La chirurgia estetica, nel mondo odierno è un fatto condiviso, spesso taciuto e nascosto, ma nella maggioranza dei casi evidente. Gli interventi estetici appartengono a due categorie: ringiovanimento e chirurgia estetico-ricostruttiva, per correggere i difetti e migliorare i punti di forza.
Il fenomeno del self- branding, termine coniato negli Stati Uniti per identificare la volontà delle persone (soprattutto adolescenti) di ritoccare il proprio corpo marchiandolo (to brand), cambiandolo, o trasformandolo a proprio piacimento per renderlo espressione del proprio status sociale, divampa nell’era del consumismo mediatico. Non ci si accontenta di essere come madre natura ci ha fatti. Anzi, ci si trasforma per assomigliare sempre di più a qualcosa di ‘perfetto’, dove la perfezione corrisponde a quel genere di bellezza non più classica delle opere del Canova, ma ‘patinata’ delle star tv o del cinema. Non basta più, dunque, essere alla moda dotandosi di una semplice borsa di valore o vestirsi con marchi famosi. Per essere nel mondo dell’apparire, serve un restyling generale, un rimodellamento completo, un marchio non semplicemente esterno, imposto dalle mode, ma permanente, che cambi i connotati e ci accomuni a una tipologia estetica ‘vip’. Occhi ammiccanti, labbra carnose, zigomi alti e due tette astronomiche da far girar la testa a un cieco. Le statistiche parlano chiaro: l'intervento più richiesto è l’aumento del seno (mastoplastica additiva). Cambiano le mode, ma le ‘maggiorate’ rimangono un’icona femminile da imitare.
Secondo l’Eurispes, il 20% di chi si rivolge al chirurgo estetico, in Italia,
è un adolescente. Inoltre, negli hanno scorsi è stato approvato disegno di legge che istituisce il ‘Registro delle protesi mammarie’ e vietato l’impianto alle minori di 18 anni. Tutto ciò non ha cambiato la drammaticità della situazione: molte giovani attendono l’arrivo del loro diciottesimo compleanno per recarsi dal chirurgo estetico prima di iscriversi a scuola-guida per prendere la patente, mentre molte altre attendono il loro naso alla francese sotto l’albero di Natale al posto del vecchio motorino. 10 mila sono stati gli under 18, solo in Italia, che nel 2008 hanno chiesto un ‘ritocco’ come regalo ai genitori; 85.500 gli interventi di chirurgia plastica fatti su pazienti tra i 18 e i 25 anni, sempre nel 2008. Una tendenza che, come segnalato da psicologi e sociologi di tutto il mondo contribuisce a rendere il bisturi un vero e proprio bene di consumo, facendo dimenticare che chi sceglie di rifarsi una parte del corpo si sottopone a un intervento chirurgico il quale comporta pericoli ed è definitivo. O addirittura irreversibile, come nel caso, per esempio, della rinoplastica. Sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica prima che lo sviluppo sia terminato può compromettere il processo di formazione del carattere e di accettazione dell’Io, oltre a comportare il rischio di innescare una pericolosa reazione a catena per la quale, una volta corretto il primo insopportabile difetto, ci si mette alla ricerca di un altro e subentra il desiderio di fare lo stesso: debellarlo chirurgicamente. I mass-media attenti alle esigenze pubblicitarie e del mercato evidenziano con estrema enfasi le notizie riguardanti gli interventi estetici a cui si sottopongono di continuo le star televisive o le celebrità hollywoodiane. Programmi come ‘Extreme Make Over’, dove l’intervento di chirurgia estetica è spettacolarizzato all’ennesima potenza, diventando un’ancora di salvezza per le ‘bruttine’ e i ‘bruttini’ di turno, contribuiscono a inculcare nelle menti delle persone più deboli e dei giovani la convinzione che la chirurgia estetica sia l’unico e un semplice mezzo per ottenere tutto quello che si è sempre voluto essere. Ma si tratta di un’identità effimera, basata su canoni estetici inoculati da falsi ideali e dalle regole del mercato. Solamente l’accettazione dei propri difetti, sinonimo di maturità, costituisce la via, per quanto difficile, verso una felicità duratura e non ‘artificiale’.
Ritocchi da star
Silvio Berlusconi è stato uno dei primi uomini illustri ad ammettere pubblicamente di essere ricorso al ‘lifting’ per cancellare i segni del tempo dal suo viso. La bellezza, diritto di tutti, in certi casi diventa un dovere. Ma nel mondo dei ‘vips’, non tutti, ma quasi, hanno ricorso al ‘ritocchino’. Anche se il segreto professionale non permette ai medici di svelare i nomi di pazienti, gli improvvisi miglioramenti e gli exploit di generose forme parlano da soli. Facendo un giro sul sito goodpasticsurgery.com si scopre che la meravigliosa Gisele Bundchen, regina incondizionata di tutte le passerelle e top model più ricca del mondo, ha ritoccato il suo ‘nasino’ per renderlo più affusolato e meno a ‘patatina’. Anche la nostrana Monica Bellucci, francese di adozione dopo aver sposato Vincent Cassel, si è fatta gonfiare di un tantino le famose labbra per essere ancor più sensuale. La chirurgia può far mir acoli anche laddove, tutto sommato, la natura ha fatto di gran lunga la sua parte. Angelina Jolie, una delle donne più belle del mondo, ad esempio, all’inizio della sua carriera mostrava un nasino non certo così perfetto come quello odierno, ma largo e ‘a patata’, le ciglia unite e gli zigomi meno evidenti. Ma tantissimi sono gli esempi eccellenti: Madonna, Nicole Kidman, Candice Bergen. Una lista che potremmo allungare di molto, che supererebbe di gran lunga quella delle star che negli ultimi anni si sono dichiarate contrarie a qualsiasi tipo di ritocco. Ma gli interventi estetici non riescono sempre ‘con il buco’. Che dire di Nina Moric, una delle donne piùbelle del mondo prima, ora bomboletta di plastica dal viso irriconoscibile e gli zigomi ‘gommosi’ dopo l’ultimo rovinoso intervento?