La differenza di approccio di quello che fu il giovane protagonista del ‘Cuore’ di Luigi Comencini, rispetto all’attuale scadente classe dirigente italiana, lascia intravedere ciò che la nostra politica dovrebbe cessare di essere e quel che, tecnicamente, potrebbe diventare: un ambiente capace di selezionare le persone basandosi sulla loro competenza, abbandonando ogni paternalismo demagogico
All'Italia serve "un governo istituzionale, aperto alla partecipazione di tutti i Partiti, non composto da figure indicate dei Partiti e con obiettivi che siano condivisi: il rispetto degli obblighi internazionali e che anche metta mano alla legge elettorale". Queste le parole del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ospite a ‘in 1/2h più’. In ogni suo intervento, parlato o scritto, si nota Il pragmatismo di un uomo che, prima di entrare in politica, era soprattutto un manager d’industria, nonostante qualcuno lo consideri “figlio dei salotti buoni” con l’acrimonia di chi a tali salotti non appartiene e vede dunque in questa 'estrazione' l’unico motivo di elezione al ‘soglio’ della 'stanza dei bottoni' - cosa che, a onore del vero, in questa nostra Italia è prassi diffusa – l’ex protagonista del ‘Cuore’ di Luigi Comencini. La nostra speranza, quando ci si imbatte in figure simili, è che la politica non vada ad erodere ciò che di meritevole, realista e intellettualmente necessario c’è in queste eprsone. La nostra politica nazionale ha fallito la propria missione. E le nostre recenti traversie ‘pre’ e ‘post elettorali’ non hanno fatto altro che palesare questa evidenza. L’unica rinascita possibile è una responsabilizzazione del nostro ceto politico, che dev’essere valutato sui risultati, senza scuse di sorta. Come avviene in qualsiasi valutazione seria e in tutti gli altri ambiti dell’umano agire. Continuare a ritenere la politica esente da tale tipo di esami è una vergogna antropologica e culturale che, a nostro parere, deve cessare: è finito il tempo del sovrano/governante ‘legibus solutus’, che altri risultati non ottiene se non condurci nella ‘palude’ in cui oggi annaspiamo, con una classe politica scadente, che anziché fare ammenda dei propri errori continua a cercare la ‘pagliuzza’ negli occhi degli avversari. Il ministro Calenda appare persona di caratura tale da interloquire senza timore in questioni delicate, che riguardano il mondo del lavoro e con la competenza di chi sa di cosa parla. E lo afferma a prescindere dalle contingenze. Che questo accada, rinfranca. Che continui ad accadere e divenga prassi diffusa, è il nostro auspicio.
NELLA FOTO: CARLO CALENDA
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