La mediocrità è contenta di vedere Icaro cadere per aver volato troppo in alto, Michael Jackson processato, Marlon Brando ingrassato, Nicholas Cage con problemi economici, Kevin Spacey accusato di molestie e Chiara Ferragni nei guai: è la parabola narcisistica dello spettatore
Il popolo vuole avere il potere di erigere il suo dio. E dopo averlo glorificato, osannato e idolatrato, desidera tagliargli la testa. È un modello che ricorre di frequente nell'epica e nella tragedia greca: un paradigma di religioni, fiaba e mito. A questo andamento 'gaussiano' non possono essere immuni neanche le plastiche icone contemporanee, che certamente non hanno la stessa forza capace di echeggiare nei secoli, ma il loro effimero presente è, comunque, oggetto della stessa spietata attenzione e destino. Il Dio cristiano muore per assumere i peccati dell'umanità; Odino arriva a impiccarsi; Dioniso viene ucciso e fatto a pezzi dai Titani; Il dio Osiride perde la vita per mano del malvagio fratello Seth. Anche Nietzsche, in 'Così parlò Zarathustra' e ne 'La gaia scienza' parla della “morte di dio” come eliminazione di una legge sovrumana. Tutto questo è solo una premessa relativa a ciò che può essere indicato come un archetipo, una necessità: la soddisfazione della sete di vendetta che rassicura il germe dell’invidia. Pensiamo ai processi mediatici fatti ai personaggi noti, prim'ancora di quelli giuridici: la massa scende con il forcone, dice la sua pur non avendo alcun titolo per affermare ciò di cui parla. Un fenomeno tristemente esasperato dall’avvento dei social, che hanno reso il processo della comunicazione orizzontale, diretto. È la parabola narcisistica dello spettatore: c’è una prima fase adulatoria, mitizzante, che proclama il suo eroe; la seconda fase è quella del riconoscimento: il personaggio noto diviene così famigliare al punto da essere considerato alla stessa stregua. Ed è qui che si cela il pericolo di individuare una 'macchia', l’errore che non può essere perdonato, che rassicura la terribile consapevolezza di essere destinati alla decomposizione proprio per quella sezione della coscienza marcia e bieca che appartiene all’essere umano. La mediocrità è contenta di vedere Icaro cadere per aver volato troppo in alto: Michael Jackson processato; Marlon Brando ingrassato; Nicholas Cage con problemi economici al punto da esser scambiato per un senzatetto; Kevin Spacey accusato di molestie; Chiara Ferragni nei guai. Tutti questi casi (per citarne alcuni) sembrano dire: “Non preoccupatevi, siamo come voi”. Oppure: “Non siete dei falliti, alla fine voi siete migliori di noi”. Il mito, del resto, sopravvive solo morendo giovane: pensiamo ad Achille, Marilyn Monroe, Jim Morrison, Fausto Coppi, Lady Diana. Ma anche per questo fenomeno erano altri tempi. Adesso è tutto estremamente veloce, divorante, cacofonico: muori, se ne parlerà per un po’, ma domani è già un altro giorno.