Avevi 44 anni quando sei uscito dalla mia vita. Negli ultimi tempi, avevo pienamente percepito il soffio della morte che stava arrivando: ti spiava di soppiatto, chiedendomi di stare calmo. Oggi, ti raggiungo e ti supero, continuando a portare nell’anima il fardello che mi hai lasciato e che nessuno può giudicare veramente. Sei il lato oscuro della mia vita, l’asso nascosto nella mia manica. A volte, mi pare di riconoscerti: la stessa violenta energia, la medesima malvagia ostinazione. Forse, si tratta solamente di uno di quei demoni che ti soggiogarono, uno spirito malvagio che mi inganna spacciandosi per te, che pretenderebbe la mia anima dopo essersi già preso la tua nel bel mezzo di un conflitto tra strane forze che mi obbligano a vivere camminando sopra al ciglio di un muro. Tutto questo mi chiedo da tempo, segnandomi notizie su notizie, ricollegando sensazioni ed emozioni, pensieri e preghiere, nel tentativo di comprendere il mio destino. Sono stato talmente immerso nel dolore da non riuscire a vedere per lungo tempo come fossi perseguitato da una sorta di Mefistofele. Eppure, avrei dovuto riconoscerlo, dato che riesce persino a non farmi invecchiare, nonostante non mi abbia imposto alcun contratto da firmare col sangue. Vivo combattendo un essere di formidabile potenza. Ma Dio non può essere lontano da questa mia guerra personale. Con te o contro di te.