I fatti di questi ultimi mesi, gli sviluppi politici e le campagne mediatiche scatenate contro l’attuale presidente della Camera hanno solamente ottenuto lo scopo di evidenziare alcune caratteristiche che contraddistinguono da sempre il peggior ‘berlusconismo gregario’, un’impostazione che non si richiama affatto ai Croce, agli Einaudi o ai De Gasperi, bensì a Giovannino Guareschi, cantore di un’arcadia totalmente ‘apolitica’, a Guglielmo Giannini, inventore di un qualunquismo vociferante e plebeo, a Leo Longanesi, uno pseudoliberale mai dimentico di aver vissuto i suoi anni ‘ruggenti’ proprio durante il fascismo. L’individuo-folla rilanciato dal ‘berlusconismo’ per mezzo della persuasione mediatica non è altro che un vecchio ‘detrito culturale’ del cosiddetto ‘soggetto atomico privato’ degli Horkheimer e dei Rosenberg. E la libertà reclamata a gran voce è solo quella delle mere comodità corporali, dell’avversione verso il fisco o le leggi in generale, di un’insofferenza verso ogni forma di correttezza comportamentale e sociale, in breve dell’autogiustificazione di ogni estemporanea ‘mimetizzazione’ dietro alle bandiere del più vuoto propagandismo conservatore. A furia di criticare tutto e tutti in nome di un fideismo anarcoide, inclemente e demolitore ma che, in realtà, è solamente ‘crapulone’ e ‘casareccio’, i gregari del ‘berlusconismo becero’ hanno da tempo smarrito ogni contatto con la realtà politica di questo Paese, delineandosi come un ‘magma’ umano in cui continua ad attecchire, pericolosamente, la diffidenza verso tutto ciò che è spontaneo e disinteressato, dedito a un sano principio di impegno civile o di volontariato sociale. In sostanza: qualsiasi mezzo è buono pur di difendere e sostenere anche l’insostenibile. Senza mai rinunciare al vezzo, tutto autoreferenziale e narcisista, di deridere le idee sgradite, ciò che riesce veramente difficile a questo strano mondo di ‘reazionari in doppio petto’ o, se va bene, di ‘libertini inviperiti’, è di riuscire a smettere di spacciare come ‘nuovo conformismo’ la propria storica ritrosia ad accettare le scomode procedure della democrazia rappresentativa e parlamentare. Sin dal 1993 – ’94, la vera bussola di orientamento ideologico di Forza Italia prima e del Pdl poi è stato unicamente un aziendalismo padronale e piccolo-borghese immune da ogni forma di antifascismo, come se il ventennio ‘mussoliniano’ avesse semplicemente rappresentato una parentesi sotto sotto assai gradita e non una ‘iattura culturale’ che ha finito con l’annientare ogni genere di radicamento sociale di una sana mentalità e identità nazionale. La loro organicità di vedute è ricavabile solo ‘a segmenti’, ovvero tramite continue - se non infinite - selezioni tra ciò che è volgarmente retrivo o gerarchicamente ‘immobilista’ e quel poco che potrebbe rappresentare un vago senso di ‘azionismo concreto’. Insomma, siamo di fronte a un qualunquismo che non solo non tollera le idee altrui, ma non sopporta più neanche le proprie, poiché non rappresenta nient’altro che la giustificazione di ogni duplicità, l’alibi di uno stucchevole ‘spirito gregario’ verso chi appare politicamente o economicamente vincente, rivelando, alla fin fine, un gusto tutto demenziale per i ‘ghiribizzi’ rispetto al ‘sudore dell’intelletto’, una libertà di pensiero disancorata da ogni genere di categorizzazione culturale, un’indisciplina sociale ‘screanzata’ che assimila le ‘fandonie’ del passato con le ‘frottole’ del presente, una corrività alle volte addirittura scurrile spacciata, con autentica ‘faccia di tolla’, in quanto forma di ‘ironia british’.