Ci sono tanti modi per raccontare la politica ai cittadini, di stenderne i resoconti, di riprodurne gli interventi, di creare il ‘teatro dei burattini’. Ma la nostalgia per la gente povera e vera che si batteva per abbattere il ‘padrone’ senza voler diventare come quel padrone era tutt’altra politica, perché nessuno l’aveva colonizzata, nessuno pretendeva di imporle un menù interamente basato su dei ‘minestroni’ tanto indistinti quanto indigeribili, in cui diventa impossibile capire, di ogni singolo esponente politico, la reale matrice culturale di provenienza. Ed è per questo motivo che bisognerebbe cominciare a dire agli italiani che la colpa dell’attuale profondissima crisi di sistema non è solo della politica, ma anche dell’informazione, della magistratura, del sistema educativo e scolastico, di una cultura massificata che tende a forgiare non una classe dirigente, bensì dei ‘gladiatori’. Non siamo noi italiani a esser scesi all’inferno, bensì è l’inferno che è salito verso di noi. Perché il vero errore di fondo è stato quello di una politica, di una scuola, di una televisione, di un intero sistema dell’informazione uniformati a un conservatorismo dissimulatorio interamente basato sull’idea di possedere e di distruggere, che non riesce e non vuole costruire alcunché.