà varie, costretti in monolocali che poco hanno di quel calore abitativo di cui ogni essere vivente avrebbe bisogno. All’interno di un ‘confino’ dove regna uno struggente contrasto di bianco e nero, ben acuito dallo stridente rimbalzo della fredda luce al neon, due ragazzi condannati alla mancata serenità s’incontrano e confrontano in un dialogo tagliente e sarcastico in un alternarsi ritmico di battute al ‘vetriolo’, che non mancano di coinvolgere gli spettatori. Lo spettacolo procede, fino al tragico epilogo, con un ritmo serrato, molto giocato sugli effetti ‘buio-luce’. Identico contrasto si rispecchia nei tre personaggi in scena, interpretati da Marcello Gravina, Giulia Navarra e Gianluca Ariemma, che ha firmato anche la regia. Il rapporto tra la giovane inquilina e il nuovo coetaneo subentrante, si sviluppa in un allestimento scenografico che cala subito lo spettatore in una dimensione ‘modern dark’ di uno spazio che potrebbe essere ultra-cittadino come sub-periferico, perché le sensazioni di disincanto sono percepibili a ogni latitudine. Lo sconforto permea tutto fino all'estremo, nel vano tentativo di un contatto umano: resta solo l'unica desolante soluzione, quella della più drastica dipartita della giovane. Entra così in scena il terzo attore, che incarna, con modi non convenzionali, tanto il vicino di casa quanto un esponente della forza pubblica. Ecco che il confronto si fa ancora più difficile: il ragazzo, occultando il corpo senza vita della giovane, sembra incapace di trovare una via di fuga e si amplifica l'isolamento, l'incomunicabilità, il dramma del ‘loculo’, del ‘buco nero’, del metallico neon che irrompe solo per confinare e delimitare l'individuo, per chiuderne le possibilità espressive e di riscatto, per comprimerne la personalità. E allora, come all'inizio, quando tra i due protagonisti in scena si era stabilita la legge amara di un passaggio di testimone obbligato, ora la piéce sembra dirci: "Avanti il prossimo". E ci si tira fuori nell'unico modo possibile, perché salvarsi può anche voler dire avere il coraggio di lasciare una ‘non-vita’. Provocatorio.
LE FOTO UTILIZZATE NEL PRESENTE SERVIZIO SONO DI: FRANCESCA ZOTTI (IN ALTO A DESTRA) E DI LUCA d'AGOSTINO /PHOCUS AGENCY (QUI SOPRA)
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