Ancora i ragazzi di Nogu Teatro in un lavoro che è una sorta di ‘Parenti serpenti’ attualizzato e modernizzato: una prova di livello finalizzata a stigmatizzare la sterilità morale raggiunta dalla società, in particolar modo all’interno dei nostri nuclei familiari
Un copione interessante, questo di Margherita Ortolani, che ha dato modo ai ragazzi di Nogu Teatro di affilare il proprio ‘bisturi’ nei confronti della famiglia, pietra angolare della nostra società. Dopo la morte della mamma, emergono tutta una serie di verità all’interno di un nucleo di persone che si pone unicamente il problema di ripartirsi l’eredità. La logica è quella di un ribaltamento continuo, che scoperchia tutte le bugie e le invidie personali. Una famiglia chiusa in se stessa, contro il mondo che cambia. E che non trova altra fonte di reddito se non quella di appropiarsi del patrimonio familiare, accumulato da altri, attraverso anni di sacrificio e di duro lavoro. Due fratelli-vampiri appostati come avvoltoi attendono di entrare in possesso del patrimonio di ‘mammina’, ma un testamento a sorpresa nomina erede universale un cugino, che immediatamente diviene oggetto di un interesse quantomai egoistico da parte di tutti gli altri membri della famiglia. I ribaltamenti tra vittima e carnefici sono continui. E incuriosisce come questo 'estratto' possa essere sviluppato in futuro, appartenendo pienamente a quei testi che scavano nella nostra realtà sociale, al fine di fotografarne spietatamente la crisi. Una cosa seria.
NELLA FOTO: ILARIA MANOCCHIO E VALERIO RIONDINO
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