Un testo di Fabio Pisano, diretto da Aleksandros Memetaj, che analizza lo scontro tra realtà e verità, tra apparenza e sostanza, tra il mondo reale e informazione social, spesso vacua e parziale
Ancora Agnese Lorenzini, questa volta in vesti ben più seducenti, che irretisce un giornalista, interpretato da Valerio Riondino, il quale sta indagando su una strana storia di sequestri che sembrerebbe aver causato la scomparsa di 4 suoi colleghi. La ragazza ha pulito il suo appartamento, mentre il giornalsta era al telefono, intento a cercare informazioni consultando alcune ‘fonti’. Il cronista vorrebe uscire di casa, poiché forse ha individuato una ‘pista’, ma la ragazza lo blocca: ha appena finito di ‘dare lo straccio’ e non intende ripassare la stanza. E’ un’ottima occasione per fare due chiacchiere, ma il tono della conversazione diviene sempre più ambiguo. Alla fine, il gironalista è talmente sul ‘pezzo’ da essere lui, questa volta, a risultare sequestrato da una psicopatica che odia a morte il mondo dell’informazione, colpevole di manipolare le notizie a seconda delle situazioni, disinformando i lettori. La lettura è quella di un ambiente, il giornalismo, che ha dimenticato i suoi princìpi originari di ‘potere di controllo’ e si è trasfomato in una corsa forsennata e autoreferenziale, in cui la spettacolarizzazione delle notizie ha preso il sopravvento. La tematica di fondo è buona, proponendo un effetto di cortocircuito tra realtà oggettiva dei fatti e le molteplici forme di verità apparente. E, alla fine, si rischia di fare il tifo per il ‘mostro’. Un lavoro indubbiamente attuale.
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